mercoledì 30 settembre 2009

Ce n'est qu'un debut

Chi si aspettava ai piedi del megapalco psichedelico dove l’ex Equipe 84 Maurizio Vandelli ha chiuso da star la giornata modenese dell’Hippy hour, un pubblico scatenato in una danza liberatoria, lanci di fiori di rosa e fiori di pesco, reggiseni e toupé à la Jimy (Hendrix), l’aria impregnata di Maria e qualche (ex) ragazza ancora disposta a praticare il libero amore anche sul duro selciato della Piazza Grande, sarà rimasto deluso.

Di fronte al palco, rigorosamente transennate, stavano infatti tante seggioline riservate ai notabili locali comodamente seduti mentre intorno si stava tutti schiacciati in piedi, la piazza strapiena (i pochi altri posti a sedere a chi per primo se li era accaparrati).
Non molto flower power.

Del resto è almeno dal ‘78, trent’anni fa, che qualcuno si è accorto che la risata sessantottina invece di seppellire il potere, lo avrebbe solo riciclato, senza neppure troppa immaginazione.
E che i miti libertari ed egualitari della Beat generation avevano finito da un pezzo di “decretare lo stato di felicità permanente”.

Ricordate il Ricky Gianco di “Compagno si, compagno no, compagno un caz?
Io c'ho il profugo cileno a casa mia e' arrivato nel '73
e da allora lui non é più andato via. Antonietta fammi star da te
passa un giorno, passa un mese, passa un anno l'unità sconfiggerà il padrone
ma Antonietta mi ha buttato per la strada vuoi vedere che sono io il coglione…


D’accordo, non sarà stata Woodstock. Niente fiori da mettere nei cannoni (?!?) e libero amore (maddai che scherzo, mica non lo sapevo…). La piazza sistemata in maniera molto poco flowerpower-correct. Però la rievocazione, quarant’anni dopo, con Modena di nuovo (a quanto pare qui tutto ha avuto origine) capitale del Beat italiano è stata divertente, piacevole e tutto sommato nemmeno intrisa di troppa nostalgia.

Caterina Caselli, Casco d’oro, ha tirato il pacco (in un telegramma, però, ha avvertito di esserci col cuore). In compenso Red Ronnie è volato da Londra per la serata, Mogol con i suoi aneddoti su quella stagione ha regalato qualche emozione battistiana, Vandelli è parso tutto sommato meno reduce di – tanto per dire – Tony Hadley degli Spandau Ballet che ho intervistato tre o quattro anni fa ricavando l’impressione di aver davanti un vecchio zio.

Pubblico di sessantenni, o giù di lì, entusiasta: occhioni lucidi per il pancione calvo al mio fianco mentre quel cappellone (beato lui) di Vandelli intonava “Dieci ragazze per me”.
Posson bastare.

L’anno prossimo si ripete, credo.
Ce n’est qu’un Debut, continuons le combat!

C'eravamo tanto amati
Due beat al concerto di Vandelli

Maurizio Vandelli
Maurizio Vandelli in concerto

Una piazza beat
Una piazza Beat

Mogol
L'ospite speciale: Giulio Repetti in arte Mogol

Anche il culo vuole la sua parte


Una vignetta di Altan [via Webgolr]

martedì 29 settembre 2009

Hippy hour. L'anteprima

Il beat palco pronto per il concertone di Vandelli di questa sera in Piazza Grande a Modena

La mostra fotografica del beat in salsa modenese di fronte al Caffé Grande Italia

Maurizio Vandelli

Caterina "Arrivederci-amore-ciao" Caselli

Beppe Carletti dei Nomadi (il tipo con la giacca scura di spalle) in mezzo ad un gruppo di neo-beat modenesi

Oggi 29 settembre

Seduto a quel caffé di Largo Porta Bologna, Modena, dove l'Equipe 84 di Maurizio Vandelli mosse i primi passi fino al clamoroso successo del '67 col pezzo scritto dal duo Battisti-Mogol, più tardi ci sarò probabilmente anch'io.

Per celebrare quegli eventi infatti (con tanto di targa commemorativa), oggi Modena ritorna per qualche ora capitale del Beat italiano (ammesso che esistano ancora delle province...) con una giornata fully beat: hippy hour.

Stasera in Piazza grande concertone di Vandelli, i Modena City Ramblers (non proprio dei cappelloni doc, ma qui loro sono come il prezzemolo), presenti anche un'altra modenesella, Caterina Caselli, Beppe Carletti dei Nomadi e Mr Mogol in persona.

In questa giornata così figlia dei fiori non bisogna dimenticare che oggi è anche il compleanno di un altro giglio del nostro paese: festeggia 73 anni il presidente del consiglio Silvio Berlusconi.

L'occasione ci è lieta per ricordare che questo blog sostiene la candidatura del premier al premio Nobel per la pace.

Contestualmente, apprendiamo che su Facebook è nato un gruppo che sostiene la candidatura sempre di SuperSilvio al prossimo Eurofestival.

Noi, naturalmente, siamo con loro.

Un italiano campione del mondo e campione d'Europa sarebbe uno slam memorabile. Roba che neanche il Barcellona dell'anno scorso.

Perciò, sosteniamo tutti insieme queste importanti candidature del più bel fiore di quest'Italia delle mille e una notte! (PS: é una citazione colta: Pasolini).

Italiani brava gente


Macché, non siamo mica un paese razzista [via Metilparaben]

domenica 27 settembre 2009

The art of Camil Tulcan

gotische damen
Camil Tulcan

Ein Volk, ein Reich, ein Führer

Tocca parlarne perché il caso Annozero è veramente interessante.
Forse siamo giunti al bivio, al momento in cui tutto si manifesterà senza più infingimenti di sorta.

Non solo perché la prima puntata della nuova serie del programma di Santoro ha scatenato la voglia di manganello e olio di ricino che alberga - nemmeno più velatamente - in questa maggioranza, ma anche perché la tensione crescente pone sempre meno freni alle parole dei vari esponenti del PDL.

E la parola in libertà, non più costretta a quel minimo di contenzione istituzionale che tradizione e stile richiederebbero, svela appieno i contenuti ideologici di cui è impregnata.

Gli argini si sono rotti. E tutti sono ormai un po' Borghezio e un po' Gentilini. Due che hanno fatto scuola affermando tranquillamente l'impossibile senza mai patire lo straccio di una conseguenza (politica o giudiziaria).

Non è solo Brunetta e le sue dichiarazioni incendiarie sulle "élite di merda, gli artisti parassiti che devono andare a lavorare", ecc. ecc.
Brunetta è solo la punta dell'iceberg. E in fondo, proprio per la sua irruenza pasticciona, tra i più facili da arginare dal punto di vista argomentativo (basterebbe ricordargli, ad esempio, che dalla notte dei tempi l'arte è in "passivo", semplicemente perché non risponde e non può rispondere in alcun modo alle leggi dell'economia - "lo stare sul mercato" invocato dal ministro. Se invece, come lui vorrebbe, deve cominciare a farlo, sopprimiamo il tag "arte" da qualsiasi manifestazione della creatività umana e siamo a posto).

A far da eco a un Brunetta sovraesposto non da oggi, altri rivelano il proprio pensiero - carsico fino a poco tempo fa - senza più porsi il problema dell'entità, della liceità, delle conseguenze, dello stesso.

Ecco allora l'apparentemente compassata Maristella Gelmini, ministro dell'Istruzione, dichiarare: "Insultare il premier equivale a insultare tutti gli italiani".
Davvero? E da quando? Beh, almeno dai tempi in cui Adolf Hitler sentenziava "la Germania sono io" (prima di lui, nemmeno Napoleone o il Re Sole erano arrivati a tanto). L'equazione è evidente. Ed è legittimata dalla dittatura della maggioranza. In fondo, anche Hitler arrivò democraticamente al potere.

Ma la sostanza più intima, l'essenza, del fascismo mediatico che serpeggia in questo Paese mi sembra di rintracciarla molto di più nelle parole di Renato Schifani, presidente del Senato e seconda carica dello Stato.

Ha detto Schifani a proposito del caso Annozero: "La Rai è un servizio pubblico ed è tenuta a dare ai cittadini un'informazione sempre attenta al buon gusto e a quello che interessa effettivamente". Verrebbe da ridere a un simile richiamo all'attenzione e al buon gusto dell'informazione televisiva (Rai e non solo). Ma il riso si smorza subito di fronte a quel "un'informazione che interessa effettivamente". Ovvio che a decidere ciò che "effettivamente interessa" agli italiani deve essere lui o chi per lui. Nel nome - va da sé - della dittatura della maggioranza.

Ho visto Annozero. E sinceramente trovo che non sia stato detto assolutamente nulla di nuovo a ciò che si era già letto e riletto su alcuni giornali e, ancora di più, in Internet. Personalmente mi aspettavo qualche informazione aggiuntiva. Invece niente. Quindi, dove sta il problema?

Ce lo spiega ancora Schifani, che si dice "preoccupato perché l'imbarbarimento della politica si sta spostando sul mezzo televisivo. Niente gossip e niente cattivo gusto". Traduzione: chi se ne frega (per ora...) se quattro gatti - rispetto ai 60 milioni di italiani - si informano sulla carta stampata e su Internet, l'importante è che certe notizie non arrivino al grande pubblico, restino appannaggio della minoranza di persone che saranno comunque e sempre "irriducibili".

Il peccato di Annozero è proprio questo: aver usato la Grande Sorella in maniera sistematica, puntuale, per raccontare ciò che così, non può né deve essere raccontato alla "maggioranza".

Un po' come la retorica patriottarda che ha accompagnato le esequie dei sei militari della Folgore caduti in Afghanistan. Eroi e basta. Senza se e senza ma. Senza discussioni. Nessuno che si sia sentito in dovere di approfondire quel che è accaduto partendo, ad esempio, da questo articolo del generale Fabio Mini del luglio scorso: "Debole prova di forza".

Chi afferma che oggi non esiste un problema di libertà di opinione in questo Paese o non capisce, o mente sapendo di mentire.
L'antidoto? Non so.
Per intanto mi sembrerebbe buona cosa passare di mano in mano, come una lettura davvero carbonara, 1984 di George Orwell. Sicuro che anche Berlusconi (magari per interposta persona: Gianni Letta) & C. l'hanno letto, anche se non come un romanzo, ma come manuale con le istruzioni per l'uso.

via

sabato 26 settembre 2009

In forma con Davide


Davide ha un corpo eccezionale scolpito da anni di palestra con immensi sacrifici (economici e fisici). Muscolo dopo muscolo il suo stato di forma è stato raggiunto per due unici scopi: successo con le donne e successo nel mondo dello spettacolo. Ma qualcosa non è andato come doveva. Titolare di una piccola palestra della periferia romana, Davide ci racconta la sua “vita spericolata” e ci svela i segreti dei suoi bicipiti d’acciaio. Perchè “l’allenamento è alla base di tutto, ma prima ancora bisogna averci la genetica”.

Davide, 43 anni (dichiarati), stuntman, figurante a Cinecittà, eterno candidato di reality show (Grande Fratello in primis), esperto di nutrizione e body building (di cui è stato vice-campione italiano), Ultrà dichiarato della Lazio, vanta una diffida e tante amicizie in curva nord. Gestisce una palestra nel quartiere Marconi di Roma ( almeno così sostiene). Latin lover da sempre, "appaletrato" convinto... il suo motto è "è mejo un giorno da leone che 100 da cojone!".

Tutti gli episodi della serie "In forma con Davide" su FlopTv.

venerdì 25 settembre 2009

Senza parole




via

Miss Italia 2009. Io c'ero. The complete.

Miss Italia 2009. Io c'ero.
E nemmeno dormivo, giuro.

Ma niente cronaca di quella serata, la seconda delle tre.

Primo perché della cosa, a distanza di una ventina di giorni, non gliene frega più un cazzo a nessuno. Della mia cronaca intendo. Di Miss Italia in sé, non so.

Secondo perché la mia prima (e, temo, ultima) con le Miss è stata talmente precox che avrei poco da raccontare. Dopo soli 45 minuti infatti, al momento in cui le ragazze, divise in "vamp e sportive" si sono scontrate a colpi di balletto, mia moglie ha cominciato a urlare "ALLUCINANTEEEEEE" mentre il resto del pubblico applaudiva.

Un segno.
E neanche tanto del destino: ho capito subito che bisognava telare.
E di corsa.
Prima che la mia consorte alzasse l'audience zompando sul palco a prendere a mazzate (verbali) Carlucci & Soci e lasciando me il gravoso compito di affrontare nelle vesti di un improbabile Bruce Lee i tizi della Yakuza travestiti da Security.

Terzo perché Miss Italia riscalda da settant'anni la stessa minestra. E allora, tanto vale rileggersi l'ottimo resoconto dell'edizione dell'anno scorso fatto da Simone, lo stesso che - essendo indigeno - mi ha procurato i biglietti per la serata a Salsomaggiore Terme.

Ciò di cui invece voglio discutere qui, è proprio contenuto nella cronaca di Simone, che a un certo punto così filosofeggia: "ho capito perchè tutti vogliono entrare in tv. perchè in tv c’è piu vita che sui divani di casa".

L'argomento è tanto semplice quanto potente. Difficile da eccepire.
E' poi lo stesso di Riccardo, il giovane operaio bergamasco (o bresciano, boh) protagonista di Videocracy, che da anni cerca con ogni mezzo di entrare nel favoloso mondo della tv (paradosso: grazie a Videocracy adesso Riccardo ce l'ha fatta. O quasi. Pare sia entrato in X-Factor e ieri sera era ospite ad Annozero - certo come "caso sociologico" dal punto di vista di Santoro - ma comunque c'era. Appariva).

Si chiede Riccardo ad un certo punto del film di Gandini: "Ma insomma, che alternative ho a cercare di diventare famoso in tv? Fare l'operaio tutta la vita?".

Sinceramente non saprei come controbattere ad argomentazioni come queste.
A nulla vale l'appello intellettuale alla finzione, all'artificio, che governano qualsiasi inquadratura passi sullo schermo. Qualsiasi (compresi Report, Presa diretta, Annozero e compagnia).

Perché questa consapevolezza non modifica per niente i pesi sulla bilancia: tra una vita da operaio e una vita da star televisiva (anche al prezzo di farsi inchiappettare a inizio carriera da qualche talent scout - come laconicamente spiega Riccardo in Videocracy) non c'è comunque paragone.

Non tanto per l'apparenza che garantisce il successo televisivo. Magari quello può non interessare a tutti. Ma per il denaro. L'unico fattore che nella nostra società libera e democratica, delle pari opportunità, rende veramente liberi. E certo l'alternativa alla tv dell'operaio Riccardo non può essere aspirare alla presidenza della Fiat. Quella è roba di Montezemolo e gente come lui.
Riccardo lo sa.
Come sa che invece la tv qualche spazio anche per lui magari lo può offrire.

E qui chiudo lasciando aperta la questione.
Ho già detto che non ho nulla da contrapporre all'argomento "in tv c'è più vita che sul divano di casa".
Però un racconto personale - che non c'entra niente, se vogliamo - ce l'ho.

Un po' di anni fa ho lavorato in una biblioteca per qualche mese.
E' lì che ho conosciuto Teresa, una bellissima persona, da film per quanto incarnava alla perfezione la figura della bìbliotecaria. Una che per trent'anni e passa aveva fatto quello e basta. Con passione e impegno che manteneva intatti in quei giorni in cui la pensione era ormai alle porte.

Ad un certo punto le ho chiesto con tutta la sfacciataggine che solo la confidenza tra noi due consentiva: "Ma senti Teresa, non ti chiedi mai che senso abbia avuto passare una vita a ordinare, prestare, riordinare e riprestare libri? A che è servito? Nonostante tutto quel movimento di dare e avere non è cambiato niente. Alla tua biblioteca stanno tagliando sempre più fondi. Tutto quel leggere non mi pare abbia reso le persone migliori. Anzi.... Non pensi mai di essereti dedicata a qualcosa di perfettamente inutile mentre la vita scorreva altrove?"

"No - mi ha risposto - al contrario. Io sento invece di aver contribuito a rendere migliore il posto dove vivo. E forse non solo questo. Ho fatto la mia parte. Piccola, se vuoi, ma ne sono orgogliosa. Io non riesco a concepirmi se non come parte di questa società. Sono un individuo nella misura in cui sono anche un elemento di questo tutto. Non che mi piaccia molto, naturalmente, questo mondo. Ma questo per me è un motivo in più per cercare di migliorarlo. Come bibliotecaria. Perché questo mi piace e ho scelto di fare".

Fine.

Hippy hour

L'intera giornata beat del 29 settembre a Modena vuole valorizzare, senza nostalgie, un pezzo di storia modenese di rilievo nazionale e un movimento culturale che ha attraversato i decenni arrivando fino a noi.

Modena può considerarsi a pieno titolo la "capitale" del beat italiano: qui negli anni Sessanta sono nati l'Equipe 84, Francesco Guccini, Caterina Caselli, i Nomadi e diversi altri gruppi.

Il luogo di ritrovo dei protagonisti del beat e delle canzoni giovanili di quel periodo era il Bar Grande Italia, in Largo Porta Bologna. Un periodo di straordinaria creatività si identifica in quel luogo, dove si è sviluppata la cultura musicale di quegli anni. Quella "piazzetta" vedrà l'intitolazione sentimentale a una delle canzoni simbolo dell'epoca: 29 settembre, portata al successo dall'Equipe 84.

Modena 29 settembre è un modo per ricordare il valore di questa storia e proiettarla nel futuro. Un modo per riportare lo spirito del beat, che nella forma dello stupore e del sogno, nel desiderio di bellezza e di libertà, nell'essere se stessi insieme agli altri, attraversa ogni vita e ogni epoca.

[Monet]

giovedì 24 settembre 2009

Questo è il blog delle tette grosse

Sono particolarmente orgoglioso del fatto che questo blog, negli ultimi tempi, sia diventato molto importante nell'ambiente delle tette grosse e delle candidature al nobel per la pace di Silvio Berlusconi.

Ormai sta diventando così celebre che si atterra su queste pagine anche con ricerche sempre più raffinate: "mia nonna ha le tette grosse" ne è solo un esempio.

Il tutto sotto gli occhi attenti di due noti amateurs come Robert DeNiro e Jack Nicholson (di cui ricordo la chiesa di recente fondazione).



Colgo l'occasione fornitami dalle "tette grosse + Silvio Nobel" (click essay on google) per ribadire il mio impegno personale a sostenere la candidatura del presidente Berlusconi al Nobel 2010.
Sono del tutto favorevole alla campagna "Silvio Nobel", superando ogni divergenza politica passata o presente.

Penso sia ora che il sole e l'allegria dell'Italia arrivino anche nella grigia e piovosa Stoccolma.
Ritengo che la pace non si ottenga con l'uso delle armi, ma a colpi di mandolino.

Per queste e altre ragioni, io sostengo la candidatura del presidente Berlusconi al Nobel per la pace 2010.
Sostienila anche tu!

mercoledì 23 settembre 2009

Il Nobel per la pace a un italiano

Il Premio Nobel per la Pace non è mai stato assegnato ad un italiano dal 1907 ad oggi.
E' finalmente venuta l'ora di sfatare un tabù che dura da più di cento anni, ovvero da quanto nel 1907, ad aggiudicarselo fu Ernesto Teodoro Moneta.
Alla corsa per l'ambito riconoscimento si sono succeduti, in questi anni numerosi politici e capi di Stato, tra i quali potremmo citare, Yasser Arafat, il presidente della Corea del Sud, Kim Dae-Jung, l'ex presidente americano, Jimmy Carter, ed Al Gore.
Oggi crediamo che, anche, l'Italia meriti di ricevere tale riconoscimento, e di essere degnamente rappresentata da Silvio Berlusconi, per il suo indiscusso impegno umanitario in campo nazionale ed internazionale.
Il 26 maggio 2009, dalle ore 10:30 alle ore 18:30, in Piazza di Pietra a Roma, il Comitato della Libertà ha dato avvio alla raccolta delle adesioni alla candidatura di Silvio Berlusconi al Premio Nobel per la Pace.
La raccolta delle adesioni si concluderà il 16 gennaio del 2010 in Amalfi
.

Silvio Berlusconi Nobel.



Il testo dell'inno.

LA PACE PUO’ di Loriana Lana

La pace può
ripeterò
queste parole senza smettere
E il vento penserà a diffonderle
e il mondo ascolterà
La pace può
guarda anche tu
l’Abruzzo si risveglia incredulo
la neve e il sole
che s’incontrano
e la tua mano è qua
C’è un Presidente
sempre presente
che ci accompagnerà

Siamo qui per te
cuore e anima
un Nobel di pace
Silvio grande è
Siamo qui per te
coro unanime
un’unica voce
Silvio Silvio grande è

La pace può
miracolo
la guerra è stata solo un incubo
voglio un abbraccio che sia unico
e dove sei sarò
C’è un Presidente
sempre presente
che ci accompagnerà

Siamo qui per te
cuore e anima
un Nobel di pace
Silvio grande è
Siamo qui per te
coro unanime
un’unica voce
Silvio Silvio grande è.

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Forza ragazzi, impegniamoci tutti per ridare a un italiano il Nobel per la Pace superando ogni distinguo, nel nome di questo importante riconoscimento al nostro Paese!
Forza Presidente, dopo la Champions, vogliamo il Nobel!

Taxicab driver's license


via.

A new church is born

E io non lo sapevo...

ciao, sono Dio, ma potete anche chiamarmi Jack Nicholson.

lunedì 21 settembre 2009

Pop Philosophy


Ritratto del filosofo Umberto Galimberti durante la Lectio Magistralis "Erotica" tenuta al Festival della filosofia di Modena il 20 settembre 2009 in Piazza Grande.

domenica 20 settembre 2009

sabato 19 settembre 2009

La filosofia e la sua immagine

Così viene rappresentata la filosofia al Festival di Modena.
Dissento.


Countdown nel cesso dell'autogrill

Ieri un amico mi ha fatto vedere una delle applicazioni che ha scaricato da Internet per il suo IPhone.
Uno programmino molto utile quando si è costretti ad utilizzare i bagni pubblici, che so - di un autogrill, con tutte le difficoltà annesse e connesse ad espletare con tranquillità funzioni così intime in luoghi che sono praticamente porti di mare.

In sostanza l'app emette dei rumori di copertura ai rumori molesti che il nostro corpo, anche nell'epoca dell'high-tech, si ostina a produrre.
Così, a un semplice tocco dello schermo, parte una sequenza di colpi di tosse, lo scroscio di un rubinetto, il rumore dello sciacquone, ecc. Tutta roba finta per coprire i rumori veri.

Veramente utile. Mi stupisce però la natura dei rumori. Perché riprodurre suoni che da secoli vengono impiegati "a copertura" ben prima dell'avvento dell'IPhone? Voglio dire: non serve spendere 600 euro per avere un colpo di tosse disponibile in simili occasioni.

Per una cifra simile, punterei su qualcosa di molto più tosto.

Di seguito qualche esempio in ordine sparso:

il countdown di un missile e successivo lancio. Fantastico immaginarsi i tizi intenti a lavarsi le mani a pochi metri che ascoltano partecipi il ten....nine....eight... .....ZEROOOO!!!! vrrrrrrrruuuuuuuuuuuuuuummmmmmmmmmmmm
Un'immagine assolutamente metaforica per altro: un missile che sale verso il cielo, un altro che scende nelle viscere della terra. Umano, molto umano. Quasi à la Jovanottì, una fusione "con il cielo e con il fango". Si esce pensando positivo.

Una mandria di cavalli al galoppo. Per generare pura invidia sempre nei soliti tizi ai lavandini (magari bavaresi in gita verso San Pietro). Italians do it better. Anche questa da leggere come metafora: lo stallone italiano ce l'ha grosso e la fa grossa.

Un orgasmo di Rosa Russo Jervolino. Un classico senza tempo. Copertura e anonimato assolutamente garantiti. Nessuno si accorgerà mai di qualche peto sfuggito tra un acuto e l'altro.

La riproduzione di un qualsiasi discorso di Silvio Berlusconi. Coprente e al tempo stesso stimolante. Il risultato è assolutamente garantino: vale la miglior cagata degli ultimi 150 anni.

Parola di Presidente.

lunedì 14 settembre 2009

Un film che ci sono tante tette grosse

E' bello sapere che tra i lettori di questo blog ci sono vari casi umani.
Così come sapere che qui possono trovare quel che cercano.



Miss Italia 2009. Io c'ero - 2


Nell'immagine, il logo dell'edizione 2009 della sagra che incorona la ragazza più bella d'Italia per i prossimi 70 anni.

Miss Italia 2009. Io c'ero - 1

A breve (che può voler dire anche giorni) un ampio servizio sul lieto evento di Salsomaggiore Tampere.
Ebbene sì, io c'ero.
E nemmeno dormivo.

In attesa dell'ampio servizio di cui sopra, questa chicca come anticipazione:


Nell'immagine, una ritoccatrice sistema il mascarpone sulla faccia della Rozic. Si possono vedere ancora Tonegutti in arrivo e Cicchitto di spalle.

Berlusconi va a dare una mano lassù

Dopo duemila anni di catto-comunismo, la rivoluzione liberale sbarca in paradiso.


via ginge.

domenica 13 settembre 2009

Videocracy

Si esce dal cinema col mal di pancia.
Con una sensazione di profondo disagio per il degrado - apparentemente irredimibile - che vive quest'Italia dove ormai la democrazia è un'appendice formale del vero potere.
La televisione.
Che Silvio Berlusconi - come spiega bene ad un certo punto il regista de "Il grande Fratello" intervistato da Gandini - ha costruito a propria immagine e somiglianza: "tanto colore, tante belle donne con le tette grosse, tante risate, tanta allegria...".
E naturalmente un solo padrone: lui.

L'equazione è semplice: possedere la televisione significa possedere il paese.
E il documentario di Gandini si addentra molto bene all'interno del virus catodico berlusconiano, architrave del suo successo politico. Dimostrando come l'(ex) Belpaese sia ormai una enorme proiezione dell'ego del sultano di Arcore. Un'impresa titanica, la sua, coronata dal successo.

I tanti spezzoni apparentemente slegati tra loro - Fabrizio Corona, Lele Mora, Ricky, il giovane bresciano disposto a tutto pur di salire sul palcoscenico mediatico - si ricompongono infine in un puzzle drammatico.

Un quadro di violenta allucinazione. Semplicemente perché l'apparenza propria della televisione, è diventata realtà.
L'unica.

sabato 12 settembre 2009

I cittadini di domani sono i bambini e le bambine di oggi

«Non so dire cosa l’Occidente possa fare per aiutare il popolo iraniano che, ci tengo a dirlo, non vuole che voi pensiate che Ahmadinejad sia il suo rappresentante. Io ho fatto la mia parte: faccio film. Io sono una goccia nel mare, credo che ognuno nel proprio lavoro possa fare un piccolo passo» (Hana Makhmalbaf, regista del film Green Days)


I cittadini di domani sono i bambini e le bambine che abitano la nostra terra. Tutti, senza distinzioni.

giovedì 10 settembre 2009

Gestire la profondità

Ci è voluto qualche mese prima che mi si accendesse la lampadina e riuscissi a cogliere il senso di quelle tre parole - "gestire la profondità" - che mi avevano colpito sfogliando ogni tanto la raccolta di immagini-come-figurine di Finegarten.

Io non avrei mai usato quel verbo: gestire.
La profondità si scandaglia, al più.

Ho dovuto impegnarmi in prima persona per capire.

Mi sfuggiva il senso di sbattersi a raccogliere immagini di altri, come appunto da piccoli si raccolgono le figurine, metterle online, associarle in qualche modo a se stessi.

Poi ho capito che la raccolta è uno specchio. Racconta di chi seleziona molto più di qualsiasi scritto proprio, di qualsiasi foto scattata in prima persona, di qualsiasi cosa dove l'Io in qualche moda appaia in maniera più diretta.
Semplicemente perché in ogni manifestazione di quella che è (o dovrebbe essere) la mia personalità - una poesia, una qualsiasi mia opinione a "riguardo di", una bella foto realizzata da me - la dose di artificio, di mediazione, intese come tentativo di comunicazione con gli altri (e dunque la ricerca di compiacerli), è variabile, ma certamente sempre presente.

Nella scelta e selezione di immagini di altri invece, la mia apparente assenza fa "esplodere" la mia presenza.

Scelgo ciò che mi piace esattamente perché rispecchia ciò che sono. Questa volta senza artificio di sorta.

Senza che uno se ne accorga, la trappola è già scattata: "tanto non è roba mia. Non sono direttamente in gioco. E che una cosa mi piaccia non attesta per forza la mia prossimità ad essa" (è vero l'esatto contrario).

Tutto questo gioco inconsapevole (?!?) significa esattamente inoltrarsi nella profondità.
E possibilmente: gestirla.

Perché limitarsi a scandagliarla, offre l'opportunità di un contatto sì, ma mantenendo la propria posizione altra: la profondità del mare si scandaglia infatti da una nave (lasciamo perdere i sottomarini che aprono un altro capitolo ancora) che non può che trovarsi in superficie. Fuori dalla profondità. Anche se con l'illusione conoscitiva che lo scandaglio - con gentile perfidia - concede.

Ora, i propri mostri si possono anche osservare a distanza. E basta.
Ma avere la pretesa di guardarli in faccia, significa incontrarli nella loro profondità.
A quel punto non ci sono più alternative, se non gestirli.

martedì 8 settembre 2009

Sulle orme del sultano

L'estate sta finendo e un anno se ne va.
Però, per chi avesse ancora tempo, voglia, e soprattutto una bella palettata di euro da spendere, uno dei più famosi siti online di guide turistiche interattive, Tripwolf (2 milioni di visite al mese), offre una serie di tour a dir poco originali sulle orme dei viaggi dell'estate 2009 di alcuni potenti della terra, da Putin a Kim Jong II.

Dove ha trascorso i suoi giorni Nicholas Sarkozy (con o senza la bella Carlà) da giugno ad agosto? Beh, tripwolf ti spiega come ripercorrere un identico tour presidenziale, anche se, sicuramente in questo caso, senza Carlà.

Al gustoso elenco, non poteva mancare l'uomo più amato dagli italiani, il più bello, giovane e alto tra noi: Silvio B.

Appresso a Silvio, il facoltoso (e volenteroso) turista può programmare una serie di escursioni di tutto rispetto: da Portofino fino ad Antigua (con deviazioni "istituzionali a L'Aquila e Casoria).

Esilarante - tutta da leggere - la presentazione del tour, che così conclude l'excursus sulle mete da toccare sulle tracce del sultano: "Quando la stampa inizia a scottare troppo Berlusconi può sempre fuggire verso una delle sue sette ville paradisiache ad Antigua (Isole Leeward) e alla Villa Blue Horizon situata nelle Bermuda. Se invece preferisce andare a caccia di ragazze da inserire nelle liste dei candidati del suo partito alle prossime elezioni, allora Berlusconi si reca a casoria, vicino a Napoli e a Bari, in Puglia, per trovare le belle donne".

Lassù, qualcuno non se la prenda a male, ma ci sta: "Allegria..."
Buon viaggio, non so.

lunedì 7 settembre 2009

A crepapelle

La risata più contagiosa della storia del cinema: Laurel e Hardy in un celebre spezzone di "Fra' Diavolo".
Non capisco però la didascalia aggiunta dall'utente di YouTube che ha postato questo capolavoro.
Scrive infatti SimoFY a presentazione del video: "per la serie risoterapia CAPEZZONE SEI UN COGLIONE".
Detta così, messa lì così, senza alcun senso, fa ridere quasi quanto S&O.

Contro i respingimenti

Certe volte davvero non ci si può esimere dal parlar chiaro.

E ciò che oggi va detto a chiare lettere è che la politica dei respingimenti è criminale. E chi la sostiene, anche solo evitando di contrastarla, ne è complice.

Ad arrivare con i gommoni e le bagnarole del mare attraverso allucinanti viaggi della speranza non sono boss ed affiliati alle varie cosche criminali (nigeriane, albanesi e altre) ormai di stanza nel nostro Paese.
Quelli probabilmente arrivano in treno o in aereo.
O magari in Mercedes. Con comodo.

No, ad affrontare viaggi che spesso durano anni sono gli ultimi degli ultimi della terra. Tanto per capirci, quelli che pagano sempre il conto per tutti.

Lo dicono le cifre: in Italia in clandestini sono stimati tra i 500 e i 750 mila. I migranti arrivati sul nostro territorio nel 2008 attraverso il mare sono stati circa 37.000. Dunque meno del 10 per cento anche a tener conto delle cifre per difetto. La stragrande maggioranza arriva in Italia con un regolare permesso di soggiorno e, una volta scaduto, rimane qui nella clandestinità.

Si dirà: da qualche parte bisogna pur cominciare per arginare il fenomeno.
Beh, allora si è cominciato dalla parte sbagliata.
E soprattutto nei modi sbagliati.
In modi che, appunto, ricordano da vicino le barbarie naziste.

Naturalmente, in maniera pilatesca. Senza mostrare. Senza vedere.

Respingere questi disperati verso le coste libiche senza nemmeno aver accertato la loro effettiva situazione, significa consegnarli in mano agli scherani di un dittatore crudele (ora "amico" dell'Italia...) che si incarica per noi di fare il lavoro sporco.

Significa consegnarli alla prigionia, allo stupro sistematico, alla violenza e alla morte, come raccontano molte testimonianze alle quali non c'è ragione per non prestar fede.

Ha dichiarato Maroni: "L'accordo con la Libia funziona. Continueremo in questa direzione per garantire l’Italia e l’Unione europea e per garantire agli immigrati la loro sicurezza".

Le politiche di Maroni e del suo partito, appoggiate da Berlusconi che "non vuole un'Italia multietnica" (salvo dichiarare tranquillamente il contrario in un'intervista per una tv tunisina), più che affrontare il problema alla radice, hanno evidenti obiettivi di politica interna: dare in pasto al popolo bocconi di "voglia di sicurezza".

Così acquisisce consensi il partito del "fare".
Sulla pelle della gente mandata a morire per mare o in qualche lager libico.

No. Essere complici di questo scandalo non si può.
Proprio no.

domenica 6 settembre 2009

Ancora una moltiplicazione di sé

Ispirato (per non usare un'altra brutta parola tipo "copiare") dal mio amico Finegarten, di cui ho sempre apprezzato il gusto e la finezza, at last ci sono arrivato anch'io.

Anche se giuro che non ammorberò questa nuova pagina - probabilmente l'ennesima replica di me stesso sparsa per il web - solo di scatti autoprodotti.

Collettivo voci

Mi sembra una bella idea dotata di una buona dose di innovazione, anche se credo che questo spazio collettivo vada un po' arricchito di qualche funzionalità (commenti, embed, ecc. ecc.).
Sto parlando del Collettivo voci.

Chi ha voglia di capire bene di che cosa si tratti, dia pure una letta all'articolo di Matteo Rinaldi: "Scrivo, leggo, video. E da oggi declamo".

giovedì 3 settembre 2009

Il sole di zooppa

Son contento che sul Sole24Ore, in un articolo dedicato a H-Farm, si parli molto della "mia" zooppa.

Può darsi che uno di questi giorni mi decida a pubblicare gli screenshots con i quali, ad ottobre di due anni fa, ho bussato alla porta di H-Farm per presentare quella fantastica idea che è poi diventata zooppa.

Un amo d'oro per la trota

E' un vero peccato che in questo Paese non ci si scandalizzi più per niente, tali e tante sono le nefandezze quotidiane compiute dalla classe "dirigente".

Io, nel mio piccolo invece, mi scandalizzo ancora alla notizia - per la quale attendo comunque conferma ufficiale da altre fonti che non siano le decine e decine di blog che ne parlano - della nomina dal prossimo gennaio di Renzo Bossi, affettuosamente soprannominato da papà Umberto la "trota", a membro di un fantomatico "Osservatorio sulla trasparenza e l’efficacia delle Fiere Lombarde", organismo che tra le altre, dovrebbe anche vigilare sull'Expo 2015 di Milano.

Secondo L'Antefatto, un incarico da 12.000 euro al mese.

Il curriculum di Renzo è noto: per tre volte ha tentato invano di ottenere la maturità scientifica. Al quarto tentativo il nobil rampollo l'ha finalmente sfangata portando a casa l'ambito diploma con uno schioccante 69/100.

Recentemente è assurto agli onori delle cronache per il giochino su Facebook "Rimbalza il clandestino" che gli è valsa una denuncia per istigazione all'odio razziale.

A quel che ne so, i meriti del Delfino della dinastia della Real Casa Padana finiscono qui.
Come questo breve articolo. Al quale, credo, non sia necessario aggiungere alcunché.

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PS. La notizia la riporta anche Vittorio Zucconi su Repubblica.

Aggiornamento del 10/09. Ho trovato conferma alla notizia anche su Libero.

martedì 1 settembre 2009

Una canzone d'autore tormentone dell'estate

Difficile crederci, eppure è vero.

Dopo decenni in cui a far da colonna sonora alla stagione estiva si è succeduta ogni genere di canzonetta senza arte né parte (da Vamos alla playa a Tre parole), il tormentone di questa calda estate 2009 è - udite, udite! - una canzone d'autore.

Nell'era del disimpegno programmatico e del trash berlusconiano imperante, quasi una rivoluzione: la canzone che affronta crudi temi sociali e politici e che piace a tutti, ma proprio a tutti.
La senti canticchiare in spiaggia, al bar e perfino negli uffici pubblici.
Si dice sia quasi pronto pure un remix per le notti in disco.

Eppure, l'argomento della bella canzone del duo Paquale Sereno e Beppe Abuso è tutt'altro che easy: l'abusivismo.
Da non credersi: eppure piace.
Misteri d'Italia...

Senza addentrarci qui in analisi sociologiche (pur avendone voglia), non possiamo che prender atto di questa anomalia.
Complimenti quindi alla coppia canora che ha sostituito nel cuore degli italiani i Miranda (sempre quelli della playa).

E buon ascolto.