tag:blogger.com,1999:blog-44805523811459284612024-03-05T18:17:39.480+01:00dalombDalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.comBlogger900125tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-83048576142911408192015-09-25T14:34:00.002+02:002015-09-25T14:35:05.115+02:00Memerang.wordpress.comDopo tanti anni, cambio piattaforma passando a wordpress. I miei nuovi post si troveranno a questo indirizzo: <a href="https://memerang.wordpress.com/">https://memerang.wordpress.com/</a><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIYL2eXkOlUssuA4SVUDAO7DqBBQ9KVibqmKFa3N4_PkaNKbe-8A1BAENMmm891XAC_4vPDN-yWRCbC9hVtuVorlVKPzOEYo4vhCSkxyGM3yIEoWa44Ie0BVTu5MwjTkoymVB4C6lwDoDd/s1600/memerang.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIYL2eXkOlUssuA4SVUDAO7DqBBQ9KVibqmKFa3N4_PkaNKbe-8A1BAENMmm891XAC_4vPDN-yWRCbC9hVtuVorlVKPzOEYo4vhCSkxyGM3yIEoWa44Ie0BVTu5MwjTkoymVB4C6lwDoDd/s400/memerang.JPG" width="400" /></a></div>
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[<i>memerang </i>in malese vuol dire castoro, animale che mi è sempre piaciuto]Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-75523985796070659682015-09-18T16:45:00.000+02:002015-09-18T16:52:58.789+02:00Ritratto apocrifo di signora - Converso 02<h2>
Quasi due terzi degli emiliano-romagnoli abitano, vivono, lavorano, mangiano e dormono nell'area segnata dai 262 chilometri della via Emilia. “Tanto servì e tanto seppe questa strada, che la gente chiamò infine la regione dalla strada, non la strada dalla regione” ha scritto il bolognese Riccardo Bacchelli. La via Emilia <em>è</em> l’Emilia. Una regione unica - “il nord del sud e il sud del nord”- che da sempre ha fatto da collante all'Italia intera. Grazie a una raccolta di <a href="http://www.conversomag.com/alla-scoperta-della-via-emilia-attraverso-i-suoi-bar/" target="_blank">crowdfunding</a>, grazie all'aiuto di due “esperti” incaricati di far tappa nei bar lungo la strada per stabilire quale siano #imiglioribardellaviaemilia, abbiamo ripercorso l'antica strada consolare romana da Piacenza a Rimini. Un viaggio picaresco per scoprire cosa ne è oggi, dopo 2200 anni, di una delle strade definite di recente da un quotidiano inglese (a dire il vero, più esperto di tette che di viabilità) “una delle venti più interessanti al mondo”. Un reportage che ben presto si è trasformato in un tour sentimentale, in qualche modo iniziato oltre trent'anni fa, <em>di traverso</em> all'Emilia - in definitiva una gran signora - e la sua via.</h2>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhb-iVkdqJDX-JEHdfbe1fZF0eVUyuXLJI7ereeF3PmYg2EB6prTM6mPiGouge_KcmCQCNyDTEyuLwYQuF826syeexdu53adaMpA_w1S00RDLYwVtanHCDhWw_gyGblcB3dEafW3RRnf8V7/s1600/cartina_via_emilia_2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="236" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhb-iVkdqJDX-JEHdfbe1fZF0eVUyuXLJI7ereeF3PmYg2EB6prTM6mPiGouge_KcmCQCNyDTEyuLwYQuF826syeexdu53adaMpA_w1S00RDLYwVtanHCDhWw_gyGblcB3dEafW3RRnf8V7/s400/cartina_via_emilia_2.jpg" width="400" /></a></div>
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<b> FOTO di Antonio Tomeo / Emilia Ritrovata</b><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnzNjNFZ22uSHlUol2fmyzj2y4oF78XuPosHkOigPn4bRWHmvS0FwMmbqdzMwUbUOnf82wZheJY5mDyvAIp-Mmhc7urJlDPWM9OjyclwTv-pdRi3qzn29nLOW9IktQtmhcf818vfYMoPy3/s1600/emilia_ritrovata.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnzNjNFZ22uSHlUol2fmyzj2y4oF78XuPosHkOigPn4bRWHmvS0FwMmbqdzMwUbUOnf82wZheJY5mDyvAIp-Mmhc7urJlDPWM9OjyclwTv-pdRi3qzn29nLOW9IktQtmhcf818vfYMoPy3/s400/emilia_ritrovata.jpg" width="400" /></a></div>
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<i>Dopo oltre duemila anni in cui è stata un’arteria pulsante di storie, persone, vite e leggende, oggi la via Emilia non è altro che un “non luogo” attraversato quotidianamente da anonimi automobilisti interessati esclusivamente a percorrere nel più breve tempo possibile la tratta da un paese all’altro? Sì e no. Il reportage fotografico di Antonio Tomeo. <a href="http://www.conversomag.com/emilia-ritrovata/" title="foto"><b>VAI ALLA GALLERY</b></a></i>
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<strong>Un ricordo personale a mo' di aperitivo: la mia prima Emilia, la Ducati (che si fa a Bologna) e i possibili usi alternativi di un quotidiano</strong><br />
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Il mio primo contatto importante con la via Emilia risale a 35 anni fa. Giugno 1980: neanche il tempo che la scuola chiudesse i battenti e già eravamo pronti alla partenza su due vecchie Ducati passate di mano un'infinità di volte. Destinazione Cesena. “Dove – ci aveva assicurato un amico che la sapeva lunga - da giugno a settembre assumono tanta di quella gente per raccogliere mele che non farete neanche in tempo ad arrivare in Emilia (a parte Rimini, per chi non abita da queste parti, tutta la Romagna è Emilia) che vi trovate già con una cassetta in mano a tirar giù frutta”. Entusiasmo alle stelle per un viaggio già leggendario prima ancora di compierlo e, insieme, la possibilità di guadagnar quattro palanche. Una micro orda barbarica di quattro ragazzotti dalla profonda provincia veneta in sella a due Ducati Scrambler. Insieme alla Harley la moto sessantottina per eccellenza, bellissima e fragile.
Infatti poco dopo Bologna, alla Scrambler di Curio, sulla quale viaggiavo come passeggero, parte la biella. Giusto il tempo di uscire dall’autostrada e infilarsi sulla via Emilia dove, miracolo! sul ciglio della carreggiata troviamo una corda di tapparella. Ci attacchiamo a rimorchio degli altri due, Panetta ed Enzo, per arrivare fino a Cesena. Con quel pazzo di Panetta che in certi tratti tira anche fino a 90. Magari in sorpasso. E neanche il casco a proteggerci in caso di incidente. Ce l’avevamo a dire il vero ma, non essendo obbligatorio, non poteva assolutamente reggere il confronto con la bandana tipo gli easy rider Peter Fonda e Dennis Hopper. Così, ancora non so quale santo devo ringraziare se oggi sono qui a raccontarla, la via Emilia.<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM6dGqEsR9lieQntevAtyHkgnq3jCGbqKqQlOOTkRITb4faMya8vuSgUha3Vd4GW2fPYAL2E3wTlq3Dzymtk9UNMKPiGcmDjljas87Zc9yivPqfle_FtrHEGTJTEp_WJnXBuWXR2nqmbfD/s1600/scrambler.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM6dGqEsR9lieQntevAtyHkgnq3jCGbqKqQlOOTkRITb4faMya8vuSgUha3Vd4GW2fPYAL2E3wTlq3Dzymtk9UNMKPiGcmDjljas87Zc9yivPqfle_FtrHEGTJTEp_WJnXBuWXR2nqmbfD/s400/scrambler.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le Ducati Scrambler sono state prodotte dalla casa di Borgo Panigale (Bologna) dal 1962 al 1976.</td></tr>
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Comunque alla fine ci arriviamo alla meta. Pausa in un bar dove Curio si infila nel cesso - il termine non è casuale - a sciacquarsi le ascelle che nell’ultima ora in coda a Panetta gli è venuto giù un niagara di sudore; io invece lo seguo perché dalla paura c’è mancato poco me la facessi addosso. Mi libero lì di tutta la tensione accumulata e solo a missione compiuta mi accorgo che, per le operazioni conclusive, il bar mette a disposizione dei propri clienti solo il Resto del Carlino tagliuzzato in tanti riquadri di 10x10 cm appoggiati con ordine in un incavo del muro. A dimostrazione che un quotidiano, il giorno dopo, può avere altri usi oltre a quello di “incartare il pesce” reso celebre da Luigi Pintor.
L’avventura emiliana - romagnola in realtà, ma noi non lo sapevamo - fu tanto intensa quanto breve. Un tizio in un bar ci disse che per la raccolta eravamo in anticipo, bisognava aspettare fine giugno, o luglio. E avventura finita con largo anticipo: senza più soldi, dopo quattro giorni si decise per il precipitoso rientro a casa.
Del ritorno, ricordo solo una notte in una spiaggia di Cervia infilati nel sacco a pelo a mummia e zanzare grandi come tafani. Tanto da costringerci per riuscire a dormire a utilizzare finalmente il casco. Un look da bacelloni spaziali degno de “L'invasione degli ultracorpi” di Don Siegel. D’accordo, Cervia non si trova sulla via Emilia che è la splendida protagonista di questo reportage, ma è pur sempre Emilia (Romagna, in realtà).
Trent'anni dopo, in Emilia ci sono venuto ad abitare. Ma quella strada lunga e diritta, la SS 9, resta una sconosciuta anche per chi risiede da queste parti.<br />
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<strong>La SS9? Un'entità astratta che nessuno conosce davvero, neanche gli emiliani</strong><br />
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Non si può dire che il trasloco dal <em>"<a href="http://www.minervaedizioni.com/index.php?option=com_virtuemart&view=productdetails&virtuemart_product_id=309&virtuemart_category_id=24" target="_blank">Veneto</a></em><a href="http://www.minervaedizioni.com/index.php?option=com_virtuemart&view=productdetails&virtuemart_product_id=309&virtuemart_category_id=24" target="_blank"> <em>barbaro di muschi e nebbie</em></a>” a una delle perle attraversate dalla via Emilia, Modena, abbia arricchito la mia conoscenza dell’antica strada romana tracciata ormai duemiladuecento anni fa dal console Emilio Lepido. Sono già sette anni che vivo da queste parti, ma la via Emilia, la Strada Statale 9, quella lunga striscia d’asfalto lunga 262 chilometri da Rimini a Piacenza, nel suo insieme resta un’entità astratta. C’è, ma né io né altri la percorriamo mai nella sua interezza. Nemmeno chi è nato e vive qui da sempre la conosce davvero, se non per brevi tratti locali.
Per spostarsi lungo l’asse emiliano-romagnolo, dal 1964 c’è l’Autostrada del Sole fino a Bologna, dal 1969 l’Adriatica dal capoluogo fino ad Ancona. Anche se la distanza è di soli 48 chilometri da un centro all’altro, pochissimi modenesi per raggiungere Bologna si avventurerebbero lungo la via Emilia. Intasata di traffico locale senza neanche un briciolo della fighetteria di una superstrada di serie A, è impercorribile nelle ore di punta e parecchio incasinata nelle rimanenti, almeno fino a notte fonda. Da Modena, più comoda da raggiungere invece Reggio, ma solo grazie alla relativa vicinanza: 33 chilometri. Ecco, 20 o 30 chilometri possiamo considerarli la distanza massima per cui abbia ancora senso scegliere la via Emilia per muoversi. Per chilometraggi superiori, c'è il casello più vicino.<br />
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<strong>Se la via Emilia è una vecchia signora decadente e un po' bolsa, è tutta colpa degli Agnelli e della loro Fiat 600</strong><br />
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Dopo due millenni di onorato servizio, l'autostrada ha di fatto declassato a un aggregato di segmenti locali, ad arteria di serie B, quella lunga linea retta che sarebbe la via Emilia. A posteriori, c'è da dire però che il suo destino era già segnato quando nel 1955 Fiat lanciò sul mercato la 600, la prima vera macchina popolare, capace di raggiungere i 95 km/h e venduta al prezzo di 590.000 lire, venti mensilità del salario di un operaio. Fu un successo incredibile finanziato da una montagna di cambiali degli italiani. Biciclette, vespe e lambrette cominciarono a essere sostituite dal nuovo mezzo, decisamente più impattante sugli spazi e sul traffico rispetto alle due ruote. Una preoccupazione del tutto prematura, all'epoca.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVstAGfnu-IlrK8Lae-zFh0-6PKiIFCnB5Ye44VigMWYktZJOwj6aahB6dx3x7vtfRSUN5F75rw8jyg1Lw1FDchSFurfHZPpSCKlxqU5vjvaxoChpSveiAZxZke3TOz36cH5y_m_CVrsQB/s1600/600.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="272" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVstAGfnu-IlrK8Lae-zFh0-6PKiIFCnB5Ye44VigMWYktZJOwj6aahB6dx3x7vtfRSUN5F75rw8jyg1Lw1FDchSFurfHZPpSCKlxqU5vjvaxoChpSveiAZxZke3TOz36cH5y_m_CVrsQB/s400/600.jpg" width="400" /></a></div>
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Pur di potersi appropriare di quel simbolo di un benessere finalmente a portata di mano - racconta Enrico Menduni nel suo libro “<a href="https://www.mulino.it/isbn/9788815068941" target="_blank">L’autostrada del Sole</a>” - “la gente faceva docilmente la fila davanti ai saloni dei concessionari, grandi come ministeri, si sottoponeva a lunghissimi tempi di prenotazione; si cercavano raccomandazioni autorevoli per guadagnare posti nella lista d'attesa, si pregustavano scampagnate e gite al mare con la famiglia o, magari, in più lieta compagnia. L'Italia, insomma, era pronta per le autostrade”. E ciao ciao a Emilia e alle sue sorelle consolari.<br />
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<strong>Breve storia del socialismo a trazione agricola e della sua inevitabile sconfitta</strong><br />
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Tanto che si può datare l'inizio della sua fine al 19 maggio 1956, con la posa della prima pietra della futura Autosole. A dire il vero qualcuno tentò inconsapevolmente, al tempo, di “salvarla”, opponendosi all'onda montante di asfalto e lamiere. A storcere il naso nei confronti del nuovo sogno così “americano” degli italiani ci provò inizialmente il Partito comunista che, comprensibilmente, diffidava del consumismo ritenendolo uno spreco di risorse e una distrazione dall’impegno sociale. Alla motorizzazione individuale il PCI preferiva la superiorità sociale del trattore, elemento «che unificava città e campagna, operai e contadini», come in Unione Sovietica.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGCRzgo7kYN628dz6VnWgV4hsc01K8gJSvfjR6qexa1y7QT5czmDGWgWQMoLdhouMfJiSoefoQGdvdeeLS-6viJdW7Ab8lunuX07isnEbxi2u-J6UPeQUEKFDKJCGldJ5aS_QeR64u5oUS/s1600/reggiane1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="260" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGCRzgo7kYN628dz6VnWgV4hsc01K8gJSvfjR6qexa1y7QT5czmDGWgWQMoLdhouMfJiSoefoQGdvdeeLS-6viJdW7Ab8lunuX07isnEbxi2u-J6UPeQUEKFDKJCGldJ5aS_QeR64u5oUS/s400/reggiane1.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><span style="text-align: start;">La maggior parte degli edifici della sede produttiva e amministrativa storica delle Reggiane, è attualmente in stato di abbandono. Fonte immagine: </span><a href="http://archeologiaindustriale.net/2709_le-officine-meccaniche-reggiane-in-emilia-romagna/" style="text-align: start;">Archeologiaindustriale.net</a></span></td></tr>
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A Reggio Emilia, la storica fabbrica metalmeccanica “Reggiane” progettò e realizzò un proprio trattore da contrapporre all’automobile - mezzo marcatamente borghese - per dimostrare di “esser pronti a un diverso modello di sviluppo”. Pragmaticamente, considerato che la 600 entrò nella lista dei desideri di operai e contadini non meno di qualunque italiano, la via del socialismo a trazione agricola fu presto abbandonata. Consegnando però la regione tutta e la via Emilia al suo fatal destino. Fatto oggi di un paesaggio segnato da orridi capannoni, molti dei quali in evidente stato di decomposizione (si sa: c'è la crisi), case coloniche diroccate, brevi tratti di campagna coltivata - sopravvissuta alla colata di cemento che ha forgiato la nuova Italia tra i Sessanta e i Novanta - a fare pendant con ciclopici parcheggi di altrettanto mastodontici centri commerciali. Infine, qualche coraggioso ancora di casa sullo stradone che, non fosse per la toponomastica, non di distinguerebbe più da qualsiasi altra Statale di qualsiasi regione della pianura padana.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0FMmN47QhKV4HPnivZwDvC5oH280M4WDtbeUqkGhMUXf-adn4t8j8KMdUVpeTDuhjR6hiBivbgAZ3qOjjkZ3HTOpHDyizuNfUUp91POPyOgESQH_eHlN6NNI4YyKN4NrMijVcRp_EGVd1/s1600/viaemiliaagricola.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0FMmN47QhKV4HPnivZwDvC5oH280M4WDtbeUqkGhMUXf-adn4t8j8KMdUVpeTDuhjR6hiBivbgAZ3qOjjkZ3HTOpHDyizuNfUUp91POPyOgESQH_eHlN6NNI4YyKN4NrMijVcRp_EGVd1/s400/viaemiliaagricola.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: start;"><span style="font-size: x-small;">Un trattore parcheggiato sulla via Emilia</span></span></td></tr>
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<strong>Quella via Emilia che non si fila mai nessuno, oggi come tanti secoli fa</strong><br />
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Stiamo parlando naturalmente della via Emilia extra-urbana. Perché per la via Emilia vanno considerate almeno tre tipologie viarie tra loro profondamente differenti: quella fighetta dei centro città che attraversa tutti i capoluoghi di provincia, ad eccezione di Ferrara e Ravenna; la via Emilia D.E.P. - a “Degrado Estetico Progressivo” - quella della periferia urbana man man che ci si allontana dal centro; infine la via Emilia <em>dura e pura</em>, quella che una volta era campagna nuda dove – spiegava Francesco Guccini in apertura di un brano dedicato a Modena in un suo famoso album live del 1984 - “c’era veramente il west, il west sognato visto in diecimila film. E anche un west reale, il west dei nostri campi, dove noi andavamo a giocare agli indiani e ai cowboy e poi dopo un pochino più grandi andavamo con le nostre amichette a giocare”.
Quest'ultima, la tipologia di via Emilia un tempo campagnola, verace e popolare, è quella che non si fila mai nessun viaggiatore, irrimediabilmente catturato dalle luci sfavillanti dei centri storici delle città allineate lungo la strada romana. Da sempre. Come racconta lo scrittore François Maximilien Misson nel suo “Nouveau Voyage d'Italie” pubblicato per la prima volta nel 1702: “Lungo la strada [da Bologna verso Modena] si vedono campi coltivati e viti sostenute da alberi disposti a scacchiera. (...) La vista è sempre limitata dalle fronde degli alberi e questo rischia di diventare noioso per i viaggiatori”. Sostituite viti e alberi col paesaggio contemporaneo descritto in precedenza, e il gioco è fatto: tra una città e l'altra il viaggio, oggi come allora, potrebbe sembrare – a un occhio poco attento - un po' una palla. A movimentarne la monotonia, poteva almeno consolarsi all'epoca Misson, “milioni di mosche luminescenti che riempiono [all'imbrunire] le siepi e i campi. Gli alberi e i campi ne sono ricoperti e tutta l'aria brilla per la loro luce. Questi piccoli insetti sono chiamati lucciole”. Magari non a milioni, ma verso sera lungo la via Emilia di “lucciole” se ne incrociano ancora parecchie, all'ingresso di Bologna pure in pieno giorno, anche se non sono esattamente le stesse tanto apprezzate da Misson e da altri viaggiatori.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5eLsIi8OedhDbtKgqJCvbELJlF8u-5KhbbyU_vNQc-cD7eIuDZmLL1gmJuyzn8g9sMPskPcSPSz1V61aqkYcBj7fRl9bLaORlJBhXGzhHVuk4Eyh_kFcHkyqQVRnvrQ0tleurlj-c6Ll0/s1600/appartamenti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5eLsIi8OedhDbtKgqJCvbELJlF8u-5KhbbyU_vNQc-cD7eIuDZmLL1gmJuyzn8g9sMPskPcSPSz1V61aqkYcBj7fRl9bLaORlJBhXGzhHVuk4Eyh_kFcHkyqQVRnvrQ0tleurlj-c6Ll0/s400/appartamenti.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: start;"><span style="font-size: x-small;">Appartamenti in vendita lungo la via Emilia</span></span></td></tr>
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<strong>La via che dà il nome a tutta la regione è un gran pezzo di strada</strong><br />
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Ma non lasciatevi ingannare dall'apparente uniformità del paesaggio della via Emilia, percorrere anche oggi tutti quei chilometri da Piacenza a Rimini è un’impresa che vale ancora la pena. E non solo perché oltre il 60% degli abitanti della regione risiedono in città e paesi attraversati da questa lunga striscia d'asfalto (il dato è della metà degli anni ‘80, probabilmente la percentuale è aumentata). “Tanto servì e tanto seppe questa strada, che la gente chiamò infine la regione dalla strada, non la strada dalla regione” ha scritto il bolognese Riccardo Bacchelli: la via Emilia <em>è</em> l’Emilia. La sua sintesi, o un concentrato, se vogliamo. Per secoli l’aorta di un’intera regione. L'unica al mondo ad aver preso il proprio nome da una strada. L'unica che porta un nome di donna, e anche piuttosto diffuso: sono 121.417 le italiane a chiamarsi così, senza considerare la variante “Emiliana”. Curiosità: la regione dove il nome è più comune è la Lombardia (22,8% del totale) seguita dalla Campania. Le <em>Emilie d'Emilia</em> sono invece 5,1% del totale, solo al sesto posto nella classifica. Si capisce: chiamarsi così qui può risultare un tantinello ridondante.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGy9xTY0bAc2Hqqtc_LiXbWWjKPvxadOUqr1nWlvlmezQXkACBgj9nJad1EdfjjO7uXCvNfHb-zWv9sIAwUG87NqFloC8cmfXzU-dNbH3lYfOI2LkHBJYMVE4alDE4Jdwic_g2s5ic3Fi6/s1600/casale.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGy9xTY0bAc2Hqqtc_LiXbWWjKPvxadOUqr1nWlvlmezQXkACBgj9nJad1EdfjjO7uXCvNfHb-zWv9sIAwUG87NqFloC8cmfXzU-dNbH3lYfOI2LkHBJYMVE4alDE4Jdwic_g2s5ic3Fi6/s400/casale.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: start;"><span style="font-size: x-small;">Un vecchio casale lungo la SS9</span></span></td></tr>
</tbody></table>
Ma non solo. Anche senza voler minimamente piegarsi a logiche di campanile – visto che io nemmeno sono emiliano – l'Emilia-Romagna è senza dubbio una regione particolare. Che è stata giustamente definita il “sud del nord e il nord del sud”. In pratica, da oltre duemila anni a questa parte, l’anello di congiunzione ininterrotto tra il nord Italia, l'antica Gallia cisalpina, e il resto della Penisola. Ventidue secoli che hanno visto passare per questa strada consolare la cui prima pietra venne posata nel 187 a. C. per congiungere l’avamposto romano di Piacenza con Rimini e, da lì, la capitale attraverso la già tracciata Flaminia, genti e popoli da tutta Europa. Non sempre con intenzioni benevole. Questa condizione particolare, di essere “uno spazio geografico e umano” indubitabilmente padano ma anche proiettato verso il centro lungo la dorsale appenninica e la riviera adriatica, autorizza – ha scritto Edmondo Berselli in “<a href="http://www.ibs.it/code/9788804535737/berselli-edmondo/quel-gran-pezzo.html" target="_blank">Quel gran pezzo dell'Emilia</a>” - “a sostenere che l'Emilia, con le sue estensioni fin verso Pesaro, è una sorta di Italia concentrata, di super-Italia. Per dedurne poi come conclusione non fallace che gli italiani compresi nei suoi labili confini costituiscono un popolo di iper-italiani".
Se aggiungiamo infine che l'Emilia rossa è stata per qualche decennio un mito di efficienza amministrativa coniugata alla fama, molto più antica a dire il vero, di terra parecchio godereccia, ce n'è abbastanza per dedicare tutta la nostra attenzione all'Emilia, anzi, alla strada che le dà il nome. Che nonostante i suoi tanti tormenti contemporanei, resta comunque un gran pezzo di strada.<br />
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<strong>Una delle strade più interessanti del mondo? Sì, secondo il quotidiano inglese a cui piacciono le tette</strong><br />
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A questo punto però, è bene ribadirlo una volta per tutte: la via Emilia è caratterizzata solo in piccola misura dai centri storici delle tante città che attraversa. Come ha scritto la poetessa Giulia Niccolai a proposito della SS 9, “non è tanto la meta che qualifica il viaggiare, quanto il cammino stesso o comunque, hanno entrambi lo stesso valore. (…) Il viaggio è diventato tortura e penitenza, buco nero, vuoto che si cerca di attraversare il più in fretta possibile”. Succede tutti i giorni lungo la via Emilia: se proprio si è obbligati a percorrerla, l'obiettivo è arrivare alla meta lasciandosi alle spalle il più presto possibile il suo concentrato di brutture di cemento e gas di scarico. Quasi quasi, meglio far finta che non esista.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVXYT5QdpxGvK7hYCqgWX63zmWZfDBfp2dtWjMRnBfr5UVleEohsJLy2fMXzBlK90pw9u_RiVV63tGcPosMHpSewpSg6t1AgoDjV_zswUEgg-K1ErXbgHnKHof3b4PswNYCpPSFw9i_0hC/s1600/thesun4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVXYT5QdpxGvK7hYCqgWX63zmWZfDBfp2dtWjMRnBfr5UVleEohsJLy2fMXzBlK90pw9u_RiVV63tGcPosMHpSewpSg6t1AgoDjV_zswUEgg-K1ErXbgHnKHof3b4PswNYCpPSFw9i_0hC/s400/thesun4.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: start;"><span style="font-size: x-small;">Una tipica pagina 3 del Sun. Non esattamente il New York Times</span></span></td></tr>
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Come ha fatto in un recente articolo tal Lisa Minot del Sun - quotidiano inglese di Rupert Murdoch famoso soprattutto grazie alle procaci bellezze in topless ospitate in terza pagina (<a href="http://gds.it/2015/01/21/addio-al-topless-sul-sun-dopo-oltre-40-anni-cambia-la-pagina-3-foto_299440/" target="_blank">ancora per poco, pare</a>) – per poter inserire la via Emilia tra le venti strade più interessanti al mondo. Per altro attribuendole, con un lapsus che sembra quasi voluto, una <a href="http://blog.travelemiliaromagna.com/en/wp-content/uploads/2015/05/via-emilia-su-THE-SUN.png" target="_blank">lunghezza di 110 chilometri</a>: saltando da un casello autostradale all'altro, quel che rimane nello sguardo di Minot è un puzzle di immagini da cartolina. Come se la via Emilia, e perciò la regione intera, si risolvesse tutta nella prospettiva generosa offerta da piazza Maggiore a Bologna. O piazza Garibaldi a Parma. E via così.
L'altra via Emilia, quella dei capannoni smisurati e delle campagne impolverate, delle puttane e dei camionisti, dei benzinai e dei bar da un caffè al volo, non merita nemmeno la dignità di un proprio chilometraggio. Scorre via senza un punto che sia uno su cui fermare lo sguardo. Non esiste, appunto. E' quella parte dimenticata che nessuna guida turistica segnalerebbe mai. Quella che invece siamo andati a scoprire noi.<br />
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<strong>Noi che in Emilia siamo stranieri per davvero come l'impiegato comunale Watanabe di Akira Kurosawa</strong><br />
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Noi che siamo diversi dagli autoctoni, per cultura e formazione. Cosa significhi essere “stranieri” qui l'ho capito un giorno chiacchierando con una collega, modenese d.o.c. Per me che sono lombardo-veneto per nascita, cultura e formazione appunto, lo Stato e le sue istituzioni, giù giù fino a quelle locali, non sono altro che un Moloch distante e del tutto indifferente alla mia sorte come individuo. Un'entità kafkiana che chiede tantissimo offrendo poco o niente in cambio, una tragica e quotidiana determinazione reale della finzione cinematografica di un film come “Vivere” di Akira Kurosawa.
Eccone la trama in breve: scoperto di avere un tumore, l'impiegato comunale Watanabe, decide di rendersi utile alla collettività dedicando gli ultimi mesi di vita a un'iniziativa seria. Superando mille ostacoli burocratici, passando di ufficio in ufficio, si dà da fare per risistemare un parco giochi per bambini abbandonato nel disinteresse di tutti. Sarà questa la sua eredità. Watanabe muore prima del giorno dell'inaugurazione in cui i colleghi ubriachi giurano di vedere in lui esempio da lui. Le madri dei bambini pensano al loro benefattore. Il sindaco, abilmente, si prende tutto il merito dell'iniziativa e del suo successo. Poco cambia: il giorno dopo è tutto dimenticato. Un altro impiegato ha preso il suo posto in ufficio e di Watanabe non si parlerà mai più. Detto altrimenti: lo Stato, se non mi è nemico, certamente non mi è amico. Diffidenza e sfiducia sono la cifra del nostro rapporto. Reciprocamente.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8w2EMYinlVBUdn3Y_MH84VqKZEPJiXztQIo-1Z_VN8ETTdwhLEq11UcgzoQmrlclooFirIoptYZep7M7-QGaBxzMK78XrUt5VkFngbJ05OQmwqhhcqmQAH5g-IDTceGZjjGPKMrwCgKe4/s1600/watanabe2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="286" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8w2EMYinlVBUdn3Y_MH84VqKZEPJiXztQIo-1Z_VN8ETTdwhLEq11UcgzoQmrlclooFirIoptYZep7M7-QGaBxzMK78XrUt5VkFngbJ05OQmwqhhcqmQAH5g-IDTceGZjjGPKMrwCgKe4/s400/watanabe2.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Watanabe</td></tr>
</tbody></table>
Per la mia collega modenese invece, “ciò che il Comune decide di fare è nell'interesse dei cittadini. Io almeno inizialmente mi fido che il bene comune sia stato l'obiettivo primario di qualsiasi decisione. Se poi non è così, o la scelta si rivela sbagliata, sono pronta a contestarla. Ma il primo sentimento è di fiducia”. Eccola lì, la transustanziazione in carne e sangue del mito emiliano del buon governo. Che arriva – o arrivava, ultimamente mi pare decisamente appannato – fino a Bologna, alla Regione. Un'unica filiera “rossa” che dai comuni più piccoli passando per le provincie si articolava senza soluzione di continuità fino alle torri color avorio dell'architetto giapponese Kenzo Tange, sede della Regione.<br />
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<strong>Il passato: quando l'isola rossa in un mare bianco ebbe l'occasione storica di dimostrare che il socialismo si può fare pacificamente</strong><br />
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C'è una ragione storica in questa specificità tutta emiliana che a lungo ha prodotto risultati universalmente riconosciuti come eccellenti. La spiega bene Edmondo Berselli: “L'idea di un compromesso a suo modo storico tra l'egemonia comunista e la realtà delle classi borghesi nasceva dalla consapevolezza che l'Emilia era un'isola rossa in un mare bianco, la rivoluzione non era alle porte, che c'erano le condizioni per creare benessere e distribuirlo: «Compagni» disse Togliatti ai funzionari comunisti «qui da voi c'è l'occasione storica di dimostrare che il socialismo si può fare pacificamente, con un largo fronte democratico, in cui le ragioni del lavoro e quelle del capitale possono collaborare per far vedere al fronte reazionario che i comunisti sono capaci di far star bene il popolo.».”
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjZDWI9KdgtBJ3Jrf2PY1ojfgjXSSzneD2_TK4T3v7esRd5A8OdaTUOfJZO5B-6ULRHRuXBjNgdfoYYqex9nD06qjsW35v9-C_4OdU6mq66lSKA7Fa4bLZtJI34EFcqYU0LYiWkJxFyLSF/s1600/togliattiotti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="267" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjZDWI9KdgtBJ3Jrf2PY1ojfgjXSSzneD2_TK4T3v7esRd5A8OdaTUOfJZO5B-6ULRHRuXBjNgdfoYYqex9nD06qjsW35v9-C_4OdU6mq66lSKA7Fa4bLZtJI34EFcqYU0LYiWkJxFyLSF/s400/togliattiotti.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: start;"><span style="font-size: x-small;">Palmiro Togliatti con Nilde Iotti</span></span></td></tr>
</tbody></table>
In due parole, il modello emiliano - oggi in caduta libera, inceppato in sodalizi storici tra gli eredi del PCI, fondazioni, cooperative ormai tali solo nel nome e un buon numero di imprese che sotto l'ala protettiva del partito ha prosperato - è questo qui. Un modello che però oggi ha perso il proprio smalto, assumendo semmai, il sapore della conservazione. Della difesa a spada tratta dell'esistente visto che, nonostante la crisi l'abbia toccata pesantemente, l'Emilia resta ancora uno dei pilastri economici del Paese. Per fortuna. Ci sono eccezioni a macchia di leopardo naturalmente, come dappertutto, ma pensare che il sistema-Emilia possa ancora proporsi come locomotiva d'innovazione, dai, non ci crede più nessuno. Nemmeno gli emiliano romagnoli, che infatti hanno punito alle ultime elezioni regionali del dicembre scorso gli eredi del partito egemone da sempre (e parte imprescindibile del “modello”), eleggendo sì, come accade dal 1970, il candidato “di sinistra”, ma con un'affluenza degli elettori alle urne appena del 37,71%. Una débâcle storica impensabile solo fino a qualche anno fa.<br />
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<strong>Il presente: di eccezionale in Emilia resta poco. <em>Sic transit gloria mundi</em></strong><br />
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Per quanto mi riguarda, posso dire che i sette anni trascorsi in queste lande non hanno modificato i miei giudizi, o pregiudizi, che dir si voglia. Lo Stato (anche nelle sue istituzioni locali) resta una controparte, perfino quando assume la faccia paciosa e bonaria, tanto da risultare quasi un'incarnazione di uno stereotipo, di quello che fino all'anno scorso è stato il sindaco di Modena, Giorgio Pighi.
Non dubito che in passato il modello emiliano abbia prodotto grandi risultati, e che la sua fama fosse meritata. Non so. Non c'ero. Mi fido.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3Ne-QvsCdbCTkVHC2bq6bHFbAOhVHPXSK2E4K4_wDjHykdGufMT2fcBG1Y16joUrDpdLpzTTDnVCb70L6JZ-5dxZire2HhEdN47Mek74vRpRtyjDYAgHl6n-8mlcvecLtKp_dGNV99xbT/s1600/pighi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3Ne-QvsCdbCTkVHC2bq6bHFbAOhVHPXSK2E4K4_wDjHykdGufMT2fcBG1Y16joUrDpdLpzTTDnVCb70L6JZ-5dxZire2HhEdN47Mek74vRpRtyjDYAgHl6n-8mlcvecLtKp_dGNV99xbT/s400/pighi.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><span style="text-align: start;">L'ex sindaco di Modena, Giorgio Pighi. Fonte immagine: </span><a href="http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Giorgio_Pighi_(2518726119).jpg" style="text-align: start;">Wiki Commons</a></span></td></tr>
</tbody></table>
Ma oggi che non esiste più alcun avversario col quale misurarsi per dimostrare la propria bravura o eccezionalità; oggi che la parola “comunista” fa venire in mente al più le quattordici scissioni vissute dalla sua nascita nel '91 dal partito che ritiene di essere erede di quell'ideologia, Rifondazione; oggi che la socialdemocrazia non sa nemmeno da che parte girare la testa per definire un proprio modello credibile, l'omologazione, verso il basso, ha sopito qualsiasi eccezionalità emiliana. Forse verranno tempi migliori, per l'Italia e per l'Emilia-Romagna. O forse no, non torneremo mai più quelli che eravamo. In fondo, si potrebbe anche farsene una ragione: “sic transit gloria mundi”.<br />
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<strong>Il tramonto della leggendaria Emilia rossa e il ritorno collettivo a certezze prepolitiche</strong><br />
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Proprio perché “stranieri”, per evitare in quanto tali di essere accusati di non conoscere a fondo queste terre e le loro genti, ci siamo fatti accompagnare nel nostro tour alla scoperta della via Emilia da due insider - o <a href="https://irpi.eu/what-irpi-does/fixing/?lang=it" target="_blank">fixer</a> come si dice in gergo giornalistico - due emiliani d.o.c, Ilmo Malagoli e Marco Balugani. Tappe del viaggio: i bar lungo la Statale. Uno ogni 10/15 chilometri circa. Scelta non casuale né dettata dalla faciloneria. Piuttosto, il tentativo di avventurarsi in quei luoghi dove le persone ancora si incrociano, giocano a carte, discutono, commentano le notizie dei giornali, chiacchierano, ricordano, litigano, bevono e mangiano. Attività quest'ultima che da questi parti ha valenza liturgica, tanto l'han menata e la menano sul cibo, dal maiale al parmigiano, dal cappelletto e poi giù giù, fino alla piadina romagnola.
Fino a sconfinare, a sprezzo del ridicolo, nella santificazione dello <em>Chef Maximo</em> del momento, Bottura da Modena. Rispetto al quale ogni volta mi domando: ma chi mai ci andrà a mangiare nella sua chiesa con i prezzi cardinalizi che c'ha, nonostante l'umiltà del nome, Osteria Francescana? Da tempo assurto all'Olimpo il divino Pavarotti, la scranna di celebrità locale la occupa oggi il papa della cucina molecolare. Una star globale per palati fini, al quale però bisogna riconoscere una notevole comprensione del <em>genius loci</em> e dello spirito del tempo, tanto da prestarsi a una “splendida lezione sulla cucina e sullo stile di vita italiano” in una location nazional popolare come il Grandemilia, mastodontico centro commerciale for the masses giusto sulla via Emilia, tra Modena e Rubiera, dove appena qualche settimana fa il nostro si è esibito in un “live cooking” cucinando un memorabile: “Ricordo di un panino alla mortadella”.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJkI8CmF2-auERr17fbhUxpcegzILFtldIdLN3OcS7UpJnU4ewkXpVKpMLMOIjiuZHaPPEaw6aT2MQlTy7xZ-YDHXOVIYBpUVQ0_Akk59HsgafQJa5bMwnI9zdKZ-5D__i4olP7Laz9RUI/s1600/bottura-grandemilia2.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="253" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJkI8CmF2-auERr17fbhUxpcegzILFtldIdLN3OcS7UpJnU4ewkXpVKpMLMOIjiuZHaPPEaw6aT2MQlTy7xZ-YDHXOVIYBpUVQ0_Akk59HsgafQJa5bMwnI9zdKZ-5D__i4olP7Laz9RUI/s400/bottura-grandemilia2.jpeg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><span style="text-align: start;">Folla al centro commerciale Grandemilia per lo chef Massimo Bottura. Fonte immagine: </span><a href="http://www.grandemilia.it/ita/news-ed-eventi/news/massimo-bottura-a-grandemilia" style="text-align: start;">Grandemilia</a></span></td></tr>
</tbody></table>
Un piatto - ha spiegato - “che vuole essere un ricordo dei miei quattordici anni, quando mia mamma mi correva dietro e mi metteva nello zaino il panino alla mortadella da portare a scuola. Oggi vuole essere invece un ricordo per il vostro palato”. Ad ascoltare la sua lezione (e successiva degustazione, al solito molecolare per dimensioni) una folla che agli incontri politici delle feste dell'Unità non riescono più a tirar su neanche sfondando le balle dei militanti storici a colpi di sms, nemmeno se arriva un ministro con tanto di tessera Pd appuntata in fronte. A meno che non si tratti di una vecchia gloria come Bersani, Matteo in persona (per lui, che ha i modi informali di un amico, basta il nome, come per Silvio), o di qualche gnocca del suo governo: Boschi in testa. Che col tramonto della leggendaria Emilia rossa, la sensazione è quella di un collettivo ritorno a certezze prepolitiche. Le sole rimaste a poter vantare una indiscussa fedeltà alla linea e percentuali di gradimento bulgare: “<em>pan, parsot, figa e lambrosc</em>”.<br />
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<strong>Gli “Emilia bar lovers” a caccia del miglior cappuccino e spritz offerti dalla via Emilia</strong><br />
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A questo punto però, prima di addentrarci nei dettagli di questo tour sentimentale e picaresco tre decenni dopo la mia prima comparsata in terra emiliana, occorre fare una digressione sui nostri fixer, Marco e Ilmo, autoproclamatisi per l'occasione “Emilia bar lovers”. Tappa dopo tappa, bar dopo bar, assaggiando ogni volta un cappuccino e un spritz per stabilire quale sia “il miglior bar della via Emilia”, incaricati di agganciare nella nostra rete baristi e avventori. Per cercare di capire attraverso questi, che tutti i giorni sulla Statale ci bazzicano, ci lavorano, ci vivono e – immagino – ci tirino giù santi e madonne, che cos'è oggi questa via lunga e diritta. Nemmeno Ilmo e Marco come compagni di viaggio sono stati una scelta casuale. Rappresentano, la specifica è di Ilmo, “quell'altra” Emilia. Quella che con le cartoline del Sun e le brochure pro Expo non c'entra un fico secco ma che da queste parti ha storia e dignità, volendo per forza trovargli delle radici, almeno dagli indiani metropolitani bolognesi del '77, se non da prima: Modena si fa vanto un po' a sproposito di esser stata negli anni '60 la capitale del beat italiano; la Romagna è storica terra d'anarchici, e via così.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghsmyh2bScxz2rQrJ5brKM5pPfh9GbTjR4VqdrXQcZdpuEE65eZbwxB-dRVZZ2r7s5tASOAsimiCTdUY5dwY5mHMd2ZBPiVEQ9Kkcl1cyLc1zrn_AlExkot-2VlPSC79Dl5Ik0G3BvXPcy/s1600/inviati2s.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghsmyh2bScxz2rQrJ5brKM5pPfh9GbTjR4VqdrXQcZdpuEE65eZbwxB-dRVZZ2r7s5tASOAsimiCTdUY5dwY5mHMd2ZBPiVEQ9Kkcl1cyLc1zrn_AlExkot-2VlPSC79Dl5Ik0G3BvXPcy/s400/inviati2s.jpg" width="397" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: start;"><span style="font-size: x-small;">Da sinistra a destra, Ilmo e Marco, gli Emilia Bar Lovers</span></span></td></tr>
</tbody></table>
Ilmo presenta un <a href="http://www.conversomag.com/ilmo-malagoli-arte/" target="_blank">curriculum d'artista underground di tutto rispetto</a>, forte di un'intima adesione a una cultura che – son parole sue - “schifa tutto ciò che di solito piace di questi posti, i suoi innumerevoli stereotipi”, dalla passione per i motori, all'idolatria per il maiale, alla filosofia in veste festivaliera (a Modena, a settembre). Una tipologia d'emiliano che trova la propria identità nello sberleffo, nell'irrisione e nell'irriverenza rispetto a tutto ciò che viene considerato rappresentativo del <em>genius loci</em> e perciò, per antica consuetudine, immediatamente istituzionalizzato e incapsulato dal sistema (<a href="http://www.conversomag.com/viale-dei-ribelli/" target="_blank">centri sociali e ambienti underground compresi</a>, di solito ospitati in locali messi a disposizione dal comune): da quel totem di lardo e carnazza che è il <a href="http://www.conversomag.com/superzampone/" target="_blank">superzampone di Castelnuovo Rangone</a>, al recente revival del beat sempre a Modena, con concerto in Piazza Grande dell'Equipe 84 - i posti a sedere in prima fila rigorosamente riservati alle autorità - che del beat conserva un tasso di trasgressione pari a quello di Giovanni Allevi al concerto di Natale in Senato.
Insomma, Ilmo è uno di quelli per cui l'eredità di “di un panino alla mortadella”, il suo “ricordo”, si sostanzia al più in un residuo organico. Quello su cui il suo amico Federico, altro modenese dal baricentro spostato, c'ha fatto un oggetto di culto per pochi, pochissimi, adepti: il calendario della merda. Fotomontaggi creativi basati su stronzi veri fotografati in tutto il loro primitivismo materico.<br />
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<strong>Emilia paranoiaca, dove "<em>il nemico vero è là, è là che se la spassa e inventa un'altra tassa"</em></strong><br />
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Se Ilmo è l'esteta, Marco invece tra i due è quello dall'anima più politica. Insomma, a suo modo. Secondo Ilmo è un fiero rappresentante de “L'Emilia paranoica”, quella sospettosa, intimamente partigiana e istituzionalmente “contro”, anch'essa forte di una tradizione notevole. Ma soprattutto, di una base musicale di tutto rispetto. Quella dagli indimenticabili “CCCP” di Giovanni Lindo Ferretti<br />
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<em>Emilia di notti, dissolversi stupide sparire una ad una,</em>
<em> Impotenti in un posto nuovo dell'ARCI.</em>
<em> Emilia di notti agitate per riempire la vita,</em>
<em> Emilia di notti tranquille in cui seduzione è dormire.</em>
<em> Emilia di notti ricordo senza che torni la felicità,</em>
<em> Emilia di notti d'attesa di non so più quale amor mio che non muore,</em>
<em> E non sei tu, e non sei tu,e non sei tu.</em>
<em> Emilia paranoica. Emilia paranoica. Emilia paranoica!</em>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzaOHjEAwhHUX2wsyhIIzVxqPDb08ltVfgVUfD880glSpsG38Anni3IabCoijRP6O4C6xITr2gaCXRcHR0__luJ9ng8aHiR0zFSeu1V07B4BBPfU50NxVnXhxzX-KAqQwNv0OyxYU27mqh/s1600/camper.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzaOHjEAwhHUX2wsyhIIzVxqPDb08ltVfgVUfD880glSpsG38Anni3IabCoijRP6O4C6xITr2gaCXRcHR0__luJ9ng8aHiR0zFSeu1V07B4BBPfU50NxVnXhxzX-KAqQwNv0OyxYU27mqh/s400/camper.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: start;"><span style="font-size: x-small;">Marco sul camper affittato per il reportage sulla via Emilia</span></span></td></tr>
</tbody></table>
o della Paolino Paperino Band, gruppo punk rock modenese con la quale Marco ci ha tampinato (alternandoli ai bolognesi de “Lo Stato sociale” e ai “Ministri”, band milanese di rock alternativo) da Piacenza a Rimini nel camper affittato per il tour.<br />
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<em>Ogni domenica è un rituale darsi pugni e farsi male siamo gente un po' così.</em>
<em> Otto ore sono pese in officina con le frese per pagare la cucina...</em>
<em> Domattina vado in banca per pagar le rate della casa e il mutuo della Golf...</em>
<em> Ma mi prende troppo male mi incazzo e poi mi dico,</em>
<em> almeno c'ho un nemico qualcuno da pestar.</em>
<em> Noi abbiamo queste sciarpe blu,</em>
<em> arrivan quelli con le gialle son nasi rotti e calci... nelle palle.</em>
<em> Ci diamo i pugni sulla testa ogni domenica è una festa</em>
<em> ma poi torna il lunedi e la rata è sempre lì.</em>
<em> Ma il nemico vero è là, è là che se la spassa inventa un'altra tassa.</em><br />
<br />
I due “Emilia bar lovers” ci son sembrati subito i giusti compagni d'avventura. Come noi, “frammenti di marginalità umana irriducibili al sentimento collettivo e socialista” (e alla sua borghesissima variante contemporanea). Del resto, come scriveva Giovannino Guareschi da Fontanelle di Roccabianca, nel parmigiano, “quando il sole martella le zucche e il grande fiume scorre grigio e lento, i cervelli ci mettono poco a bollire”. Pur senza giungere alle conclusioni dell'autore di Don Camillo sull'incidenza del meteo sulla salute mentale degli emiliani, del clima di queste parti – afoso d'estate e umido d'inverno - si lamentano un po' tutti, da sempre.
“Sono alfin giunto a Bologna dopo un diabolico viaggio fra nubi di polveri e sotto la sferza di un sole cocente” appunta Lord Byron nel 1819 nelle sue “Lettere dall'Italia”. Sempre parlando di Bologna, “una delle più belle e grandi città d'Italia” scriveva invece il prete e scrittore del XVII secolo Richard Lassels: “Sarebbe una città adatta per trascorrervi l'estate, se l'aria non fosse così insalubre”. In sintesi, come recita il ritornello di “<a href="https://www.youtube.com/watch?v=gx5KEZ_Cttk" target="_blank">Rol</a>”, hit in dialetto di un gruppo rock della Bassa reggiana, le “Cagne pelose”:<br />
<br />
<em>E se d'isté tan tir mi l'fie</em>
<em> e d'inveren at sela gli ungi di pé,</em>
<em> atse a Rol, Rol,</em>
<em> Rol, Rol!</em>
<em> Rol cl'e che in dla basa.</em>
<em>(e se d'estate non tiri neanche il fiato,</em>
<em> e d'inverno ti si gelano le unghie dei piedi,</em>
<em> sei a Rolo,</em>
<em> Rolo che è qua nella Bassa).</em><br />
<br />
E buon viaggio in Emilia. Senza nostalgia, con occhio cinico e presente, ma con lo stesso “piacere di un tempo, quando al bar di sera si guardava il giornale per vedere che film davano in provincia, e poi si partiva in tre o quattro, in macchina, in mezzo alla nebbia”. A noi piace così.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgM417HsfvNcJTW016r-ldTzHwVKr_8dtMZVRZeD4-DUZENsq41HyhcrGHEtxfFoPhgLqm5WAWTdVR_I4s6y5ZFTsJMRY-Mjzk42Zc3UqFjuJoKMjRN_WihXJvMbb3TuBrZAs312qrrVJ3C/s1600/emilia_agricola.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgM417HsfvNcJTW016r-ldTzHwVKr_8dtMZVRZeD4-DUZENsq41HyhcrGHEtxfFoPhgLqm5WAWTdVR_I4s6y5ZFTsJMRY-Mjzk42Zc3UqFjuJoKMjRN_WihXJvMbb3TuBrZAs312qrrVJ3C/s400/emilia_agricola.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: start;"><span style="font-size: x-small;">Marco in posa sulla via Emilia</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<b>I</b><strong> bar da “centrifugati all'ananas, mela, carota e limone” e quelli invece “adatti a far battute”. In mezzo: the Chinese connection</strong><br />
<br />
I nostri bar sulla via Emilia non sono stati quelli dei centro città. Quelli eleganti e quasi sempre "arricchiti da un tocco unico e personale". Quelli per una clientela dello stesso livello, da centro, che schifa roba tipo la brioche scongelata per colazione anche senza scivolare sulla classica Luisona di Stefano Benni, la "decana delle paste" da bar sport. Quei locali che in alternativa a caffè e cappuccino propongono “centrifugati all'ananas, mela, carota e limone” e “dissetanti vitaminici”. Quelli che per mantenere tirato a lucido l'intelletto dei propri clienti mettono a disposizione mica solo la Libertà a Piacenza, la Gazzetta di Parma a Parma, quella di Reggio a Reggio e via dicendo - insomma, i giornali locali - ma La Repubblica, il Corriere e perfino La Lettura, domenicale di libri e cultura del quotidiano milanese. “Perché vi trovate qui e non al bar di fronte?” abbiamo chiesto a Castelfranco Emilia a un crocchio di anziani seduti in un locale decisamente più scrauso giusto di fronte a un raffinato bar “da centro”? “Noi ci troviamo qui ogni mattina – han risposto – perché questo è un bar adatto alle battute, quell'altro è per fighetti”. E giù risate.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvuoISRJYOVlcr845mZzm868Fnp_tedawVIKdFVaqi4Nm9qqrud0dPkta3J5Poy72xkIVp2kRFkjIg7n40qNRRQBsVdoL6MVCAeuWz6-dN8xiN7cxPHV68VcP7z4SHn81VNhLacIrxYBDU/s1600/adesivi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="340" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvuoISRJYOVlcr845mZzm868Fnp_tedawVIKdFVaqi4Nm9qqrud0dPkta3J5Poy72xkIVp2kRFkjIg7n40qNRRQBsVdoL6MVCAeuWz6-dN8xiN7cxPHV68VcP7z4SHn81VNhLacIrxYBDU/s400/adesivi.jpg" width="400" /></a></div>
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E nemmeno gli “Emilia bar lovers” han potuto marchiare coi loro adesivi “bar consigliato” i locali della cintura periferica delle città. Anche se spesso i nomi sono accattivanti perfino per accalappiare eventuali turisti - “Bar Emilia”, “Bar Romagna” fino a un classicissimo "Bar Sport" - a gestirli son quasi tutti cinesi. Che, vuole la leggenda, a suon di contanti hanno rilevato i bar di periferia dagli antichi gestori, lasciando tutto intatto, perfino la clientela che dopo l'iniziale sconcerto per il cambio di gestione è ritornata a occupare i tavolini di sempre. Ma gli eredi del Celeste Impero non si fanno intervistare. Usando sempre la stessa motivazione: “non parlo bene italiano”. Una scusa probabilmente. O forse, una vendetta consumata a freddo per la storica scarsa prossimità coi compagni emiliani, che han sempre guardato più all'Unione Sovietica che alla Cina di Mao.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfngseYC3FLMVKEcZWCkYz1HLae8yaunShoA7KaFekhqp6Q5lg6kBFAgJty0ReKw3baowTYdALdX3y6atf95KyZ5qqaYZjK-S_ymAZ5IgWZ9-3Tnx_YuoQxKjEtQXlYWpJr8QMTjeb3Xje/s1600/barbiere_verdura.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfngseYC3FLMVKEcZWCkYz1HLae8yaunShoA7KaFekhqp6Q5lg6kBFAgJty0ReKw3baowTYdALdX3y6atf95KyZ5qqaYZjK-S_ymAZ5IgWZ9-3Tnx_YuoQxKjEtQXlYWpJr8QMTjeb3Xje/s400/barbiere_verdura.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: start;"><span style="font-size: x-small;">Via Emilia periferica</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<strong>Emilia anno zero. E per fortuna che su tutto veglia la buonanima di quel santo di Padre Pio</strong><br />
<br />
No, i bar nei quali abbiamo tappa sono quelli della terza via Emilia. Quella più di strada, più popolare, più d'occasione, da outlet di cappuccini e spritz. Posti per lo più senza storia perché, a parte i locali eredi di qualche antico posto di cambio dei cavalli, l'anno zero per questi tratti della Statale 9 coincide con i '60 o giù di lì, quando sulla sterminata campagna emiliana han cominciato a piovere milioni di metri cubi di cemento. Tanto che più d'un bar precisa nell'insegna la propria data di nascita: <a href="http://www.conversomag.com/wp-content/uploads/2015/05/15.jpg" target="_blank">Bar Santi, dal 1976</a>.
Così come accade per ogni regola, va da sé che anche questa via Emilia presenti le proprie eccezioni. Come il bar “da Romano”, dal 1936 “passione per la gente”, locale che coniuga, ci spiega il titolare, “tradizione e modernità”. Per colazione, propone la formula americana del "all you can eat": si può mangiare tutto quel che viene messo a disposizione pagando un prezzo fisso, 5 euro, in teoria fino allo svenimento. Il posto è curato e <em>cool</em>, il titolare pure. Insomma, roba da centro. E infatti, è in centro anche se tra il cartello d'inizio e di fine del territorio comunale sono meno di due chilometri. Siamo a Cadeo, seimila abitanti frazioni comprese, in provincia di Piacenza. Un paese aggrappato alla sua main street come una di quelle cittadine di provincia americane che si vedono nei film. Un posto come “da Romano” non sfigurerebbe affatto anche in un centro storico di qualsiasi città capoluogo. A restituire alla <em>location</em> la sua dimensione pop, tra la via Emilia e il west, si incarica a pochi metri dal dehors laterale del locale una statua di Padre Pio a grandezza naturale.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHaC07ri4DNMhM7bWcvm7Dbeni3gIViSSFfHzQkS50i3GmFBRPjqOBWqpFIqEBss2d6KGGZQE0-CyqOd9z-Mdx1g2QtdZaTzX2pFexFF31Q1iNLtCCVIf_mgUrEt67QWbd3aIzVrzR8Xjo/s1600/padrepio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHaC07ri4DNMhM7bWcvm7Dbeni3gIViSSFfHzQkS50i3GmFBRPjqOBWqpFIqEBss2d6KGGZQE0-CyqOd9z-Mdx1g2QtdZaTzX2pFexFF31Q1iNLtCCVIf_mgUrEt67QWbd3aIzVrzR8Xjo/s400/padrepio.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: start;"><span style="font-size: x-small;">Foto di Antonio Tomeo</span></span></td></tr>
</tbody></table>
Un'icona perfetta per la via Emilia che più amiamo. Anche se giustamente Ilmo lamenta che anche la parte più fighetta, quella da guida turistica che intenzionalmente abbiamo snobbato cassando dalla nostra mappa tutte le “eccellenze” che puntellano la strada, non è meno Emilia. Disquisizioni, elucubrazioni e sottigliezze da pedanti. La giustificazione filosofica dell'esistenza stessa della via Emilia così come è oggi, delle sue trasformazioni, perfino delle sue brutture, contraddizioni e incongruenze, ce la offre su un piatto d'argento (si fa per dire naturalmente, da questi parti tira molto di più la plastica) Francesco, titolare di un anonimo bar tabacchi poco dopo Parma con tanto di forme di Parmigiano – rigorosamente in pvc - piazzate sul bancone: “Dà da mangiare a tanta gente”. Come in fondo è da sempre. E punto. Tutto il resto è pedanteria.<br />
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<strong>Totò Riina presidente del consiglio. Candidature alternative: oltre al sempiterno Mussolini, anche Hitler, Pol Pot, Stalin e Mao Tse Tung</strong><br />
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Di Emilia rossa, sulla SS 9, se ne incrocia poca. Anzi, dovessimo basarci solo sulla nostra esperienza, fossimo marziani piombati direttamente da un'altra galassia, dovremmo pensare che l'Emilia ha un cuore nero. Non che noi la si sia buttata in politica. Ma le poche volte che è venuta fuori, su iniziativa personale di qualche cliente o barista, ha sempre assunto toni che non ti aspetteresti da queste parti. Storia a sé fa naturalmente il tratto tra Forlì e Forlimpopoli, pochi chilometri a nord di Predappio, in Romagna. Da quelle parti abbondano in più d'un bar memorabilia di Mussolini, dalle targhe di metallo vintage con frasi celebri del genere “Vincere e vinceremo” fino a un busto di Rosa Maltoni, mamma di Benito e, per ferma volontà del duce stesso, rappresentazione nel corso del Ventennio della donna italiana ideale.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcxWMq4TP5OSZZN5I6yNUcXLCAJvEFPz6id58SLbDMeSn9JXsHXj_IFSIDy1jvKiIW8piMBvBcUUEWhIvsNo48BId0PKyV7ffs25l69UhHSY_8bRlqTCwMVvHvhsPY5HSSeUBBEKlm-8Nf/s1600/giovanemussolini.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="260" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcxWMq4TP5OSZZN5I6yNUcXLCAJvEFPz6id58SLbDMeSn9JXsHXj_IFSIDy1jvKiIW8piMBvBcUUEWhIvsNo48BId0PKyV7ffs25l69UhHSY_8bRlqTCwMVvHvhsPY5HSSeUBBEKlm-8Nf/s400/giovanemussolini.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><span style="text-align: start;">Mostra sul giovane Mussolini a Predappio. Fonte: </span><a href="http://notizie.comuni-italiani.it/foto/60853" style="text-align: start;">Notizie Comuni-italiani.it</a></span></td></tr>
</tbody></table>
Ma se è noto da tempo che da queste parti ci han fatto un business sui nostalgici del fascismo, più preoccupante è il fatto che di fronte alla crisi economica e alla sfiducia generalizzata nei confronti della classe politica, nell'aria si respiri una certa voglia di affidarsi alle presunte virtù taumaturgiche di un uomo solo al comando. “Bene che vada, siamo rovinati” attacca un anziano in un bar appena fuori Modena. Per concludere addirittura che l'Italia e gli italiani sono talmente incasinati che per risollevarci servirebbe che qualcuno creasse una specie di Frankenstein composto da pezzi “nobili” ricavati da Stalin, Hitler, Pol Pot e Mao Tse Tung.
Mentre nel corso del nostro viaggio qualcun altro invoca con scarsa fantasia il ritorno in vita dello “zio Benito”, il top lo raggiungiamo in un bar ristorante poco fuori Faenza, con un tizio, romagnolo d.o.c., che vorrebbe come presidente del consiglio Totò Riina, uno che – ci spiega - “ha fatto anche del bene”. E se sulle presunte benemerenze di <em>Totò 'u curtu</em> appare un po' confuso nelle argomentazioni, risulta inamovibile la sua convinzione che con Riina a Palazzo Chigi i vantaggi economici per il Paese sarebbero notevoli: “Lo stato è mafioso uguale, ma Riina ci costerebbe meno”. E una qualche alternativa compresa all'interno dell'arco parlamentare, no eh? Macché, “è l’ora di tirarci nella fronte a quella gente lì”. E problema risolto.<br />
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<strong>Notte sulla via Emilia 1. Quando Slot machine e puttane, ormai parte integrante del paesaggio, lavorano a pieno regime</strong><br />
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La via Emilia di notte sta a quella di giorno come lo yin (nero) sta allo yang (bianco). E' abitata da popoli diversi. Se di giorno non è impossibile vedere una mamma con carrozzina uscire dal cancello di casa con comodo accesso direttamente sulla Statale per affrontare lo stretto pertugio tra il guard-rail e la carreggiata intasata da Tir e automobili; se dopo i fasti del sabato sera, la domenica mattina il traffico si placa fino quasi a estinguersi permettendo così ai ciclisti di cimentarsi nella pedalata in coppia (odiatissima dagli automobilisti), la notte è il momento in cui Slot machine e prostitute, ormai parte integrante del paesaggio, lavorano a pieno regime. Che, dopo una giornata a farsi il culo a produrre, un po' di svago è indispensabile. Le Slot sono presenti in molti bar, sempre rigorosamente accompagnate dal più ipocrita dei cartelli, appeso a norma di legge: “<a href="http://www.conversomag.com/wp-content/uploads/2015/06/gioco.jpg" target="_blank">Se il gioco diventa un problema puoi chiedere aiuto</a>”.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgY9JByLQ2PCGfRt7Lm39hkC0U2N2Z0JvGNYXsviBx8yBXvMY9XdvgFVTemfKhWrUpwmsARxMS7BlLPXyvhxNpxmAYWvo0Q_abJSAK8yVWtvV3sAicJ6ve7pnc981dCWIguRGQ2UByRlzxE/s1600/slot.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgY9JByLQ2PCGfRt7Lm39hkC0U2N2Z0JvGNYXsviBx8yBXvMY9XdvgFVTemfKhWrUpwmsARxMS7BlLPXyvhxNpxmAYWvo0Q_abJSAK8yVWtvV3sAicJ6ve7pnc981dCWIguRGQ2UByRlzxE/s400/slot.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><span style="text-align: start;">Fonte immagine: </span><a href="http://www.flickr.com/photos/49503168860@N01/5645423906" style="text-align: start;">CougarLicious</a><span style="text-align: start;"> via </span><a href="http://photopin.com/" style="text-align: start;">photopin</a><span style="text-align: start;"> </span><a href="https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/" style="text-align: start;">(license)</a></span></td></tr>
</tbody></table>
A dire il vero, anche se sono un buon affare per i gestori, non tutti i baristi le vogliono. A volte possono contenere anche migliaia di euro di giocate finendo per accendere gli appetiti di qualche delinquente, professionista o anche uno scalzacani. Può sembrare un controsenso, ma se proprio si ha la sfortuna di finire in mezzo a una rapina, meglio imbattersi nei primi. Me lo assicurava anni fa il membro di una banda di rapinatori professionisti agli arresti domiciliari nella comunità per recupero di tossicodipendenti dove lavoravo. “Se sono professionisti – mi spiegava col puntiglio dell'esperto – sanno quello che fanno e hanno interesse a fare il lavoro il più velocemente e nella maniera più pulita possibile. Tu esegui alla lettera quello che ti ordinano e non succederà un bel niente. Prelevano e se ne vanno. Invece il dilettante, il cane sciolto, magari il tossico che ha bisogno di farsi una dose, è imprevedibile, nervoso, ha più paura di te. Di quelli bisogna stare attenti” ammoniva.
Non solo ho mai vissuto una simile esperienza e spero sinceramente di risparmiarmela per tutto il resto della vita, ma non è andata altrettanto bene a più d'un barista lungo la via Emilia che, ci raccontano, dopo aver subito una rapina ha deciso di rinunciare agli introiti delle Slot. Detto questo, se è pur vero che il “crimine non dorme mai”, raccontare che di notte la Statale 9 sia una specie di Far West senza ordine né legge, per quanto narrativamente affascinante, sarebbe semplicemente falso.<br />
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<strong>Notte sulla via Emilia 2. Immancabilmente, “<em>fra cosce e zanzare e nebbia e locali a cui dai del tu</em>”</strong><br />
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Invece, la nostra notte in tour lungo la Statale è stata solo divertente. Tra bar “open 24 h” in cui si praticano improbabili karaoke e sfrenate danze con qualche anziano <em>umarell</em> a far da spettatore dopo una giornata – immaginiamo - spesa a controllare l'andamento dei lavori in corso di qua e di là dalla via Emilia. Con giovani leoni a tentar, forse, di farsi belli esibendosi con voce stentorea sulle note di “Certe notti” del Liga, tanto per fare “un po' di cagnara” in “quelle notti fra cosce e zanzare e nebbia e locali a cui dai del tu”. A ballare in mezzo ai tavolini però, c'è giusto un'attempata ragazza che gli “Emilia bar lovers”, con il piglio sicuro dei conoscitori della materia, battezzano subito come 'cougar', termine gergale per etichettare “donne mature che si comportano come predatrici sessuali nei confronti di uomini notevolmente più giovani”. E chissà se la serata è finita in gloria per tutti. Ce lo auguriamo. Per loro.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCm7v4zuFFfMuNK3orCRhXAEImwbDxObdX6mCgMpPA2w5tgeRnv4Eb0xe0Un4Acpa3xU2MFgggsbES5wDa6vskFnnO39-BkEm5gcvrMj5f-scm_79Lm6sC4g2XhMSXDL_XAIF7zZZjifoW/s1600/marcoilmo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCm7v4zuFFfMuNK3orCRhXAEImwbDxObdX6mCgMpPA2w5tgeRnv4Eb0xe0Un4Acpa3xU2MFgggsbES5wDa6vskFnnO39-BkEm5gcvrMj5f-scm_79Lm6sC4g2XhMSXDL_XAIF7zZZjifoW/s400/marcoilmo.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Gli Emilia Bar Lovers</td></tr>
</tbody></table>
Naturalmente le notti in Emilia possono andare ben oltre simili esibizioni così marcatamente naif da scivolare nello sdolcinato. O nel romantico, a seconda dei punti di vista. Da almeno dieci anni a Bologna, mi spiegano Ilmo e Marco mentre ce la raccontiamo accomodati sui divanetti del camper, va sempre forte il Decadence, “estrema espressione di eleganza e diversità”. In pratica, una serie di eventi organizzati in posti sempre diversi e, a quanto pare, frequentati da un numero enorme di persone, con “concerti, musicisti, scrittori, spettacoli di burlesque e fakirismo, performance di body art, body modification e fetish, lezioni di bondage e installazioni di video estremamente rari, relativi a tematiche di nicchia”.
In sintesi, ambienti sadomaso e fetish aperti a tutti, a patto si rispetti – mi insegnano un termine nuovo che nella mia ingenuità non conoscevo – il 'dress code'. Insomma, il look, l'abbigliamento. Esser vestiti di nero, possibilmente con capi in pelle, è il minimo sindacale per ottenere il visto d'ingresso. In jeans e camicetta si resta fuori, al palo. Confesso che la cosa mi incuriosisce e volentieri ci farei una capatina per un reportage. Salvo realizzare che l'unica cosa nera che possiedo è una maglietta in maniche corte con la scritta Sony ben visibile sul petto, una di quelle raccattate <em>aggratis</em> a qualche evento promozionale. In pratica, per il servizio dovrei spendere una cifra per adeguare il mio armadio al 'dress code' dell'ambiente. Mi sa che dovrò rinunciare.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibDJMQVPd9WJbVpQuYFX9Tsc6nz-Z_FYNT_e3zpfK8ONl5dlwfXovnLK-j_FaTSKIBsP5dPlI0rcxuf6BYQGwHT1Vsso2wzQVDDRHG01h5JvnSJ7eTaDFDiiEsnBnMAccqvZHw1i3EWglY/s1600/nebbia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibDJMQVPd9WJbVpQuYFX9Tsc6nz-Z_FYNT_e3zpfK8ONl5dlwfXovnLK-j_FaTSKIBsP5dPlI0rcxuf6BYQGwHT1Vsso2wzQVDDRHG01h5JvnSJ7eTaDFDiiEsnBnMAccqvZHw1i3EWglY/s400/nebbia.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: start;"><span style="font-size: x-small;">Un mio scatto di una giornata invernale in Emilia</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<strong>“<em>Afa e nebbia saranno anche schifose, ma abbiamo belle donne sempre generose</em>”, con le ossa grosse e un guizzo libertino nello sguardo</strong><br />
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Una cosa a cui non ho rinunciato in questo tour sentimentale lungo la via Emilia, è stato ammirare almeno con lo sguardo le bellezze locali. Forte del viatico fornitomi sempre dalle Cagne Pelose da Rolo:
<em>“Stofeg, fumana, sarani schifosi</em>
<em> ma gom dal beli doni semper generosi”</em>
Circolano diverse leggende sulle emiliane. Tra le più note, vi è quella che siano costituzionalmente di “ossa grosse”. Annotazione anatomica per giustificare, penso, una certa abbondante formosità di fianchi e seno dovuta probabilmente più alla storica passione per il porco e derivati che a una improbabile peculiarità etnica. Naturalmente la faccenda vale più per il passato. O per le contemporanee belle di periferia. Quelle del centro ormai hanno del tutto perso certi tratti caratteristici. Grazie, o colpa, di una dieta <em>globish</em> rigorosamente bio, vegana, attenta alle combinazioni alimentari, amante delle crudité e via rinunciando, giorno dopo giorno, ai piaceri garantiti da salami e prosciutti. La fama di libertine invece, anche questa storica, resta inalterata.<br />
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<a href="https://www.youtube.com/watch?v=YT7SQVbKNrk" target="_blank">Almeno a dar ascolto a Manuela</a>, la mia amica del sexy bar e dell'annesso negozio di biancheria intima, intimissima diciamo pure, in centro a Modena, a un tiro di schioppo dalla sagrato del Duomo e dalla via Emilia, che mi assicura essere rimasto costante nel tempo l'interesse delle signore della Modena-bene per i suoi prodotti. A più d'una delle quali, giura, “ho salvato il matrimonio” grazie ai giusti ritocchi all'abbigliamento intimo.
“Ci sono in Italia città – scriveva nel 1756 un certificatore indiscutibile come Giacomo Casanova – dove ci si può procurare tutti i piaceri che l'uomo sensuale trova a Bologna, ma in nessuna parte li si ottiene così a buon mercato, né così facilmente né così liberamente”. Sempre della Bologna papale, annotava Stendhal nel 1817, “i preti tollerano la libertà dei costumi, altrimenti le frecciate impedirebbero a loro stessi di goderne”. Una libertà che andava oltre i confini bolognesi fino a disegnare un caratteristico tratto emiliano, almeno a dar ascolto allo storico francese e monaco benedettino del XVIII secolo, Casimir Freschot che, a proposito di Reggio, scriveva: “Non so se sia per il clima, ma l'amore conta tanto nella città di Reggio che essa si potrebbe definire un'Isola di Venere (...). Le donne hanno sguardo vivace e così pronte ad afferrare tutte le occasioni per conquistare i cuori, che nessuno può loro sfuggire”.<br />
<h2>
VIDEO di Martino Pinna / I migliori bar della Via Emilia</h2>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/MqBMRwn-eC8?rel=0" width="560"></iframe></center>
<strong><br /></strong>
<strong>Ecco che mi parte la penna in una ingiustificabile invettiva contro le donne. Ma solo quelle del centro, quelle più belle, che no, non sono le fate</strong><br />
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Per quanto mi riguarda, <em>an ghe gninta da fer</em>, non c'è niente da fare, le emiliane mi piacciono così: con le ossa grossa e con quel guizzo libertino negli occhi. Caratteristiche che ormai conservano con rigore filologico solo le eredi di certi tradizioni popolari, quelle fedeli alla linea del lardo e al socialismo da balera. A dire il vero, è anche che le fighette centrine, bellissime e fatte con lo stampino, uguali a Modena come a Londra o Berlino, non soddisfano minimamente il mio gusto estetico, sempre più convinto della verità del motto proustiano che invita a lasciare “le belle donne agli uomini senza immaginazione”. Nel corso del nostro tour mi sono platonicamente innamorato almeno in un paio di occasioni. La prima volta di una cameriera di un bar incrociato nel parmigiano, attratto dal suo sguardo trasparente e dalle sue giovani mani già segnate dal lavoro. E ho tanto insistito per convincerla a farsi fotografare dal nostro fotoreporter Antonio Tomeo da riuscire infine a vincere la sua ritrosia. Posto qui qui la sua foto con tutta la delicatezza e il rispetto che le parole mi permettono di esprimere.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizrJqRUCPr69bMUZvE-BuGi6VEG3hv8l8owhAqHiXt33BmX06inytGAeNFJaj9CzEtFGhoOgTOSin-NtJdh5gF_JrKfUF8KAXWURfWv3NO7-C2Fb-elpji5EB81pvXf4FER-dKpKlopuUq/s1600/003-converso-_MG_0168.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizrJqRUCPr69bMUZvE-BuGi6VEG3hv8l8owhAqHiXt33BmX06inytGAeNFJaj9CzEtFGhoOgTOSin-NtJdh5gF_JrKfUF8KAXWURfWv3NO7-C2Fb-elpji5EB81pvXf4FER-dKpKlopuUq/s400/003-converso-_MG_0168.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: start;"><span style="font-size: x-small;">Foto di Antonio Tomeo</span></span></td></tr>
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La mia seconda infatuazione ha trovato l'oggetto del suo desiderio in un bar del reggiano. Una bella mora, almeno secondo i miei gusti, con lo sguardo perso nel vuoto e l'aria annoiata seduta al tavolo di una compagnia talmente ciarliera da raggiungere un volume sonoro da concerto rock. Mi ha incuriosito subito la sua scollatura da brividi immaginando che la donna del mistero potesse racchiudere più d'un segreto. E infatti a un certo punto si è alzata rivelando un minigonna mozzafiato a coprire, per modo di dire, un paio di cosce tornite delle dimensioni di due tronchi velate da una tulle nera lunga fino alle caviglie. Me l'aspettavo così, giuro. Se qualcuno volesse leggere in queste parole dell'ironia snob, si fermi subito. Trovo più verità, originalità e semplicità in questo tipo di donne che nelle tante fatine del centro, giovani e meno giovani, ma sempre così uguali l'una all'altra. Così noiose. Così prevedibili. Forse ci stiamo sbagliando ragazzi, ma così è, <em>an ghe gninta da fer</em>.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhulktBIP2qbBoR9bOhATUy0VSs6O_NhIqV8iKEzyHwGtRcd8RlrbZV-3qCaxCLuSU02KiLoO3xJTAU2MQuOlSoCyAk6mSiE6DFTFefsAAA6yf2tLt8IhsFJB7NkTn7FHbnfLWPGTIH80W4/s1600/007-converso-_MG_0416.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhulktBIP2qbBoR9bOhATUy0VSs6O_NhIqV8iKEzyHwGtRcd8RlrbZV-3qCaxCLuSU02KiLoO3xJTAU2MQuOlSoCyAk6mSiE6DFTFefsAAA6yf2tLt8IhsFJB7NkTn7FHbnfLWPGTIH80W4/s400/007-converso-_MG_0416.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><span style="text-align: start;">Il bar Bacone, nei pressi di Reggio, prende il nome dal grande filosofo inglese. Senza negare la propria profonda emilianità: "Gnocco fritto </span><b style="text-align: start;">take away</b><span style="text-align: start;"> tipico". Foto di Antonio Tomeo</span></span></td></tr>
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<strong>E la Romagna? A Rimini ci sono stato qualche volta solo d'inverno. Trovandola per altro bellissima nella sua malinconia da doposbronza</strong><br />
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Il nostro viaggio a ritroso giunge al termine sul ponte di Tiberio, a Rimini, in Romagna. Che, mi accorgo, aver ampiamente sacrificato nel mio racconto. E' sempre così quando si parte dall'Emilia. Non me ne vogliano gli amici romagnoli, ma per un emiliano – anche se d'adozione o d'accatto come nel mio caso – la Romagna è un po' figlia di un dio minore. Al fine di evitare una crisi interregionale, premetto che dissento totalmente da ciò che state per leggere, ma devo confessare che una delle prime cose che mi hanno insegnato quando sono venuto a vivere qui è stato il coro che gli ultrà del Modena calcio cantano a quelli del Cesena in trasferta da queste parti. Un feroce sfottò che storpia così il finale del ritornello di 'Romagna mia' di Raul Casadei: “Quando ti penso, vorrei cagare, in quella merda che chiami mare”. Non mi pronuncio a riguardo, in Riviera non ho mai fatto il bagno perché a Rimini ci sono stato qualche volta solo d'inverno. Trovandola per altro bellissima nella sua malinconia da doposbronza. Col suo lungomare di bagni deserti e alberghi privi di segnali di vita. Quasi uno scenario post-atomico. Tanto che viene da chiedersi per quale miracolo possa subitaneamente rianimarsi da giugno a settembre fino a raggiungere densità umane tali da sfidare Hong Kong.<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZu3JiBs9l_pWtGiRDtBKgxk7JvBSK9q02nPHmDtkb9EPYtE1lPArrJMo61FtYaQ6yVdR8Y5lhKBiW6RXPEUbfu_UlfgNo2JhyC-cyvaFzs2XEKZebO-kDZAzE8wbrtWZFy38DcRXemFgc/s1600/ruota_panoramica.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZu3JiBs9l_pWtGiRDtBKgxk7JvBSK9q02nPHmDtkb9EPYtE1lPArrJMo61FtYaQ6yVdR8Y5lhKBiW6RXPEUbfu_UlfgNo2JhyC-cyvaFzs2XEKZebO-kDZAzE8wbrtWZFy38DcRXemFgc/s400/ruota_panoramica.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: start;"><span style="font-size: x-small;">Ruota panoramica di Rimini</span></span></td></tr>
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A Rimini naturalmente si conclude in bellezza: in piadineria. Poco distante, l'enorme ruota panoramica sfavillante di luci che in questa serata domenicale di maggio gira sorniona pur senza che alcun umano se la fili. La piada è salatissima per i miei gusti, e anche se ai tavoli siamo seduti solo noi e gli “Emilia bar lovers”, gli altoparlanti con volume a palla ci tormentano con la musica di Luciano Ligabue da Correggio, quella in cui - ironizzava un sito satirico – “è stato scoperto di recente un terzo accordo”. E' chiaro che da queste parti si scaldano già i muscoli in vista dell'apertura della stagione. A noi invece, dopo due giorni di tour, al massimo i muscoli fanno male. A furia di ingollare cappuccini, Marco ha avuto seri problemi di stomaco, e fortuna che i bar si sono aggiornati sostituendo al Carlino strumentazioni più consone. Ilmo dopo una sequela di una decina di spritz al giorno, a partire dalle otto del mattino, comincia a mostrare chiari segni di cedimento. E' ora di tornare a casa. In autostrada.<br />
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<i><strong>Nota</strong>: le citazioni storiche sono tratte dal volume "<a href="http://panizzi.comune.re.it/Sezione.jsp?idSezione=197" target="_blank">Esplorazioni sulla Via Emilia. Scritture nel paesaggio</a>" di Ermanno Cavazzoni.
La citazione "(...) quando al bar di sera si guardava il giornale per vedere che film davano in provincia (...) è tratta dalle "<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Learco_Pignagnoli" target="_blank">Opere complete di Learco Pignagnoli</a>" di Daniele Benati.</i><br />
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<strong>Per la realizzazione di questo reportage (del video e delle foto), si ringraziano per il sostegno morale e il contributo economico:</strong>
Alberto Franchini, Daniele Bertulu, Sandro Campani, Moira Caracciolo, Francesco So, Enrico Ruggeri, Gaia Borghi, Alice Lombardi, Paolo Battaglia, Elena Savani, Claudio Simeone, Alessandro Violi.Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-78109915576364648662015-09-17T15:27:00.000+02:002015-09-17T17:32:15.676+02:00I miei video per ConversoI miei video reportage (da solo o in collaborazione) realizzati per il magazine <a href="http://www.conversomag.com/" target="_blank">Converso</a>.<br />
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<a href="https://www.youtube.com/user/conversomag" target="_blank">Qui il canale YouTube</a>.
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Vite da appassionati di BDSM, bondage e disciplina, dominazione e sottomissione, sadismo e masochismo. Insomma, il sesso vissuto come pratica a volte estrema. Come un gioco in cui l'atto sessuale vero e proprio è solo la conclusione di un lungo roleplay preliminare dove, accanto all'eccitazione dei sensi, si sperimentano violente emozioni che hanno più a che fare con la psiche (di ciascuno di noi).
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Un universo perfetto, simmetrico, ma anche estremamente fragile. Soprattutto, al solito, perchè ci si mette di mezzo l'uomo. Viaggio nel meraviglioso mondo delle api, l'insetto che, a ragion veduta, possiamo considerare il "migliore amico dell'uomo".
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Elisa, Elena e Patrizia fanno parte di un gruppo di una trentina di persone che si sono ritagliate un piccolo spazio in periferia per fare, insieme, una delle attività più antiche dell'umanità: coltivare. L'agricoltura familiare, compresa quella micro da terrazzi di città, sta ritornando in voga. Ma la crisi economica non c'entra. Piuttosto, è la voglia di piantare (le proprie) radici nella terra nell'epoca della rivoluzione digitale.
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"Link" significa "legame", la teoria scientifica in base alla quale la crudeltà su animali è propedeutica e indissolubilmente connessa all'attuazione di comportamenti violenti e criminali anche nei confronti delle persone. Questo video racconta alcuni comportamenti deviati che vengono attuati sia sugli animali che sugli esseri umani.
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C'è chi considera la legge 194, quella sull'interruzione volontaria della gravidanza, una "fabbrica della morte" e vorrebbe abolirla. E chi invece la difende a spada tratta come "una delle migliori leggi possibili". In realtà nessun politico oggi si sognerebbe di proporre l'abolizione della legge, però cresce il numero dei medici obiettori di coscienza, ormai quasi 2 su 3 sul territorio nazionale, e la sua applicazione diventa sempre più complicata. Un modo forse più subdolo per mandare in crisi quella che in moltissimi considerano, a quasi 40 anni dalla sua approvazione, una "legge di civiltà".
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Proprio in questi giorni, per i fedeli musulmani di tutto il mondo, è cominciato il Ramadan, il mese del Digiuno. Lo festeggeranno anche molte donne, figlie di immigrati ma nate e vissute in Italia - e ormai italiane a tutti gli effetti - che hanno scelto di indossare il velo come simbolo identitario. Personale in primo luogo, ma anche di un'Italia che cambia, volente o nolente, segnata dalla contaminazione di culture differenti.
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Essere gay può essere molto pericoloso. Nel mondo sono 91 i paesi in cui i comportamenti omosessuali, anche praticati in casa propria, sono illegali. In 7 di di questi è prevista la pena di morte. Ecco perché in Italia la richiesta di asilo per motivi di discriminazione sessuale viene generalmente accettata una volta che riconosciuta - anche grazie all'aiuto fornito da Arcigay - l'effettiva omosessualità del richiedente.
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Per la prima volta nella storia della "rossa" Modena, il candidato sindaco del PD, Gian Carlo Muzzarelli, dovrà misurarsi al ballottaggio del prossimo 8 giugno con l'esponente del M5S Marco Bortolotti. Lo farà dall'alto del suo 49,7 per cento ottenuto al primo turno. Un risultato eccellente ma che in questa roccaforte dell'Emilia rossa rappresenta un campanello d'allarme. Ecco perché una quasi vittoria sembra più una grande sconfitta.
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Cinque trentenni laureati, tutti lavoratori anche se precari, decidono di vivere insieme in una grande casa di campagna. Una scelta che per quattro anni li tiene uniti. Poi qualcosa cambia e il quintetto decide di dividersi. Ma solo un po'. Una storia di ragazzi e ragazze che cercano di rispondere a loro modo, facendo gruppo, al bisogno di sentirsi meno soli in una società dove è sempre più difficile riuscire a mettere in piedi una nuova famiglia.
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Viaggio nel mondo della tossicodipendenza da sostanze psicotrope.
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La storia di Manuela, e titolare di un negozio di biancheria intima e di un wine bar unici.
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"Esserci" nell'epoca dei social network.
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Vite da pole dancer.
Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-3998186504695761942015-09-16T00:30:00.000+02:002015-09-17T17:37:09.377+02:00Il morto continua a camminare - Converso 01<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhe5O8PXmnna7ryvAii5fIs4G2AiFoeHSnIgG6YNXgUJ6tKVoLX8I_FX53ojIpRhqwPt8Mw2vZwcWVQ8cVQGVt3J9wtfisAAJHHk5Zjkyaf6worZ1xv1kUHs__QLLU5bdoZ7pMeepCRVUZD/s1600/ilmorto_cover.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhe5O8PXmnna7ryvAii5fIs4G2AiFoeHSnIgG6YNXgUJ6tKVoLX8I_FX53ojIpRhqwPt8Mw2vZwcWVQ8cVQGVt3J9wtfisAAJHHk5Zjkyaf6worZ1xv1kUHs__QLLU5bdoZ7pMeepCRVUZD/s400/ilmorto_cover.jpg" width="400" /></a></div>
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<em>A fine anni Settanta esce in Italia in un'edizione pirata "Il morto" di Georges Bataille. Si tratta di un racconto postumo che sviluppa alcuni dei suoi temi classici: l'erotismo, la morte, la trasgressione. L'artista modenese Daniele Lugli se ne innamora subito e insieme all'amico Paolo Montanari riduce in forma di fotoromanzo l'opera dello scrittore e filosofo francese. Da qui comincia la lunga odissea tra Italia e Francia per tentarne la pubblicazione. Nonostante all'epoca goda del pieno sostegno di personaggi come Roland Topor del Movimento Panico, il fotoromanzo resta ancora oggi inedito. La vicenda de "Il morto" è dunque la storia di una sconfitta. Dopo due anni di tentativi, Lugli e Montanari gettano la spugna e si rassegnano a lasciarlo in un cassetto. E' la resa. Invincibile. Come quella dell'intera generazione di cui hanno fatto parte.</em></h2>
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<a name='more'></a><em><br /></em></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjg4FzQCtA8sReHZ95KyMF4VbSWssVry3eH71IxL2iq0KjQpuBZLPadp56qGaOCYY4unNnGdB19N4GG22zt-B4LyCpgM5iixFnHGaMo2QlHYhu41ixJs7QLBdem1g-2VuqtczkkJbzmQQpO/s1600/ilmorto01.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjg4FzQCtA8sReHZ95KyMF4VbSWssVry3eH71IxL2iq0KjQpuBZLPadp56qGaOCYY4unNnGdB19N4GG22zt-B4LyCpgM5iixFnHGaMo2QlHYhu41ixJs7QLBdem1g-2VuqtczkkJbzmQQpO/s400/ilmorto01.jpg" width="400" /></a></div>
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Lotta Continua del 20 gennaio 1978. A firma dei compagni “Jerry e Carlo” esce una <a href="http://fondazionerrideluca.com/download/1978/01_1978/LOTTA-CONTINUA_1978_01_20_16_0009.pdf" target="_blank">recensione</a> del racconto postumo di Georges Bataille, “Il morto”, appena tradotto in italiano in una versione pirata edita dalle misteriose “Edizioni del Sole nero” di Amsterdam. Anche se la figura del morto che dà il titolo al racconto aleggia su tutta la vicenda, la vera protagonista della storia è Marie, che fugge nuda dalla casa dove giace il cadavere di Edouard e finisce in un bar di paese dove si lascia andare ad eccessi di ogni tipo fino a ridursi a mero oggetto sessuale a disposizione degli avventori del locale. A un certo punto entra in scena un uomo che si presenta come 'il conte', la cui somiglianza col morto colpisce immediatamente Marie, convinta di trovarsi di fronte al suo fantasma. Insieme, il conte e Marie tornano nella casa del morto. Nel finale Marie si suicida, tagliandosi i polsi.
“Al centro de 'II Morto' – scrivono Jerry e Carlo pasticciando un po' con la punteggiatura e le parole - è una esperienza dell'erotismo fatta sul limite e con la complicità di quella della morte; un'esperienza della morte che si esprime, si realizza in quella dell'erotismo. La frenesia di Marie che caca, piscia, vomita, balla, scopa sviene, ha qualcosa di inquietante, di profondamente vicino alle convulsioni di un moribondo”.<br />
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A rimanere affascinato da “Il morto”, dal radicalismo di uno scrittore e filosofo maledetto come Bataille, è anche il pittore, fotografo e videomaker modenese <a href="http://www.dennylugli.it/" target="_blank">Daniele - per tutti semplicemente Denny - Lugli</a>. Uno che oggi verrebbe etichettato come “artista underground” ma, all'epoca, in grado di intercettare, e vivere in prima persona, pulsioni e tensioni di una stagione, i Settanta, che hanno avuto una lunga coda esauritasi solo alla fine del decennio successivo. Non a caso, proprio nel corso dei primi anni '80, Lugli sarà tra i protagonisti di uno dei più importanti – e misconosciuti – movimenti artistici di quegli anni: Retroguardia (al manipolo di artisti che ne hanno fatto parte, dedicheremo un prossimo articolo).<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikV0-fbGAG98To-GGBuLVx25VX0EEl_w51hXq_gVwvvZZltM8JsrO2_GgacKk7hTAuVLH1ntAGqIn-RnxCT6_AcLwC74QFHVbM92eweqwyh4ira-sxLdvqtlRN6UbDdL3s97H5Po51zzWz/s1600/ilmorto02.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikV0-fbGAG98To-GGBuLVx25VX0EEl_w51hXq_gVwvvZZltM8JsrO2_GgacKk7hTAuVLH1ntAGqIn-RnxCT6_AcLwC74QFHVbM92eweqwyh4ira-sxLdvqtlRN6UbDdL3s97H5Po51zzWz/s400/ilmorto02.jpg" width="400" /></a></div>
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“Nel 1979 ho letto il racconto di Bataille e ne sono rimasto entusiasta – racconta oggi - mi aveva colpito il fatto che fosse una storia con una progressione molto fredda, implacabile, fino all'inevitabile conclusione finale. Ho pensato subito che avrei voluto riproporla a mio modo”. Ed ecco arrivare l'idea. Bataille è autore di nicchia, per pochi, ma il fotoromanzo come genere tira come mai in precedenza: nella seconda metà degli anni Settanta, riviste come Sogno, Grand Hotel, le edizioni Lancio, raggiungono in Italia tirature di quasi nove milioni di copie al mese. Un anno dopo Lugli decide quindi di trasformare in un fotoromanzo, lettura popolare per eccellenza, un racconto estremo come “Il morto”.<br />
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Impresa nient'affatto scontata perfino in una Modena decisamente più aperta della città borghese e conservatrice che è ora. Bisogna trovare “attori” disposti a farsi fotografare nudi, location dove girare scene passibili di “oltraggio al pubblico pudore”. Denny si rivolge così all'amico e collaboratore di sempre, Paolo Montanari, che si incarica di svolgere opera di arruolamento tra amici e conoscenti, morose ed ex morose, nonché ricercare persone disposte a offrire i loro ambienti per degli scatti “scabrosi”.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1VCS2RVCG7C5Vrdn89YePuW53xdm9lcLa4_JNwDedSzpzOEkky6Tyq_WUbQfIfrIk_r0GTEjWWL908_48jafRORjJm0CxNE2I0Jtw4HYB3eoqMNfz9jDWVAWdkOzfsa2Ao9FcerKbsnc_/s1600/ilmorto06.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1VCS2RVCG7C5Vrdn89YePuW53xdm9lcLa4_JNwDedSzpzOEkky6Tyq_WUbQfIfrIk_r0GTEjWWL908_48jafRORjJm0CxNE2I0Jtw4HYB3eoqMNfz9jDWVAWdkOzfsa2Ao9FcerKbsnc_/s640/ilmorto06.jpg" width="478" /></a></div>
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“Con un po' di fatica – racconta Montanari – sono riuscito a trovar tutto: posti e persone. Le scene iniziali ad esempio le abbiamo girate in un'osteria del centro storico di Modena durante la giornata di chiusura. Il titolare, un amico, era molto disponibile anche se non gli avevamo raccontato esattamente <em>cosa</em> volevamo realizzare. Quel giorno, mentre fotografavamo una scena di sesso orale, lui entra tranquillo e si trova davanti uno che se la spassa in mezzo alle gambe di Marie, che era poi interpretata da una mia ex morosa. Anni dopo, il poveraccio mi ha raccontato di aver rischiato l'infarto” conclude ridendo.
In una settimana circa, seguendo lo schema del minuzioso storyboard disegnato da Denny, gli scatti sono completati.<br />
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Ci vorranno altri sei mesi però per svilupparli e stamparli. Infine, tutte le foto vengono incollate su pagine di cartocino nero seguendo una struttura di vignette ispirata alle tavole di Valentina di Guido Crepax. Una spessa copertina tiene insieme tutte le tavole. L'originale del fotoromanzo è pronto per essere proposto agli editori per un'eventuale pubblicazione. C'è solo un piccolo problema: l'opera di 44 pagine, oltre ad essere in edizione unica, pesa circa sette chili. Un vero e proprio bagaglio a mano al quale, per essere trasportato, vengono applicate anche due solide maniglie.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5xWs_R2b4ju-p6bEVb-s6b_bYoxENzLTWWWUKBEixgzfCX5VhbawOZ-aAu6qayXU_vMqb2t_AurIb_ykFryD-32M7aJDE-knRY7D4pq9UniggCu_p9nQjWqSgI1-c32wK7s-ugwiTU6-n/s1600/ilmorto03.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5xWs_R2b4ju-p6bEVb-s6b_bYoxENzLTWWWUKBEixgzfCX5VhbawOZ-aAu6qayXU_vMqb2t_AurIb_ykFryD-32M7aJDE-knRY7D4pq9UniggCu_p9nQjWqSgI1-c32wK7s-ugwiTU6-n/s400/ilmorto03.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Da sinistra a destra, Lugli e Montanari oggi, mentre tengono in mano il fotoromanzo da "sette chili" tratto dal racconto di Bataille.</td></tr>
</tbody></table>
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Qualche mese prima che Lugli e Montanari concludessero il loro fotoromanzo, Vincenzo Sparagna ha fondato insieme a Filippo Scòzzari e Stefano Tamburini, Frigidaire, rivista di fumetti e attualità che, grazie alla presenza di uno straordinario gruppo di talenti tanto creativi quanto trasgressivi, si caratterizza come “un contenitore in cui stivare materiali presi dai luoghi più disparati e sorprendenti, quasi alieni e perturbanti, <a href="http://www.fumettologica.it/2014/05/1980-1988-la-golden-age-di-frigidaire/" target="_blank">come fosse un frigorifero</a>”.<br />
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Il successo è immediato: le vendite si stabilizzano intorno alle 20 mila copie. Tantissime. Come i problemi economici che da subito affliggono la creatura di Sparagna. Infatti, “la società filo-socialista – ovvero filo-craxiana – Quadratum, che ha messo il capitale iniziale per pagare i collaboratori e si è fatta garante presso cartiere e stampatori del credito necessario per far partire l’avventura, si accorge subito che la rivista non ha nulla a che spartire con il proprio <em>milieu</em> sociale e politico di riferimento”. Sparagna deve sborsare 200 milioni per liquidarla.
La parentesi è importante perché è proprio a Frigidaire che Montanari e Lugli, allora poco più che ventenni, si rivolgono in prima battuta per piazzare “Il morto”. Prendono appuntamento con Sparagna e si recano col loro malloppo in redazione, a Roma, dove assistono in diretta a una delle leggendarie litigate - per soldi naturalmente - tra il direttore e Andrea Pazienza, uno dei principali collaboratori.
“A Sparagna il nostro fotoromanzo piacque parecchio – ricorda oggi Lugli – e ci propose di pubblicarlo come supplemento di Frigidaire.<br />
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Una soluzione che però, gasati dal fatto di aver incassato un sì al primo tentativo, non ci convinceva del tutto. I supplementi infatti venivano stampati sua una carta di scarsa qualità, tipo quella dei quotidiani. In più era chiaro che non avremmo visto un soldo dalla pubblicazione su Frigidaire. Quindi ci lasciammo con l'accordo di risentirci, dopo averci pensato un po' su”. I due tornano a Modena convinti che “Il morto” è destinato a percorrere il viale del successo. Piace. Si tratta solo di trovare l'editore giusto. Provano con Gremese, casa editrice romana fondata nel 1977 e all'epoca specializzata in cinema, teatro e televisione, nonché detentrice dei diritti delle opere di Bataille. E lì si scontrano per la prima volta con quello che sarà il <em>leit motiv</em> di tutti i successivi tentativi: “Il morto” o è troppo porno o lo è troppo poco. Come nel caso de “Le ore” di Milano - storica rivista erotica che sempre nel '77 ha virato decisamente verso l'hard - alla quale propongono l'opera. Che viene appunto rifiutata perché troppo casta. E troppo intellettuale.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMHARWiu-6L69XHwM59AZsD00G8Rh2mj3VjIhGC3ZNdU8slRvggTYw31VPqzk0fikLuj8PW3of7Fk82ZGVuGg0l2ReWELeKG_ixzdpeN4K99t-HBrjuwN_5039d512J3ZaMgemZYd3xcIv/s1600/ilmorto04.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMHARWiu-6L69XHwM59AZsD00G8Rh2mj3VjIhGC3ZNdU8slRvggTYw31VPqzk0fikLuj8PW3of7Fk82ZGVuGg0l2ReWELeKG_ixzdpeN4K99t-HBrjuwN_5039d512J3ZaMgemZYd3xcIv/s400/ilmorto04.jpg" width="400" /></a></div>
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Tutte le porte sembrano chiudersi davanti a “Il morto”. Poi d'improvviso, la speranza si riaccende. A Modena, per presenziare a una mostra, viene invitato Roland Topor, illustratore e scrittore francese che insieme a Fernando Arrabal e Alejandro Jodorowsky è tra i fondatori del <a href="http://bizzarrobazar.com/2012/05/30/il-movimento-panico/" target="_blank">movimento surrealista “Panico”</a>, caratterizzato in tutte le opere e le performance prodotte dai tre, da un taglio irriverente, violento e grottesco. I due scoprono in quale albergo è alloggiato e riescono a recapitargli un bigliettino da visita con stampato su un lato uno scatto dal fotoromanzo. Sull'altro, un messaggio. Questo: “<em>Nous vendons cauchemars, si vous êtes intéressé venez à minuit devant de l'Academie</em>”. Vendiamo incubi, se siete interessato venite a mezzanotte davanti all'Accademia. Che sarebbe poi la storica accademia militare di Modena che ha sede nel Palazzo ducale, in piazzale Roma, pieno centro storico. Allo scoccare della mezzanotte, puntuale, Topor si presenta all'appuntamento accompagnato dalla moglie. Lugli e Montanari sono lì ad aspettarlo con il librone in mano.<br />
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Passano tutta la notte a bere, chiacchierare e a discutere de “Il morto”. Che a Topor piace. Molto. Promette loro di aiutarli a pubblicarlo in Francia. E, per quel che gli sarà possibile, manterrà la promessa fatta a questi due ragazzini modenesi "spacciatori" d'incubi.
Nell'aprile 1081, Lugli e Montanari si recano a Parigi coi loro sette chili sotto braccio. Il primo tentativo lo fanno con Dominique Leroy, libraio parigino che nel 1970 ha fondato l'omonima casa editrice specializzata in fumetti e romanzi erotici. Poi Topor li mette in contatto con Jean Jacques Pauvert, anch'egli titolare di una storica casa editrice, la quale, oltre a Bataille, è nota per pubblicare testi dimenticati, censurati e marginali. Pauvert è disposto a dare alle stampe “Il morto”, ma l'ex moglie di Bataille, Sylvia, si rifiuta di cedere i diritti. “Non tanto per il nostro fotoromanzo – spiega Lugli – che non ha mai nemmeno visto, ma perché stanca di veder ridotte a pornografia pura le opere del marito. Nonostante le pressioni di Pauvert, Sylvia non cede”. Se nemmeno Topor riesce a farli pubblicare, il destino del <em>morto </em>sembra segnato. Dopo due anni di tentativi andati a vuoto, Lugli e Montanari gettano la spugna, dedicandosi ad altri progetti artistici all'interno del movimento della Retroguardia.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6ddGttoWfwIzbmzA88OF_pLcNp-XGmM3iMJWlZRg4UATZ7v8ae_52Hfo6FmbuycSaLKk_hw1IP0QB9F855EMdxG4MKHloCrLmjiwpJsWO4M6L5wwfaABoRy3c66zMxlktiRW0-Rqc-ald/s1600/ilmorto07.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6ddGttoWfwIzbmzA88OF_pLcNp-XGmM3iMJWlZRg4UATZ7v8ae_52Hfo6FmbuycSaLKk_hw1IP0QB9F855EMdxG4MKHloCrLmjiwpJsWO4M6L5wwfaABoRy3c66zMxlktiRW0-Rqc-ald/s400/ilmorto07.jpg" width="400" /></a></div>
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“Il morto” si conferma così una storia maledetta e la versione made in Modena del duo ancora oggi deve vedere la luce. Di visionabile esiste solo il video, <a href="http://youtu.be/kA8stvWp-j0" target="_blank">che pubblichiamo oggi in prima assoluta</a>, in cui gli scatti del fotoromanzo sono riprodotti in sequenza con le voci recitanti degli attori che presero parte alla realizzazione del progetto. L'unico altro tentativo compiuto di riduzione per immagini del racconto di Bataille è del 1987, ad opera della video artista sperimentale americana Peggy Ahwesh, col suo “<a href="https://vimeo.com/71613210" target="_blank">The deadman</a>”, anche questo visibile integralmente in rete.<br />
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La vicenda del fotoromanzo “Il morto” è dunque la storia di una sconfitta. Ma anche, a suo modo la rappresentazione scenica della bellissima utopia di un'intera generazione: quella irriverente e trasgressiva formatasi negli anni '70 che proprio in Emilia - a Bologna ma non solo - ha avuto uno dei suoi centri nevralgici. “Anche se la nostra riduzione è dei primissimi anni '80 - ricorda Lugli, oggi sessantenne – è chiaro che questo lavoro, come tutti quelli successivi nella Retroguardia, culturalmente è legato ai fermenti del decennio precedente. Allora io ero vicino a Stampa Alternativa, la casa editrice romana fondata nel 1970 da Marcello Baraghini sull'esempio delle Alternative Press anglosassoni.<br />
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Come in molti altri posti, anche a Modena e in tutta l'Emilia si respirava un'aria molto vivace. Si faceva controcultura, controinformazione, portavamo qui gruppi di rock alternativo fin dalla Germania. Per dire, a Rubiera, nel reggiano, nel 1974 venne organizzato un festival rock sul modello dei 'Festival del proletariato giovanile' promossi dalla rivista 'Re Nudo' di Andrea Valcarenghi. La cosa curiosa è che a darci una mano, per esempio permettendoci di utilizzare il loro ciclostile, erano i socialisti, in una città come la nostra dove il Partito Comunista era assolutamente egemone. Poi tutto quella vivacità, quel caos creativo, questo divertimento folle - perché sì, soprattutto ci divertivamo un sacco - fu pian piano inghiottito dai canali ufficiali, quelli del Comune o delle varie associazioni giovanili dell'epoca. E così venne normalizzato”.<br />
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Di quella straordinaria utopia - <em>pornografica</em> rispetto a qualsiasi tentativo di intruppamento ideologico o, ancora di più, alla progressiva omologazione che ha marginalizzato fino a rendere insignificante qualsiasi visione alternativa - non resta più niente. Ma è l'Italia di oggi il vero cadavere, molto di più di quanto lo sia il fotoromanzo di sette chili che riposa nella polvere della casa studio di Denny Lugli. Eppure, si sa, la storia non si ferma. E non è detto che sotto la cappa di immobilismo e grigiore che ammorbano l'Emilia e l'intero paese, qualcosa - per adesso ancora invisibile - si muova. E forse, da qualche parte sotto le ceneri, lo spirito di questi vecchi ragazzi sessantenni continua a risplendere. <em>The king is dead, long live the king!</em> Anche se non ce ne accorgiamo, il morto continua a camminare.
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Pubblicato su <a href="http://www.conversomag.com/georges-bataille-il-morto-fotoromanzo/" target="_blank">Conversomag</a> il 21 giugno 2015<br />
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<a href="https://mega.nz/#!lFFBGRDL!v_cP7RBRbcIFfCkPYxi4eSYp7q2UbXuSUqKRSCIXhGc" target="_blank">Qui in versione epub</a>.<br />
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Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-85191569054653807752015-09-15T13:04:00.001+02:002015-09-15T13:04:37.362+02:00Balkan is nothing<i>"«Non riuscirò mai a capire come sia potuto accadere», disse la scrittrice Rebecca West a suo marito nel 1936, mentre si trovavano sul balcone del municipio di Sarajevo. Non che mancassero elementi, aggiunse, il problema è che ce n'erano troppi".</i><br />
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<span style="font-size: x-small;">Christopher Clark "<a href="http://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=99&task=schedalibro&isbn=9788858105023" target="_blank">I sonnambuli. Come l'Europa arrivò alla Grande Guerra</a>" </span></div>
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Non avrei potuto trovare spunto più pertinente per presentare il reportage che ho realizzato insieme a Antonio Poser. La Bosnia è geograficamente ai margini dell'Unione e, come la sua favolosa capitale, Sarajevo, è un posto dove "non ci si passa, ci si deve andare apposta". Eppure un viaggio in Bosnia significa immergersi nel cuore del continente. E nelle sue tenebre, passate e presenti.
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/pl5RYFa5Zh8?rel=0" width="560"></iframe></center>
Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-48242020682059467832015-07-10T08:53:00.001+02:002015-07-10T08:53:18.308+02:00Coral negro de La HabanaEnloquezco de ganas de dormir a su ladito
porque Dios! que esta Flaca a mi me tiene loquito.
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/Qfae83OBVxo?rel=0" width="560"></iframe></center>
Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-82109810743549692222015-05-15T16:11:00.002+02:002015-05-15T16:11:46.232+02:00Andrea of Finland<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigd0HQ1hIs5YUR1BjxqNJHgNA0aRklcF9eocI4LYWyY4mPh_9D4LfoYjw1E3Epm_JD57BtXV198e10exuF8tWm4k9s8OcB_GL7KSU5ANo5OBj5TOHxdjof-JoHtJhLbXQKVdPBgyVjwPuR/s1600/covertom-1021x580.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="226" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigd0HQ1hIs5YUR1BjxqNJHgNA0aRklcF9eocI4LYWyY4mPh_9D4LfoYjw1E3Epm_JD57BtXV198e10exuF8tWm4k9s8OcB_GL7KSU5ANo5OBj5TOHxdjof-JoHtJhLbXQKVdPBgyVjwPuR/s400/covertom-1021x580.jpg" width="400" /></a></div>
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Una tragica sera di giugno di quest’anno il genius di Andrea Pazienza è volato via, verso il paradiso degli eroi, trascinando con sé ricordi, giornate difficili, scazzi, incomprensioni, fughe, abbracci sinceri, dediche sui frontespizi dei suoi libri, che ora rileggo con lo strazio di un vecchio sentimentale.<br />
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Non sarò certo io, che non amo né la retorica post mortem, né l’agiografia, a stendere qui una tra le molte, e più tardive, orazioni funebri. Vorrei invece scrivere una specie di ballata per un amico che non è più, un’ode per un artista che, al pari di tanti altri coetanei, si è bruciato inseguendo quella particolare follia che solo i grandi talenti conoscono, uno spreco di energie e di vita che fatalmente accorcia i tempi dell’esistenza, li dimezza, li azzera. Così, mentre lo si piange, è necessario porsi la solita, ottusa, domanda: “A chi appartiene la vita di un artista?” Ognuno può rispondere come crede.<br />
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Vorrei raccontare del carattere solare e generosissimo di Andrea (che regalava a chiunque tavole e disegni); della sua ospitalità, che offriva disinteressatamente a chi aveva conosciuto magari solamente la sera prima; della sua passione – che definivamo “terruncella” – per le grandi auto iperaccessoriate, per le schiere di fanali, i sedili rivestiti di montone o di velluto leopardato come nei film di Almodóvar, i clacson, le luci, i portafortuna, al punto che quando mi vide alla guida di una Rover, la sua stima nei miei confronti raggiunse il culmine, con grandi pacche sulle spalle e abbracci e “noi, sì, che ce ne intendiamo di macchine”.<br />
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Vorrei raccontare di quella sua spiccata propensione, tipicamente levantina, a far tresca fra uomini; potrei parlare del suo machismo, che lo portava quotidianamente in palestra a sollevare pesi o a esercitarsi nel kendo e che, sulla pagina, causava battute pesanti e fallocratiche, in pieno stile Frigidaire: sempre, però, con un’ingenuità di fondo, come quando lo vidi, abbronzatissimo, indossare orgogliosamente una canotta bianca con su stampato un disegno di <a href="http://www.conversomag.com/il-fantastico-mondo-di-tom-of-finland/" target="_blank">Tom of Finland</a>; gli spiegai allora che quel macho che si portava sui pettorali era, in realtà, l’emblema del gay international. Andrea fu felicissimo della scoperta, però si tolse immediatamente la maglietta e me la regalò.<br />
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Pier Vittorio Tondelli - <a href="http://www.ibs.it/code/9788845250354/tondelli-p--vittorio/weekend-postmoderno-cronache.html" target="_blank">Un weekend post-moderno. Cronache degli anni 80</a>.Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-64645426636710595422015-05-10T11:42:00.001+02:002015-05-10T11:42:19.925+02:00Le tiracazzi in cabriolet di Carpi raccontate da FSF<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5e7Qt6kI1CdFrC_cG4Ucd2so5a9kCYS93xbCHOpZL3L40uXbfDX_Gg0dbXseWE5GM-fm89cRoSbatmxLNwramkPEecGSXRcyPP2KRdP38jsN-kvxIn8JHIrE6Ew3FQWa-WkKaxjoBBsH7/s1600/carp3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="233" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5e7Qt6kI1CdFrC_cG4Ucd2so5a9kCYS93xbCHOpZL3L40uXbfDX_Gg0dbXseWE5GM-fm89cRoSbatmxLNwramkPEecGSXRcyPP2KRdP38jsN-kvxIn8JHIrE6Ew3FQWa-WkKaxjoBBsH7/s400/carp3.jpg" width="400" /></a></div>
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A Carpi, comunque, per tirare le somme, molti come me ci sono da sempre venuti per svernare dal grigiore del nostro borgo a colpi di teatro e di cinema, come già detto, ma anche di beveraggi e birre di prima classe e chiacchierate per tutta la notte in quella piazza magica coi tavoli all’aperto e le tiracazzi che scendevano dai cabriolet come se avessero davanti l’Academy di Los Angeles o il Sunset Boulevard o il Grand Palais di Cannes o che so io: mica, in definitiva, un pugno di spiantati che beveva perché attorno alle vacche grasse c’è sempre da fare il coyote, insomma spacciare lucciole per lanterne; ma le tiracazzi carpigiane, niente: avanzavano il loro cicaleccio e cinguettavano fra i calici di brut e sorridevano smaglianti e, ostia, mancava solo la battuta di un amico mio – “Tutto ciò è Fitzgerald signori!!!” – per incazzarsi poi davvero e lasciare il tavolo e il conto da pagare e rientrare, maledicendo la provincia tutta quanta, Carpi in primo luogo: affanculo!<br />
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(tratto da "A Karpi! A Karpi!" di Pier Vittorio Tondelli in "<a href="http://www.ibs.it/code/9788845250354/tondelli-p--vittorio/weekend-postmoderno-cronache.html">Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni Ottanta</a>")Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-15283871755453785762015-05-03T14:38:00.002+02:002015-05-03T14:38:15.374+02:00Kim Fashion<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgO-5M-ie8ehc-F092Mv5hzKlDqW1ZtALjDzvQt-O4_x3wn40Ad1stTCQnLclVNgdjtMBQDO8dv2YShl2Zn8IY849e2-hllarEv6pzPi8hPTj0Mn_Uz1LWjBZ3zKb-jtDZbW1IhrlJ3_1re/s1600/kim+fashion+1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgO-5M-ie8ehc-F092Mv5hzKlDqW1ZtALjDzvQt-O4_x3wn40Ad1stTCQnLclVNgdjtMBQDO8dv2YShl2Zn8IY849e2-hllarEv6pzPi8hPTj0Mn_Uz1LWjBZ3zKb-jtDZbW1IhrlJ3_1re/s1600/kim+fashion+1.jpg" height="640" width="515" /></a></div>
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Elegance is the only beauty that never fades</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3efxnZQiq1Sf74xU6GROIP0Z9ugORnVfNJlrXibBoaGcxPHbxkbjO2TLHV4L3sXqBzmTTIYmepAlpldb_-7izxYS5XS9DD260RMhCYqHgHR3KcNra9CUUkGrLAlSznuLGBDNM8cKzpsgX/s1600/kim+fashion+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3efxnZQiq1Sf74xU6GROIP0Z9ugORnVfNJlrXibBoaGcxPHbxkbjO2TLHV4L3sXqBzmTTIYmepAlpldb_-7izxYS5XS9DD260RMhCYqHgHR3KcNra9CUUkGrLAlSznuLGBDNM8cKzpsgX/s1600/kim+fashion+2.jpg" height="340" width="400" /></a></div>
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Vision, innovation, passion: our values</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaK8WbygENb4lYvoOKW1vet6vTAdclh3LhrS93AOQFJ418iiP2mncG779f8X3p-fBmQavFNTKIOtOpxYo8ija3YSr4Ga3nMsGPN73m12IuTVnfahnMb03cn939D9xuJ31Lw94T5HDow7rp/s1600/sea.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaK8WbygENb4lYvoOKW1vet6vTAdclh3LhrS93AOQFJ418iiP2mncG779f8X3p-fBmQavFNTKIOtOpxYo8ija3YSr4Ga3nMsGPN73m12IuTVnfahnMb03cn939D9xuJ31Lw94T5HDow7rp/s1600/sea.jpg" height="166" width="400" /></a></div>
<br />
E nient'altro da aggiungere.Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-42202296034851074012015-04-18T19:58:00.002+02:002015-04-18T19:58:40.187+02:00One thing you can't hideYou can wear a mask and paint your face<br />
You can call yourself the human race<br />
You can wear a collar and a tie<br />
One thing you can't hide<br />
Is when you're crippled inside
<br />
<br />
<br />
<center>
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/cx0di2_rWUI" width="560"></iframe></center>
<center>
<br /></center>
<center>
<br /></center>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEuiM45NsXUQNmXU0Gv0Dgm9OlQZVoYtH6jKIgG1jX8yZ0HAffrAzUIa14HzK7zX3jhNwhs9aq-K4FfaaqQAateFkjTwjnje6t-xvnmQ4hZbm3IZ4gIUy0QC74ykMt8KJJDDC2YLPh7gdQ/s1600/bibi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEuiM45NsXUQNmXU0Gv0Dgm9OlQZVoYtH6jKIgG1jX8yZ0HAffrAzUIa14HzK7zX3jhNwhs9aq-K4FfaaqQAateFkjTwjnje6t-xvnmQ4hZbm3IZ4gIUy0QC74ykMt8KJJDDC2YLPh7gdQ/s200/bibi.jpg" /></a></div>
Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-7480519837913484132015-04-07T10:05:00.002+02:002015-04-07T19:29:36.958+02:001 hundred years of BillieA century of <a href="http://www.billieholiday.com/" target="_blank">Lady Day</a>. 07 aprile 1915 - 07 aprile 2015<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtb-KuHxbbvFrSQPQABQ2uxVTRTRQjOInHm6tXEdSWTKfiG1k71JIe09NygCgzJlzIcNAbz0TDmEOqACOYwRX_Cf46XPHrHgDGB-asZ3vEfTFGxbpMFgiNZaFhW8xvf77vt4Yze8u4zAlp/s1600/manifesto+billie+3s.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtb-KuHxbbvFrSQPQABQ2uxVTRTRQjOInHm6tXEdSWTKfiG1k71JIe09NygCgzJlzIcNAbz0TDmEOqACOYwRX_Cf46XPHrHgDGB-asZ3vEfTFGxbpMFgiNZaFhW8xvf77vt4Yze8u4zAlp/s1600/manifesto+billie+3s.jpg" height="640" width="436" /></a></div>
<br />
<center><iframe width="400" height="500" frameborder="0" src="http://www.bbc.co.uk/programmes/p02nmf3z/player"></iframe></center>Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-69639212895959292542015-04-06T06:45:00.003+02:002015-04-06T06:45:40.089+02:00Meno 1You've got to have something to eat and a little love in your life before you can hold still for any damn body's sermon on how to behave.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXEDMhA1Al89v0nZUAhUvYYzVLCsSxKXQOE8mFWO0r8uZrZ3j5R_5TEjG_WUMMyyVS2UbcI2kQCcjwFugSg5C3TaUKb0oPK2mrQBPpJaDjw0EQS-bPvgSMuUWMZOjcLKwp62rxwJMjds4Z/s1600/manifesto+billie+2s.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXEDMhA1Al89v0nZUAhUvYYzVLCsSxKXQOE8mFWO0r8uZrZ3j5R_5TEjG_WUMMyyVS2UbcI2kQCcjwFugSg5C3TaUKb0oPK2mrQBPpJaDjw0EQS-bPvgSMuUWMZOjcLKwp62rxwJMjds4Z/s1600/manifesto+billie+2s.jpg" height="640" width="456" /></a></div>
<br />Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-82926522943394596442015-04-05T00:45:00.002+02:002015-04-05T00:45:18.641+02:00Meno 2Don't threaten me with love, baby. Let's just go walking in the rain.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiht8Rju5KR_bEpNMJu2XDInmAR_gyEnwqtYiXgTh9bOY_cU3VDXrV2Td5cu1wilKDkM1ugBmf-B02pO7TjUlN_RA6W4w9DI59AppkufEVIEcl8kJaOp_VYZDqcZopgMgo7SxS8CYqdzEN_/s1600/manifesto+billie1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiht8Rju5KR_bEpNMJu2XDInmAR_gyEnwqtYiXgTh9bOY_cU3VDXrV2Td5cu1wilKDkM1ugBmf-B02pO7TjUlN_RA6W4w9DI59AppkufEVIEcl8kJaOp_VYZDqcZopgMgo7SxS8CYqdzEN_/s1600/manifesto+billie1.jpg" height="640" width="454" /></a></div>
<br />Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-46889194511748174332015-04-04T19:50:00.002+02:002015-04-04T19:51:27.760+02:00Gli italiani veri stanno a Mosca<center>
<blockquote class="twitter-tweet" lang="it">
In Russia esistono i cutugnisti, persone che hanno imparato a parlare l'italiano ascoltando Toto Cutugno: <a href="http://t.co/IkuHFqkFf7">http://t.co/IkuHFqkFf7</a> (davvero)<br />
— Converso (@conversomag) <a href="https://twitter.com/conversomag/status/584292685617434624">4 Aprile 2015</a></blockquote>
<script async="" charset="utf-8" src="//platform.twitter.com/widgets.js"></script></center>
Su Converso, il mio <a href="http://www.conversomag.com/musica-popolare-italiana-in-russia/">articolo</a> sul bellissimo documentario di Giuni Ligabue, Marco Raffaini e Marco Mello - "Italiani veri" - che racconta della folle passione dei russi per le nostre <i>canzonette</i>.
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeox6CW6wcNe4_l9WZSavSZyUGJ0S9R_GFeImySG_gwEYngEaMT9VsH_NYUJpQ1nAPrTCHF-5RVoXl3j_zGbPMh3WZXr5lO_5wFyrCPsCEJz-edH1YqwKwTs42PfmiVlrOgUlgeqTWbUqz/s1600/albrom2.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeox6CW6wcNe4_l9WZSavSZyUGJ0S9R_GFeImySG_gwEYngEaMT9VsH_NYUJpQ1nAPrTCHF-5RVoXl3j_zGbPMh3WZXr5lO_5wFyrCPsCEJz-edH1YqwKwTs42PfmiVlrOgUlgeqTWbUqz/s400/albrom2.JPG" /></a></div>
Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-32547060054084862342015-04-01T22:29:00.005+02:002015-04-01T22:52:36.635+02:00Bogey WoogieI've been around a long time. Maybe the people like me.<br />
<div>
<br />
<div>
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAbxJC2J85AYLfdrKCwPLvLJlsF9wdmCkI4Dnmo-RUe4kM99UluPd0QUqPEyoB-xwOyrU5DBT7tXZ0YBT6GQzrTwAGE-vk5mzedY-FBrouUZNuTP9kMP7WKnM5TSyApg5cb7J-ZmXjeHHk/s1600/bogey+woogie.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAbxJC2J85AYLfdrKCwPLvLJlsF9wdmCkI4Dnmo-RUe4kM99UluPd0QUqPEyoB-xwOyrU5DBT7tXZ0YBT6GQzrTwAGE-vk5mzedY-FBrouUZNuTP9kMP7WKnM5TSyApg5cb7J-ZmXjeHHk/s1600/bogey+woogie.jpg" height="358" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOg05Ln2pugbLoDhWGythxRzqSFKySfn9IYAkADOkpDH4j7rQWf__5rYDDduiNo-NanQ8sy_92WPuU83gGtCfjQuzNX8e1MQyvSIL6KfPHkWVpceCVKcvOmlSa7fIN626w6DT6muZxKRiV/s1600/swetheart.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOg05Ln2pugbLoDhWGythxRzqSFKySfn9IYAkADOkpDH4j7rQWf__5rYDDduiNo-NanQ8sy_92WPuU83gGtCfjQuzNX8e1MQyvSIL6KfPHkWVpceCVKcvOmlSa7fIN626w6DT6muZxKRiV/s1600/swetheart.jpg" height="317" width="400" /></a></div>
<div>
<div>
<br /></div>
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</div>
Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-73795999945058469172015-04-01T17:44:00.002+02:002015-04-01T17:44:50.318+02:00Spaghetti d'aprileIl servizio BBC del 1 aprile 1957 sull'albero di "spaghetti" coltivato in Svizzera, nel Canton Ticino. Ci credettero in molti.<br />
<br />
<br />
<center>
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/tVo_wkxH9dU" width="560"></iframe></center>
Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-71111178006196300022015-03-31T18:34:00.002+02:002015-03-31T18:34:25.427+02:00You can screwYou think this will get me to move out? You can screw Ted, you can screw the butcher, the mailman, whoever you want! Screw all! I'm not going anywhere.
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeWhmblrKTP55jy3sUmyyqBQG6O1wJufe4BtgQDRTFOQumhv7Bk-CihQqTNyYUhn8mjhyq3dUDTZKFVgy9CLvxTeZ3vl3NZ_K0hEWujoANCtCa-Nd3bHHcRg5fr8x55zjC5knQVWQAYTHJ/s1600/heisenberg4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeWhmblrKTP55jy3sUmyyqBQG6O1wJufe4BtgQDRTFOQumhv7Bk-CihQqTNyYUhn8mjhyq3dUDTZKFVgy9CLvxTeZ3vl3NZ_K0hEWujoANCtCa-Nd3bHHcRg5fr8x55zjC5knQVWQAYTHJ/s400/heisenberg4.jpg" /></a></div>
Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-68117728607454105862015-03-30T17:17:00.003+02:002015-03-30T17:32:49.243+02:00I delinquenti di ModenaPer me, una delle più belle canzoni dei Modena City Ramblers. Quella con cui nel loro primo album, "<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Riportando_tutto_a_casa">Riportando tutti a casa</a>", presentano se stessi.
<br />
<br />
<center>
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/u83ZJTELV0E" width="420"></iframe></center>
<br />
<b>Qui la traduzione dal dialetto modenese:</b><br />
<br />
Arriviamo tardi alla sera<br />
con gli strumenti nel baule<br />
abbiamo il basso e la chitarra e poi il violino,<br />
abbiamo delle macchine che han fatto tutte la guerra<br />
c'e' quella di Lucio
che ha un cartone attorno alla portiera.<br />
<br />
Ma eh oh siamo la banda<br />
siamo venuti qua per suonare<br />
non si prende neanche un soldo<br />
ma c'è da fare un gran casino.<br />
<br />
Siamo la banda dei suonatori<br />
con due tamburi e neanche un soldo<br />
siamo venuti per far festa tutta sera.<br />
<br />
Siamo la banda dei suonatori<br />
quelli del violino e del folk<br />
siamo venuti per far festa tutta sera.<br />
<br />
Ci sono i delinquenti di Modena<br />
i delinquenti di Modena.<br />
Ci sono i delinquenti di Modena<br />
i delinquenti di Modena.<br />
<br />
Siamo vestiti come i poveretti<br />
abbiamo delle facce che fanno spavento<br />
c'è un bancario, un dottore e degli sfigati.<br />
<br />
Ma eh oh quando si parte<br />
<i>ci viene "della mossa", ci viene del casino</i><br />
e uno due tre quattro la gente diventa matta.<br />
<br />
Si va in giro per montagna<br />
e per la Bassa a occhi chiusi<br />
il primo che si addormenta<br />
prende uno schiaffo sui denti.<br />
<br />
Siamo la banda dei suonatori<br />
con due tamburi e neanche un soldo<br />
siam venuti per far festa tutta la sera.<br />
<br />
Siamo la banda i suonatori<br />
quelli del violino e del folk<br />
siamo venuti a far casino tutta sera.<br />
<br />
Ci sono i delinquenti di Modena<br />
i delinquenti di modena.<br />
Ci sono i delinquenti di Modena<br />
i delinquenti di modena.Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-35365688020865345742015-03-26T19:02:00.001+01:002015-03-26T19:03:16.632+01:00Scemi di guerraCome ogni altro luogo abbandonato, l’ex manicomio di Colorno, nel parmense, è popolato da fantasmi. Con una differenza fondamentale: le ombre che oggi abitano le camerate fatiscenti di questo enorme labirinto sono stati fantasmi anche in vita.<br />
<br />
Dall’apertura del manicomio, nel 1873, fino alla chiusura definitiva una ventina d’anni fa, sono state circa 16 mila le persone ricoverate qui, tante quante le cartelle cliniche conservate nell’archivio storico dell’ex ospedale. Donne e uomini affetti da alcolismo, demenza, imbecillità, idiozia, cretinismo, paranoia, psicosi ciclotimica, schizofrenia, paranoia. L’intero campionario di malattie mentali conosciute dall’Ottocento ad oggi.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinF8t2DJa_2t1EzqIrtQ-U1lLqWAyL9q13HUKR25ASL1joZCmIyRLtU5OJRVzmCpXWEh-tKycGeUqemD7w6O3xoTWon7v-2kwcC817DRCT4Na3YV1Ag3cWG1VfG8-uZYSyhMPO-k5oPsN8/s1600/colorno04.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinF8t2DJa_2t1EzqIrtQ-U1lLqWAyL9q13HUKR25ASL1joZCmIyRLtU5OJRVzmCpXWEh-tKycGeUqemD7w6O3xoTWon7v-2kwcC817DRCT4Na3YV1Ag3cWG1VfG8-uZYSyhMPO-k5oPsN8/s1600/colorno04.jpg" height="266" width="400" /></a></div>
<br />
Pazienti ricoverati alcuni per decenni, altri per pochi mesi. Come la maggior parte dei 285 militari che tra il 1915 e il ’18 transitano per questa struttura di retrovia, in preda a impazzimento per l’incapacità di dare un senso alla follia nella quale erano stati catapultati – morte, violenza, sangue, fango e merda – e che l’istituzione manicomiale era incaricata di recuperare nel più breve tempo possibile e rispedire, di nuovo “abili e arruolati”, al fronte.<br />
<br />
Sono i cosiddetti “scemi di guerra”. Una definizione ormai dimenticata per contrassegnare queste vittime di situazioni talmente abnormi, un continuo “stato d’assedio” fisico e psicologico, tale da risultare insostenibile e portare alla follia. Un’espressione popolare che troverà a lungo eco nel bonario rimprovero che alcuni anziani ancora oggi ricordano: “Non fare lo scemo di guerra in tempo di pace”.<br />
<br />
<b>Continua a leggere su Converso il mio reportage, realizzato insieme a Martino Pinna, "<a href="http://www.conversomag.com/stato-dassedio-scemi-di-guerra/" target="_blank">Stato d'assedio permanente</a>". </b><br />
<b><br /></b>
Il video<br />
<br />
<center>
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/7VHtp6RlRZw" width="560"></iframe></center>
Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-50401442667791121192015-03-19T12:44:00.002+01:002015-03-19T13:08:09.760+01:00Non sei riuscita a cambiarmiNon ricordo esattamente l'anno, di sicuro intorno alla metà dei Settanta. Ero un bambino allora. Mio padre mi portò con sé una sera a Pordenone a vedere un concerto di Fabrizio De André. Ricordo un capannone che allora mi parve immenso con lui e la band su un palco appena rialzato dal suolo. E un fumo talmente denso che per tutto il concerto mi bruciarono gli occhi.<br />
<br />
Ad un certo punto, dal pubblico, che allora <i>dialogava</i> con chi stava sul palco, uno chiese a De André di suonare "<a href="https://www.youtube.com/watch?v=JgdYTM1zujQ" target="_blank">Il bombarolo</a>". Lui ci pensò solo un secondo, poi disse: "Quella canzone da sola non ha senso, è parte di un <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_di_un_impiegato" target="_blank">concept album</a>, quindi se volete vi canto l'intero disco".<br />
Boato del pubblico. E via con nove canzoni in più rispetto a quelle previste in scaletta.<br />
<br />
Fu in quell'occasione che ascoltai per la prima volta "Verranno a chiederti del nostro amore".
<br />
<br />
<center>
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/WxL0M0aVNr4" width="560"></iframe></center>
<center>
</center>
<center style="text-align: left;">
<center style="text-align: left;">
<i><br /></i></center>
<center style="text-align: left;">
<i>Digli pure che il potere io l'ho scagliato dalle mani </i></center>
<center style="text-align: left;">
<i>dove l'amore non era adulto e ti lasciavo graffi sui seni </i></center>
<center style="text-align: left;">
<i><br /></i></center>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioolJKOWOjrxlf6CWaz2IbfjyyGzGLoMgkZPkYQLiOViJ3AihAVjz8r-iN5ErQRvhPBArw_xdNWiJg1ZqqlYgNqGWcaP6UDHXif4kplwbvBKVYkUqSQDscy9MA54JjpbqpA7q-NC9-85Xu/s1600/anto2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioolJKOWOjrxlf6CWaz2IbfjyyGzGLoMgkZPkYQLiOViJ3AihAVjz8r-iN5ErQRvhPBArw_xdNWiJg1ZqqlYgNqGWcaP6UDHXif4kplwbvBKVYkUqSQDscy9MA54JjpbqpA7q-NC9-85Xu/s1600/anto2.jpg" height="265" width="400" /></a></div>
<center style="text-align: left;">
</center>
<center style="text-align: left;">
<i><br /></i></center>
<center style="text-align: left;">
<i>per ritornare dopo l'amore </i></center>
<center style="text-align: left;">
<i>alle carezze dell'amore </i></center>
<center style="text-align: left;">
<i>era facile ormai </i></center>
<center style="text-align: left;">
<i><br /></i></center>
<center style="text-align: left;">
<i>non sei riuscita a cambiarmi </i></center>
<center style="text-align: left;">
<i>non ti ho cambiata lo sai. </i></center>
<center style="text-align: left;">
<i><br /></i></center>
<center style="text-align: left;">
Il testo mi è tornato in mente quando qualche giorno fa ho trovato la frase che adesso campeggia sull'header di questo blog: "Gli unici uomini di potere che ho conosciuto sono quelli che si sono chinati per raccoglierlo". Frase quanto mai vera. Nessuno, almeno tra gli uomini "di potere" che ho conosciuto personalmente, per raggiungerlo non ha dovuto piegare la schiena e inchinarsi a leccare il culo di chi lo deteneva prima di lui. In attesa del proprio turno. Che poi, certo, alla fine è arrivato. Grande o piccolo che sia. Perché il potere è prima di tutto una condizione dello spirito.</center>
<center style="text-align: left;">
<br /></center>
<center style="text-align: left;">
</center>
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Inizialmente ho pensato che la mia mancata "condizione dello spirito" sia dovuta agli anni in cui mi sono formato, i Settanta. Per dire, da ragazzino qualcuno aveva affittato sotto casa mia un negozio in cui metteva a disposizione di chi entrava materiali - libri, opuscoli, manifesti - sull'esperienza di Salvador Allende in Cile e il successivo golpe di Augusto Pinochet. Oggi ho un negozio che vende cellulari. </center>
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Ma poi no, ho capito che non è vero. Che non c'entra niente. Che molta gente formatasi negli anni Settanta - molto più di quanto teoricamente abbia potuto farlo io che, anagraficamente, dovrei considerare come "anni di formazione" gli Ottanta - ha scelto tranquillamente di non <i>scagliare il potere dalle mani, </i>ma di provare (riuscendoci benissimo) a raccoglierlo.</center>
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<a href="http://www.valderrama.it/hector-cuper-larte-sconfitta/" target="_blank">L'arte della sconfitta</a> è un'abilità tipica dell'<i>hombre vertical</i>, uno che ce l'ha nel sangue: una certezza quasi matematica. Un po' come Hector Cuper, ex allenatore dell'Inter. Un maestro in materia. Con, in più, la tragica grandezza di essere riuscito a macchiare perfino l'unica cosa che nessuno gli aveva mai negato: la dignità.</center>
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Un'epopea, la sua, che raggiunge quasi la perfezione. </center>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggWMO9P_bu59zVdAEiA_ZKofsEYs1tDeg2xrtDHZYwwb-E54OXSCWPUrBvg3cqV8f_-4NmHIFMa-8gB6ULko12Aie9-sWAYz4IIRjScEz1a3prB2kJuQYrtZCpaqUN-9ThyphenhyphenkTd0RpfFA-o/s1600/cuper2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggWMO9P_bu59zVdAEiA_ZKofsEYs1tDeg2xrtDHZYwwb-E54OXSCWPUrBvg3cqV8f_-4NmHIFMa-8gB6ULko12Aie9-sWAYz4IIRjScEz1a3prB2kJuQYrtZCpaqUN-9ThyphenhyphenkTd0RpfFA-o/s1600/cuper2.jpg" height="266" width="400" /></a></div>
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Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-28972224274480395312015-03-19T03:40:00.005+01:002015-03-26T19:07:51.921+01:00Cult de la personalìtExperimenti graphici legati al cult de la personalìt.
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjp5nViZji0jRve0rGmsZp2gNM-73IX8atARVZyPkp-3vfd2ZXRdVfDFEjmPGI4dFgGzk_CN3rqdTJBk8DeWcV8WQvprsca1zuOG3NCLGIUmc3-DjxZXVXoU-brUdAxvhixniDNWZvK0Q4c/s1600/cult1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjp5nViZji0jRve0rGmsZp2gNM-73IX8atARVZyPkp-3vfd2ZXRdVfDFEjmPGI4dFgGzk_CN3rqdTJBk8DeWcV8WQvprsca1zuOG3NCLGIUmc3-DjxZXVXoU-brUdAxvhixniDNWZvK0Q4c/s1600/cult1.jpg" height="400" width="310" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9QcDeutifCJ8fPmXiWe6NzhJNpvQg7gbtexUl2mM_ukYsEq3oYruzt4m1-twldwxECpiPlmAQVzL84D-ejDbYDYlevNKm6UylPXUWlQjlUDVWnZS3g8gyg9jodGk6eaWEWDlWuHLgRuux/s1600/cult2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9QcDeutifCJ8fPmXiWe6NzhJNpvQg7gbtexUl2mM_ukYsEq3oYruzt4m1-twldwxECpiPlmAQVzL84D-ejDbYDYlevNKm6UylPXUWlQjlUDVWnZS3g8gyg9jodGk6eaWEWDlWuHLgRuux/s1600/cult2.jpg" height="400" width="350" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuatSDp-6qErq7BZzLtSqevmfewiFSnSmrOLJno8jhzfBgQJOKbHTPmVPVshjFZ2u1X2jdup5WhnkaxuiYMJNb1qPj_G_GT5t6PFbfH3eGlpg6VbOx3tx9IZPHiLW_BfHgE7bCo_-JDUiU/s1600/cult3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuatSDp-6qErq7BZzLtSqevmfewiFSnSmrOLJno8jhzfBgQJOKbHTPmVPVshjFZ2u1X2jdup5WhnkaxuiYMJNb1qPj_G_GT5t6PFbfH3eGlpg6VbOx3tx9IZPHiLW_BfHgE7bCo_-JDUiU/s1600/cult3.jpg" height="400" width="297" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMf6j1PX_VRE94VtZS8s9AkpkR46hNCAIq8fIqBy1LQ_ltDM7ycUdAYA1j5MAuSDHygmJQOENAqSG9PCv8MNKkz8DTf3_4chyjQcK6hGFqYUEezEeSnuUBY0_hUNOvkJ2VEKxLMrHTNf0L/s1600/cult5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMf6j1PX_VRE94VtZS8s9AkpkR46hNCAIq8fIqBy1LQ_ltDM7ycUdAYA1j5MAuSDHygmJQOENAqSG9PCv8MNKkz8DTf3_4chyjQcK6hGFqYUEezEeSnuUBY0_hUNOvkJ2VEKxLMrHTNf0L/s1600/cult5.jpg" height="207" width="400" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMVaffRPwZ-C4w71UlLUGc-gc4PMcEwG-LRr3u_nKkHfl4FDwjlwqiwMO0I5UuCBkwiDqn1RErFEBuuM56YVzmio9e4V5B6Uj_kE5s3vsAXouFug3XJnTAwJlPop6V8yU3Il7JkFrtdcHJ/s1600/cult8.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMVaffRPwZ-C4w71UlLUGc-gc4PMcEwG-LRr3u_nKkHfl4FDwjlwqiwMO0I5UuCBkwiDqn1RErFEBuuM56YVzmio9e4V5B6Uj_kE5s3vsAXouFug3XJnTAwJlPop6V8yU3Il7JkFrtdcHJ/s1600/cult8.jpg" height="400" width="397" /></a></div>
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMNWcZA2CpVnubac51CaX0szzhpDl2YjEOcPV3jgYCQqPQzzG1m_AqE1z9awoYHIqw9Nr2oa4QFzNmw__rIgV0ZKYEV6a09Ny2T8P28mhTWW7-60P8XF4bk5lxuI7VFtGIY3gmIzZK_YrB/s1600/cult6.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMNWcZA2CpVnubac51CaX0szzhpDl2YjEOcPV3jgYCQqPQzzG1m_AqE1z9awoYHIqw9Nr2oa4QFzNmw__rIgV0ZKYEV6a09Ny2T8P28mhTWW7-60P8XF4bk5lxuI7VFtGIY3gmIzZK_YrB/s1600/cult6.jpg" height="371" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDfxcVSoVvePkR_gxofK9_mKsRVI7_MopCTVZ1l-kIxXCCaTyMxwSYI53IKH4dQTzClv4uu7Ro2Sr_5efYUIb_zh0eO8li70sxv_RN3kORqy8zySPrimkQ7khBrGl99t_NgGmpv5zxlv6y/s1600/cult7.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDfxcVSoVvePkR_gxofK9_mKsRVI7_MopCTVZ1l-kIxXCCaTyMxwSYI53IKH4dQTzClv4uu7Ro2Sr_5efYUIb_zh0eO8li70sxv_RN3kORqy8zySPrimkQ7khBrGl99t_NgGmpv5zxlv6y/s1600/cult7.jpg" height="306" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
<br />Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-20261179679133735962015-03-19T03:26:00.001+01:002015-03-19T03:43:37.819+01:00What?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGrOByrQoGkXfgp222HGLxgBvB125RygmwIdEkNF_u0oxlmQeILbN2yDwrmlVivBWU9YTJ3Y3Yc5eskhbcW4Pi29tHvxiiJZiB1zr7Qus9aw4Z-oxakq7FN9LZg4y9xPFBthgwRAyU28NB/s1600/dalomb_logo2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGrOByrQoGkXfgp222HGLxgBvB125RygmwIdEkNF_u0oxlmQeILbN2yDwrmlVivBWU9YTJ3Y3Yc5eskhbcW4Pi29tHvxiiJZiB1zr7Qus9aw4Z-oxakq7FN9LZg4y9xPFBthgwRAyU28NB/s1600/dalomb_logo2.jpg" height="267" width="400" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
La Kimunology che a lungo ha fatto da testata di questo blog.</div>
Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-22673383380800518372015-03-18T18:36:00.001+01:002015-03-18T21:45:05.896+01:00E la pioggia di marzo è quello che è<div style="text-align: right;">
<i><span style="font-size: x-small;">la speranza di vita che porti con te.</span></i><br />
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOWVGC8Ns-zixEKYf3uipyEtbL1hkAoH5P0U-x-OEK4rzGaxVjfRFNdgQ52ELisxHFptz4mTNVlM4d7bO_OlQn6NBrs-_OC7qs9QfpfTbT-FxvU_cP8KM3sZhpSPKYZvJirvNA4_A3SfHn/s1600/elis_regina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOWVGC8Ns-zixEKYf3uipyEtbL1hkAoH5P0U-x-OEK4rzGaxVjfRFNdgQ52ELisxHFptz4mTNVlM4d7bO_OlQn6NBrs-_OC7qs9QfpfTbT-FxvU_cP8KM3sZhpSPKYZvJirvNA4_A3SfHn/s1600/elis_regina.jpg" height="237" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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Immagino che chi non è appassionato di musica brasiliana non abbia minimamente idea di chi sia la ragazza felice immortalata in questo scatto. E' <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Elis_Regina" target="_blank">Elis Regina</a>, stupenda cantante considerata la regina della Bossa Nova dagli anni '60 fino alla fine dei Settanta. Oltre i confini nazionali è famosa in tutto il mondo soprattutto per aver interpretato insieme a Antônio Carlos Jobim che ne è l'autore, quella che è ritenuta la più bella canzone brasiliana di tutti i tempi: "<a href="http://www.musicaememoria.com/jobim_aguas_de_marco.htm" target="_blank">Águas de março</a>" (bellissima anche la versione italiana di Ivano Fossati, "<a href="https://www.youtube.com/watch?v=TZZe8kBbE9A" target="_blank">La pioggia di marzo</a>"). </div>
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<i><br /></i></div>
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Curiosità che segnala Massimo Cotto nel suo libro "We will rock you": marzo, in Brasile, è il mese più piovoso dell’anno, caratterizzato da diluvi che portano anche a inondazioni e vento forte, e le acque di marzo sono quelle che annunciano l’inverno e, metaforicamente, la caduta, la notte, la morte. Nell’altro emisfero marzo è l’avvisaglia della primavera, è il freddo che va, il risveglio degli uccelli, quindi il sole, la luce, il domani che si schiude.</div>
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<br /></div>
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<i>É un bell'orizzonte, é una febbre terzana </i></div>
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<i>Sono le piogge di marzo che chiudono l'estate,</i></div>
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<i>É la promessa di vita nel tuo cuore </i></div>
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<i>É legno, é pietra, é la fine della strada</i></div>
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<i>É un resto di tronco, é (qualcuno) un po' solo </i></div>
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<i>É legno, é pietra, é la fine della strada</i></div>
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<i>É un resto di tronco, é (qualcuno) un po' solo.</i></div>
<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/Qle1OrunKnE" width="560"></iframe></center>
<br />
Elis Regina, soprannominata anche "Furacão" (uragano) e "Pimentinha" (peperoncino) per il suo temperamento vivace ed energico, morì a soli 37 anni, il 19 gennaio 1982, secondo quanto riportato dall'autopsia, per un'intossicazione dovuta a un mix di cocaina e alcol. Meravigliosa anche la versione di "Águas de março" senza Jobim. Con l'indimenticabile sorriso finale di Elis.<br />
<br />
<center>
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/xRqI5R6L7ow" width="560"></iframe></center>
Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4480552381145928461.post-66244009693995355962015-03-17T18:29:00.002+01:002015-03-17T18:55:35.655+01:00L'unico Reagan che conosco<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSu3n8QjFzc-2gykLqKgUXEeEy9JTo0sHRHOvnfcQ6DhmtQQ5MQbp_IHGqcF1zs2B0aGt544KoU7ZPNWDryowHTbn-vBXROkNH49W_emWn8VCdPrKDBfylX7nh5asZnNHCbtkMzDn3Trdj/s1600/Muhammad+Ali.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSu3n8QjFzc-2gykLqKgUXEeEy9JTo0sHRHOvnfcQ6DhmtQQ5MQbp_IHGqcF1zs2B0aGt544KoU7ZPNWDryowHTbn-vBXROkNH49W_emWn8VCdPrKDBfylX7nh5asZnNHCbtkMzDn3Trdj/s1600/Muhammad+Ali.jpg" height="266" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
Ci fu anche quella mattina che mi trovavo in un albergo di Dublino alla cerimonia del peso per il mio incontro con Blue Lewis. Appena scesi dalla bilancia, un ragazzino si fece largo tra la folla per chiedermi un autografo. Capii subito che era americano e gli domandai come si chiamava.<br />
«Michael Reagan» disse.<br />
Scrissi «A Michael Reagan» e aggiunsi: «L'unico Reagan che conosco è Ronald Reagan, il governatore della California».<br />
«E' mio padre».<br />
Alzai la testa e lui arrossì, poi levò il pugno nel saluto del Black Power e mi sorrise. Poi più tardi vidi suo padre che stava aspettando l'ascensore e lo sentì lamentarsi con i suoi amici.
«Non so cosa sia capitato a Michael stamattina. C'era qui Muhammad Ali per il peso e io non sono riuscito a tenerlo in camera sua».<br />
Non so se suo padre mi avesse riconosciuto: certo non lo diede a vedere, e io comunque non m'aspettavo che lo facesse.
In California aveva fatto tutto il possibile per escludermi dalla boxe definendomi un perdigiorno "ingrato" e "antipatriota". Aveva minacciato addirittura una legge perché non potessi battermi in California. E per quattro anni non avevo potuto metter piede nel suo Stato. Ma non era riuscito a trasmettere a suo figlio i propri pregiudizi.<br />
<br />
<div style="text-align: right;">
<i>Tratto da "<a href="http://www.paolomerenda.it/il-piu-grande-la-mia-storia-muhammad-ali-con-richard-durham-recensioni/" target="_blank">Il più grande</a>".</i><br />
<i><br /></i>
<i><br /></i>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='420' height='315' src='https://www.blogger.com/video.g?token=AD6v5dwHXXhzJhBpv30_y8wyBNessABytBljpQtNTSE9M1T8-5hGxLLmwS17Z5HGDhLqsxAahl_-iW7nm3TeWN52NQ' class='b-hbp-video b-uploaded' frameborder='0'></iframe></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
</div>
Dalombhttp://www.blogger.com/profile/13124102280357062045noreply@blogger.com0