venerdì 21 agosto 2009

Quello che di americano ancora non abbiamo

Nel 1988 Laterza pubblica i 5 volumi curati dagli storici francesi Georges Duby e Philippe Ariès dedicati alla ricostruzione della vita privata dall'Impero romano al 900.

Uno dei saggi compresi nell'ultimo volume si intitola "Il modello americano in Italia" e, ovviamente, traccia una breve analisi storico sociologica della progressiva penetrazione dell'american way of life nel nostro Paese dal dopoguerra ad oggi (anzi, ad allora: vent'anni fa).

Tra la gran massa di ciò che di americano è ormai parte ordinaria della nostra vita, precisano ad un certo punto gli autori Guido Fink e Franco Minganti, "occorre mettere in conto anche quelle cose che - curiosamente? sfortunatamente? - non sono passate per nulla o hanno trovato limitatissima applicazione".

Segue elenco formulato dai due. Eccolo:

- Nel campo dell'industria del tempo libero potremmo pensare alle slot-machine che, diffusasi abbondantemente nel resto d'Europa, in Italia non ha mai sfondato;
- Oppure vengono alla mente l'uso di reparti di lavanderia a gettone;
- Il take away generalizzato (il boom delle rosticcerie ci pare troppo ristretto in Italia per essere ragionevolmente comparabile);
- la consegna a domicilio (qualche mese fa ha destato divertita curiosità la notizia che in talune città italiane sono entrate in funzione ditte specializzate nella consegna della pizza direttamente a casa dei clienti).


Riporto questo breve passo del volume perché l'ho letto giusto ieri, destando in me - devo ammettere - divertita curiosità.

My beautiful laundrette

Un'immagine di Jamiecat*.

Nessun commento: