Ogni volta che la sento, mi ricordo anche una storiella irlandese che ci racconta di un guidatore il quale ferma la sua auto e chiede a un passante: «Mi scusi, signore, potrebbe cortesemente dirmi come posso arrivare a Dublino da qui?». Il passante si ferma, si gratta la testa e dopo un po’ risponde: «Bene, caro signore, se dovessi andare a Dublino non partirei da qui». Questo è il problema: sfortunatamente, noi stiamo iniziando da qui e non abbiamo nessun altro punto dal quale partire.
(...)
È abbastanza noto Edward Lorenz, con la sua tremenda scoperta che persino gli eventi più piccoli, minuscoli e irrilevanti potrebbero – dato il tempo, data la distanza – svilupparsi in catastrofi enormi e scioccanti. La scoperta di Lorenz è conosciuta nell’allegoria di una farfalla, a Pechino, che scuoteva le ali e cambiava il percorso degli uragani nel Golfo del Messico sei mesi più tardi.
Questa idea è stata accolta con orrore perché andava contro la natura della nostra convinzione che possiamo avere piena conoscenza di quello che verrà dopo. Andava contro la teoria del tutto. Che possiamo conoscere, predire, addirittura creare, se necessario con la nostra tecnologia, il mondo. Ricordo che in questa scoperta di Lorenz c’è anche un barlume di speranza ed è molto importante.
Consideriamo cosa sa fare una farfalla: una gran quantità di cose. Non trascuriamo i piccoli movimenti, gli sviluppi minoritari, locali e marginali. La nostra immaginazione va lontano, oltre la nostra abilità di fare e rovinare cose. Nella nostra storia umana abbiamo un numero rilevante di donne e uomini coraggiosi che, come farfalle, hanno cambiato la storia in maniera radicale e positiva. Davvero.
L’unico consiglio che posso dare allora: guardiamo le farfalle, sono di vari colori, sono fortunatamente molto numerose. Aiutiamole a sbattere le loro ali.
Tratto da "La buona società" di Zygmunt Bauman, su Repubblica del 14 novembre 2011.
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