lunedì 28 febbraio 2011

Cose così, in ordine sparso

Tanto per dimostrare le sollecitazioni a cui è sottoposta di continuo la nostra mente, le connessioni imprevedibili che ne possono derivare. Immediatamente, o magari dopo molto tempo, dopo essere rimaste a lungo a sedimentare.

Seguono alcuni articoli che ho letto e mi hanno incuriosito in questi ultimi giorni.
Così. Per vedere che associazioni di idee potranno produrre. In me o in chi li leggerà su mio suggerimento.

Il primo è "E Playboy creò l'Eros", vita e segreti di Hugh Hefner, l'uomo che ha cambiato il desiderio in utopia e cambiato la visione del sesso. Tra foto patinate, conigliette e case dei sogni.

Quello che “Playboy” ha prodotto non è stato tuttavia solo un impero economico fondato sul sesso, sulle immagini del sesso, prive del sesso vero, e neppure un grande cambiamento nel costume di uomini e donne riguardo la sessualità, quanto piuttosto il modo con cui far irrompere nella sfera pubblica ciò che era considerato privato. Certo, il processo che porta al superamento della distinzione tra pubblico e privato era già iniziato con l’avvento della televisione negli Stati Uniti (in Italia la tv arriverà nel 1954, e il suo impatto sarà forte solo a partire dalla metà dei Sessanta); tuttavia, sottolinea Preciado, «la cosa pornograficamente moderna era la trasformazione di Marilyn in una informazione visuale meccanicamente riproducibile capace di suscitare effetti corporali».

“Playboy” non è solo una rivista di nudi, oltre che d’intrattenimento colto - nel primo numero contiene articoli sul jazz, sul “Decameron”, brani di “Sherlock Holmes” - ma anche una rivista d’interni: un reportage sul design per l’ufficio moderno. Da allora in poi, la creatura di Hefner ha lavorato sullo spazio e sulla sua immaginazione. Meglio: sullo spazio immaginario.
Ha creato una nuova mentalità, e un consenso, cambiando il modo di sognare a occhi aperti di milioni di americani, e poi di europei. Ha inventato «nuove modalità di produzione di senso e soggettività che avrebbero caratterizzato la cultura americana del Ventesimo secolo».

Con ogni probabilità senza la rivista per uomini di Hefner non ci sarebbe stato Andy
Warhol
: la sua Factory, luogo dell’immaginario trasgressivo e creativo, tana dell’arte del Novecento, è pensabile solo in rapporto simmetrico alle case allestite da Hefner, al letto girevole su cui il padrone di “Playboy” lavora eternamente in pigiama, cancellando la differenza tra giorno e notte, tra feriale e festivo, tra attività di direzione e attività sessuale.


La copertina di Playboy Italia del novembre 2009 con Marge Simpson


Il secondo: "Fenomeno Cold War Kids", i "Figli della guerra fredda", un gruppo rock di trentenni californiani che non conoscevo. "Hanno il rock-blues nell'anima. E si ispirano a Jagger e Dostoevskij.

Mine Is Yours è un album che, non ancora uscito nei negozi, ha già registrato un milione
di click su iTunes, solo per l’acquisto virtuale del disco intero; numeri assai più alti per i singoli brani. E i suoi autori, il gruppo californiano Cold War Kids, rischiano di diventare la rivelazione rock dell’anno. Al tour che doveva inizialmente svolgersi in un circuito di club, in giro per gli States, hanno dovuto aggiungere date negli stadi di quaranta metropoli americane e canadesi: da Nashville a Toronto. Canzoni come “Louder than ever” hanno invaso le radio d’Oltreoceano e presto investiranno anche l’Europa con il loro sound romantico e perfetto.



Il terzo: "Stampami un violino". Dalle scarpe alle biciclette, ino ai pezzi di aereo. Gli oggetti possono essere fabbricati con una macchina che funziona come una stampante. E che trasformerà profondamente l’economia. Si tratta della "stampante 3D" che ho visto usare in diretta da Grillo durante un suo spettacolo nel quale ha creato un fischietto perfettamente funzionante.

Oggi sta nascendo la stampa tridimensionale (3d), una tecnologia che riduce il costo di fabbricazione di oggetti, rendendoli economicamente accessibili come i beni prodotti su scala industriale. Questa innovazione potrebbe favorire una svolta economica e sociale profonda come quella cominciata trecento anni fa.
La tecnologia funziona così. Prima si visualizza un progetto dettagliato del prodotto sul monitor del computer e, se è necessario, si modificano forma e colore.
Quindi si dà il comando di stampa ed entra in funzione una macchina che comincia a costruire l’oggetto: deposita un materiale che esce da un’apertura o consolida un sottile strato di polvere di plastica o di metallo attraverso minuscole gocce di collante o un sottile raggio di luce. I prodotti vengono creati per aggiunta progressiva di materiale, uno strato per volta. Non a caso questa nuova tecnologia è chiamata “produzione additiva”. Alla ine spunta fuori dalla macchina l’oggetto descritto nel progetto, per esempio un pezzo di ricambio dell’auto, un paralume o un violino.

Bologna, come non l'avete mai vista

Vista dall'alto.
Di lato.
Da est a ovest.
Da vicino o da lontano.
Muovendosi come volando su ali di uccello.
Come fosse un sogno.
La fantasia di una città che non c'è.

Bologna from above.


Grazie a Finegarten per la segnalazione.

sabato 26 febbraio 2011

Ai confini tra fantasia e realtà


L'artista svedese Johan Thörnqvist scatta delle foto. E poi le usa per aggiungerci un surplus di realtà.
Tutta sua.
Quella che ha dentro.

Via Il Post.

venerdì 25 febbraio 2011

Gugol alla Modenese


Fate le vostre ricerche sotto la Ghirlandina qui.

I politici? "Persi" nella Rete

L'Espresso in edicola oggi, fa il punto sulla presenza dei politici italiani in rete a partire da una ricerca (non ancora pubblicata) realizzata dall'Università La Sapienza di Roma.
Risultati? I soliti.
Scoraggianti.

L'articolo si intitola: L'Onorevole è su Facebook (qui per scaricare il pdf).

Sommario: il classico sito Internet? Vecchio e inutile. Il blog? Troppo impegnativo. Allora i politici ci provano con i social network. Ma spesso è una scorciatoia. O un autogol.

Qualche stralcio dal pezzo di Alessandro Gilioli:

Forte la seduzione dei politici nostrani per Facebook. Prendiamo i parlamentari ad esempio: il 35 per cento di loro ha un profilo su un social network, mentre solo il 13 % ha un blog. Non è difficile capirne il motivo: il blog esige un impegno di scrittura e una continuità di presenza che onorevoli e senatori spesso non possono o non vogliono garantire, mentre su facebbok o twitter bastano poche righe, anche frettolose e non necessariamente argomentate - per segnalarsi ai propri elettori o comunque dare l'impressione (a volte fondata, a volte no) di un dialogo informale e "scravattato" con i cittadini. (...)

Ma l'indifferenza di tanti politici verso le potenzialità interattive della rete è dimostrata anche da altri dati: ad esempio, perfino tra i non molti onorevoli che hanno i blog (il 13 % come si è detto) quasi la metà non accetta alcun dialogo e alcun commento, nemmeno "postmoderato": io parlo e tu ascolti, ma se tu parli io non ascolto. Insomma, il contrario di quello che dovrebbe essere Internet.

Insomma, niente di nuovo per la politica sul web, al solito, "persa" nella Rete.

Potere

C’è un paese del Mediterraneo che ha una storia millenaria. Oggi la sua economia è in crisi. La corruzione mina le istituzioni. La criminalità è sempre più forte. I giovani non hanno un futuro e molti di loro sono costretti ad andar via per trovare un lavoro. Le donne sono relegate ai margini della società. Al potere c’è un uomo anziano. Probabilmente malato. Ricchissimo. Tratta il paese come se gli appartenesse. È ossessionato dall’aspetto fisico. Quando parla diventa un istrione. Controlla tutti i mezzi di informazione. Intorno ha solo collaboratori che non osano criticarlo. Gli piace andare in tv e ama circondarsi di belle ragazze. È amico dei dittatori di mezzo mondo. Non ha nessuna intenzione di lasciare la poltrona. I figli sono pronti a prendere il suo posto.

L’unico modo per mandar via Gheddafi è una rivoluzione.

L'editoriale di Giovanni De Mauro su Internazionale n. 886 in edicola oggi.


mercoledì 23 febbraio 2011

Matteo Renzi, l'emiliano

Tra una battuta e l'altra, qualche citazione cinefila colta, ospite martedì scorso della trasmissione di Radio Due "Un giorno da pecora", il sindaco di Firenze si lascia andare anche a qualche ragionamento politico.

E come accade praticamente ogni giorno da una settimana a questa parte, finisce per citare l'Emilia-Romagna come esempio di "rottamazione" virtuosa di certe politiche del passato: il riferimento continuo è alla legge approvata di recente dall'Assemblea legislativa, presieduta dal giovane Matteo Richetti, che abolisce i vitalizi (le pensioni, in pratica) per i consiglieri regionali. Unico caso in Italia.


Qui sotto la riproduzione integrale della puntata:

Ancora cemento a Modena? No grazie.

Senza tanti giri di parole, sono assolutamente contrario al progetto (di antica data, ma ripescato di recente) di costruire una nuova piscina al Parco Ferrari qui a Modena.
La città ha bisogno di più verde, non di altro cemento (a parte le tante aree dismesse che potrebbero essere recuperate invece di costruire ancora).
In generale comunque, come la vedo io, lo spiega bene Matteo Renzi, sindaco di Firenze, in questo breve spezzone della trasmissione di Radio Due, "Un giorno da pecora".

lunedì 21 febbraio 2011

Aridatece lo spot de la Puglia

Fortuna che, essendo consiglieri regionali, restano in Lombardia, perché altrimenti gente che per proporre una politica "vicino a me" mi dice: "HO MAI VIST UN PURSCEL VENIR VECH, MA HO VIST UN VECH VENIR PURSCEL" io non la voterei mai.
Come al solito, quando il PD corre dietro alla Lega finisce per essere caricaturale (già lo è abbastanza la Lega di suo, figuriamoci la caricatura della caricatura).

L'iniziativa sarebbe anche buona: promuovere il sito blogdem che ospita i blog dei vari consiglieri del PD al Pirellone.
Un modo effettivamente interessante per seguire il lavoro in consiglio regionale delle persone che hai votato (se le hai votate).

Però il video di presentazione è veramente orrido.
Al confronto, il criticatissimo spot di Nichi Vendola per promuovere il suo lavoro dopo 5 anni di presidenza, sembra fatto dai fratelli Coen.

sabato 19 febbraio 2011

Proposte di viaggio

Dopo aver letto "Educazione siberiana" e "Caduta libera" di Nicolai Lilin (grandissimo libro il primo, un po' meno il secondo), la Transnistria diventa una possibile meta di viaggio particolarmente interessante.
Senza ironia.

venerdì 18 febbraio 2011

Il Pressbook di "Occupiamo l'Emilia"

Incrociando le dita, tra pochi giorni dovrebbe essere finalmente in libreria il dvd (accompagnato da un libro) di "Occupiamo l'Emilia". Intanto è possibile leggere e downloadare il Pressbook del film: tutto quello che è stato scritto sulla stampa nazionale e locale riguardo al documentario sull'avanzata della Lega Nord nella regione rossa per eccellenza.

Per effettuare direttamente il download, clicca qui.

Il Pressbook di "Occupiamo l'Emilia"

sabato 12 febbraio 2011

Comizi a pagamento

Sono andato a vedere uno "spettacolo" di Beppe Grillo una settimana fa a Conegliano (Tv).
2 ore e venti di Beppe show al costo di 30 euro nelle quali Grillo (oltre a tante altre cose, visti i tempi molto più dilatati) ha detto esattamente ciò che ha ripetuto in questa intervista andata in onda giovedì scorso ad Annozero.
Il comizio a pagamento mi mancava.

venerdì 11 febbraio 2011

Meritocrazia sconosciuta in Italia? Colpa del 68

L'avesse dichiarato in un'altra epoca, forse ci avrei almeno ragionato sopra.
Ma oggi, in piena età dell'oro della repubblica del bunga bunga, fa un po' ridere.
Anzi, non solo un po': molto.

Mi riferisco all'intervista rilasciata dalla ministra della Gioventù Giorgia Meloni a Libero, dove l'ex An disquisisce sulle ragioni per cui in Italia "meritocrazia" sia praticamente sinonimo di "questa sconosciuta".

Alla domanda "Già, ma la questione del merito? Si dice: i giovani oggi rischiano di pensare che si vada avanti solo grazie a spintarelle..." così ha risposto la Ministra: "Ma non è vero per niente! Anche in politica è pieno di gente che merita. Se mi guardo intorno vedo persone che hanno fatto anni di gavetta. E poi, comunque, smettiamo di generalizzare. Creiamo una percezione sbagliata, se continuiamo a dire che non vai da nessuna parte se non sei un bullo o una velina. La realtà è un’altra. C’è anche questo, ma non solo questo. Stop ai sensazionalismi da titolo di giornale. L’Italia non è un Paese agonizzante e se il merito stenta ad affermarsi è perché siamo figli di una cultura sessantottina, per la quale il merito è nemico dell’uguaglianza. Ne è presupposto, invece, e su questo stiamo lavorando".

Già, ci stiamo lavorando. Rigorosamente senza spintarelle.

A pesca nel mio incoscio. Collettivo.

Non ho mai sopportato il carnevale.
Fin da bambino.
Immagino, per il fatto che storicamente il carnevale era il momento istituzionalizzato in cui, mascherati, si poteva trasgredire a tutto un po'.
E il resto dell'anno? Bisognava vivere impalati.
Come si avesse - per usare un'espressione un po' grezza ma efficace - una "pigna-in-culo".

Vabbè, roba da inconscio collettivo: il carnevale adesso dura tutto l'anno.
E senza neanche bisogno della maschera.

Occupiamo l'Emilia al cinema

Parte ufficialmente Doc in Tour, il Festival dei documentari dell'Emilia-Romagna.
Il che significa che "Occupiamo l'Emilia" (che è tra i lavori selezionati), sarà presto proiettato in alcune sale cinematografiche della regione (non c'è ancora il programma ufficiale, appena disponibile, riporterò sul blog tutte le date).

Intanto però è online la pagina ufficiale del nostro film sul sito del Festival.


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Sergio Rizzo e Gianantonio Stella ne hanno scritto un altro (di libro).
Questa volta oggetto della loro (sacrosanta) invettiva è il degrado di una delle poche cose decenti che questo Paese ha da proporre al resto del mondo: il nostro patrimonio artistico.
Sul Corriere di oggi, qualche stralcio tratto dal libro.

Un brano in particolare, merita di essere riportato:

"Ma per capire la fondatezza dell'accusa basta farsi un giro sul portale turistico aperto dal governo italiano in cinese, www.yidalinihao.com. Costato un occhio della testa e messo su con una sciatteria suicida che grida vendetta. Per cominciare, le quattro grandi foto di copertina che riassumono l'Italia mostrano una Ferrari, una moto Ducati, un pezzo di parmigiano e un prosciutto di Parma. In mezzo: Bologna. Con tanto di freccette sulla mappa che ricordano la sua centralità rispetto a Roma, Milano, Venezia e Firenze. Oddio: hanno sbagliato capitale? No, come ha scoperto il Fatto Quotidiano, è solo un copia-incolla dal sito cinese della Regione Emilia-Romagna aimiliyaluomaniehuanyingni.com (...)".


Il testo contiene però un'inesattezza: sul sito del governo italiano il flash con Ducati, Ferrari, il Parmigiano ecc. non si vede (neanche con l'unico browser che ti aspetti funzionante per un sito governativo: Explorer): Unable to create /modules/mod_novasfh/engine/sfh_33.xml configuration file. 
Click here for more information.

giovedì 10 febbraio 2011

Il mondo è ancora magico. Online

Mi piace sempre di più Il Post, il quotidiano solo su Internet diretto da Luca Sofri. Tra i tentativi più recenti di ritagliarsi uno spazio tra la (già intasata) informazione online (ad esempio Linkiesta o Lettera43), è di gran lunga quello che si posiziona meglio e in maniera più credibile nel terreno specifico del web che riesce a sfruttare utilizzandone al meglio molte specificità.

Oggi ho visto (più che letto) con immenso piacere, questo articolo:

Human Planet è una serie di documentari realizzata dalla BBC per raccontare il rapporto tra la nostra specie e gli habitat che abbiamo popolato nel corso dei millenni e della nostra evoluzione. Per circa due anni, le troupe della BBC hanno raccolto e filmato 70 storie emblematiche del nostro rapporto con il mondo in 40 diversi paesi. La bellezza di questi documentari non è data solamente dalle storie molto interessanti scelte dagli autori del programma, ma anche dalla qualità delle immagini e dalle scene strabilianti filmate in presa diretta, spesso in condizioni molto difficili: in cima a un albero secolare, nel bel mezzo di un lago di fango o nelle acque gelide dell’Artico.





martedì 8 febbraio 2011

Metti un'inchiesta al giorno

Grandi storie e grandi inchieste.
Insomma, giornalismo "old style" (per citare "l'inchiesta vecchio stile" dell'ormai defunto Diario) leggibile online.
Solo in inglese, ma vabbé.
Articoloni belli lunghi che raccontano il presente a lettori alieni dal solito "mordi e fuggi".

Gli aggregatori di riferimento sono questi: longform e longreads.
Il Daily Beast, in una sua rubrica settimanale, propone i migliori (secondo loro).

Facebook all'emiliana

Curioso: in Emilia-Romagna la creatura di Zuckerberg funziona meno che nelle altre grandi regioni del Nord (e pure del centro). Vai a capire il perchè.

Via: Il Post

Compagni di niente

Tra le pieghe delle fiacche celebrazioni di un'unità d'Italia a cui mancano sempre più elementi unitari, qualcuno cerca di individuare/ricostruire miti fondativi al di là della nazionale di calcio e della retorica di Stato la cui autoreferenzialità è direttamente proporzionale alla capacità (nulla) di scaldare il cuore (a quel che resta) degli italiani.


Fonte immagine: Chiara A.
Fonte del titolo.

Nel caos del presente, una certezza da sempre

Umarell in full immersion nel clima degli anni '70: l'attesa dei giovani in piazza Maggiore prima del concerto di Patti Smith - 1979. L'immagine è presa dalla pagina FB dedicata agli umarells.

venerdì 4 febbraio 2011

Un po' li rimpiangeremo

L'altra sera mi sono riguardato quell'indimenticabile capolavoro di Billy Wilder che è "Prima pagina".
Ieri il Post, per celebrare il lancio del nuovo quotidiano di Murdoch solo per I-Pad, ha presentato una bella galleria fotografica di "quando c'erano i giornali di carta".
Che un giorno, forse, un po' rimpiangeremo.



giovedì 3 febbraio 2011

Vai col liscio?

Sul bel sito di controinformazione Trascendentale, leggo una notizia che mi riguarda da vicino (accade proprio qui, nella mia città!).
Vorrei saperne di più ma, come al solito, l'informazione mainstream di certe cose non fa cenno.

martedì 1 febbraio 2011

Dalla gerontocrazia alla pupocrazia

Va bene lottare contro l'asfissiante gerontocrazia di questo Paese, ma qui - secondo me - un po' si esagera.