L'Espresso in edicola oggi, fa il punto sulla presenza dei politici italiani in rete a partire da una ricerca (non ancora pubblicata) realizzata dall'Università La Sapienza di Roma.
Risultati? I soliti.
Scoraggianti.
L'articolo si intitola: L'Onorevole è su Facebook (qui per scaricare il pdf).
Sommario: il classico sito Internet? Vecchio e inutile. Il blog? Troppo impegnativo. Allora i politici ci provano con i social network. Ma spesso è una scorciatoia. O un autogol.
Qualche stralcio dal pezzo di Alessandro Gilioli:
Forte la seduzione dei politici nostrani per Facebook. Prendiamo i parlamentari ad esempio: il 35 per cento di loro ha un profilo su un social network, mentre solo il 13 % ha un blog. Non è difficile capirne il motivo: il blog esige un impegno di scrittura e una continuità di presenza che onorevoli e senatori spesso non possono o non vogliono garantire, mentre su facebbok o twitter bastano poche righe, anche frettolose e non necessariamente argomentate - per segnalarsi ai propri elettori o comunque dare l'impressione (a volte fondata, a volte no) di un dialogo informale e "scravattato" con i cittadini. (...)
Ma l'indifferenza di tanti politici verso le potenzialità interattive della rete è dimostrata anche da altri dati: ad esempio, perfino tra i non molti onorevoli che hanno i blog (il 13 % come si è detto) quasi la metà non accetta alcun dialogo e alcun commento, nemmeno "postmoderato": io parlo e tu ascolti, ma se tu parli io non ascolto. Insomma, il contrario di quello che dovrebbe essere Internet.
Insomma, niente di nuovo per la politica sul web, al solito, "persa" nella Rete.
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