sabato 5 novembre 2011

Lo scisma di San Patrizio

Una notizia che mi pare passata un po' sotto traccia, mi ha fatto tornare in mente un episodio di più di venticinque anni fa: un viaggio di quasi un mese con tre amici, scapestrati come tanti ventenni, girovagando per tutta la Scozia.

Gli ultimi giorni di permanenza erano stati una vera catastrofe finanziaria: nessuno dei quattro aveva più in tasca un penny. Il lungo tragitto in treno da Inverness, ultima tappa nella patria di Wallace, fino a Londra dove avremmo trovato riparo ospiti di un prete amico di uno di noi, fu un'agonia. Nel senso che non mangiare niente, ma proprio niente, per un giorno intero, è un'esperienza abbastanza tormentosa.
Arrivati verso le 23 a casa del prete, divorammo il divorabile.

Il giorno dopo l'amico prete, forse preoccupato di un possibile ulteriore passaggio degli unni a far terra bruciata della sua cucina, ci porta fuori a mangiare. Un ristorante, di cui ho un ricordo bellissimo, gestito da una signora irlandese e le sue tre figlie, tutte molto graziose (ma si sa, certi ricordi possono essere tranquillamente frutto della personale mitopoiesi).
Ancora non ho dimenticato il pasto luculliano - l'amaro sapore della fame recente non era ancora svanito - in un clima paradisiaco, con quelle fate irlandesi a volteggiare incessantemente intorno al nostro tavolo.
Per noi e noi solamente, visto che il ristorante era chiuso per turno e aperto solo per far piacere al prete, che era poi quello della loro parrocchia.
Costo di vitto e servizio? Zero.
Gratis et amore dei.

Un piccolo episodio personale che però credo faccia capire il rapporto profondissimo degli irlandesi con il cattolicesimo (e con i preti) per secoli e secoli.

Ecco perché questa notizia - L'Irlanda chiude l'ambasciata presso la Santa Sede. La scelta di Dublino gela i rapporti con il Vaticano dopo mesi difficili - mi ha parecchio colpito.
Davvero un brutto segnale per Santa Madre Chiesa.


into the great wide open

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