Ieri si concludeva l’undicesima edizione del festival di filosofia, un'esperienza catartica e illuminante per i giovani -e non- aspiranti pensatori che popolano le università, gli uffici, le scuole (e molto altro ancora) italiane. Era ormai la terza volta che avevo il piacere di prestare i miei orecchi a questa godibile manifestazione della cittadina emiliana (in cui peraltro vivo, con una pausa durata un anno, da ormai tre anni).
Anche questa volta gli organizzatori non si sono fatti mancare nulla: i cognomi importanti e nobili del NOSTRO amatissimo Galimberti (infatti ormai naturalizzato veneto), Galli (il calciatore?!), Cacciari (Zorro di Venezia) e tantissimi altri ancora -compreso qualche nome di nerd straniero e di culona inchiavabile- non potevano mancare. Il tema di quest'anno era quello interessantissimo ed inesauribile della natura, tema che ci riguarda primariamente da millenni e che troppe volte è stato -e continua ad essere- una questione allegramente trascurata, ma per fortuna esistono questi festival. Oltre ad aumentare l'indice di ascolto e a far sì che la bella Mutina si riempisse di forestieri biondi belli o barbuti o che quantomento riattraesse in patria gli autoctoni che avevano deciso di lasciarla alla ricerca di un mondo migliore, l’evento incarnava una delle felicissime parentesi (e sempre più frequenti!) festose della città.
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Festival della filosofia. Uno scatto di Davide Mantovani. |
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