Il film comprende anche un'intervista all'allora presidente serbo-bosniaco Radovan Karadžić e vede anche la presenza dello scrittore russo Eduard Limonov, in quel periodo a fianco delle milizie serbe sulle colline sopra Sarajevo assediata.
In due ore di guerra, pensa Eduard, si impara sulla vita e sugli uomini più che in quattro decenni di pace. La guerra è sporca, è vero, la guerra non ha senso, ma, cazzo!, neanche la vita civile ha senso, per quanto è tetra e ragionevole a forza di frenare gli istinti. La verità che nessuno osa dire è che la guerra è un piacere, il più grande dei piaceri, altrimenti finirebbe subito. La guerra è come l’eroina: provata una volta, non si può più farne a meno. Parliamo di una guerra vera, naturalmente, non di «bombardamenti chirurgici» e porcate simili, buone per gli americani che vogliono fare i gendarmi in casa altrui senza rischiare i loro preziosi soldatini in combattimenti «di terra». Il piacere della guerra, della guerra vera, è innato negli uomini come quello della pace, ed è un’idiozia volerli mutilare di questo piacere ripetendo virtuosamente: la pace è buona, la guerra è cattiva. In realtà, pace e guerra sono come l’uomo e la donna, lo yin e lo yang: sono necessarie entrambe.
Emmanuel Carrère - Limonov
2 commenti:
"La guerra è bella anche se fa male" lo diceva già De Gregori, col dono della sintesi tipica dei musicanti. Tutte le parole di Limonov invece evitano accuratamente la parte più importante, non a caso finale: "fa male". È la ragione per cui bisogna far di tutto per evitarla. Per goderci la prima parte abbiamo inventato apposta il cine. (mattR)
Ehehe, il richiamo al cine è bellissimo, Matt.
:-)
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