«Non ho guadagnato con quella foto, ma regalo al mondo qualcosa che mi sopravviverà, per questo sono felice». Era così Alberto Korda che dieci anni fa, poco prima di morire, raccontò come aveva fatto la famosa foto del Che: «Era il 1960. Da un palco basso Fidel pronunciava la commemorazione per le vittime di un sabotaggio Cia. Io ero a pochi metri dalla tribuna. Che Guevara era nelle file dietro. A un tratto, mentre inquadravo nell’obiettivo i personaggi sul palco, il Che si è affacciato. Ho fatto due scatti e quando stavo per fare il terzo lui era già scomparso».
Il Che appartiene al mondo, eppure c’è chi guadagna soldi sulla sua immagine. Il primo a commercializzare la foto del Che fu Feltrinelli. Adesso il vecchio grafico Jim Fitzpatrick vuole “brevettare” il poster rosso del Che. Ma la foto è di Korda che del copyright se ne fregava. Piuttosto stava spesso col Che, come quella volta che lo seguì in campagna: «Lo trovai nella baracca, sporco, dopo il lavoro. Gli dissi che un giornale voleva un servizio su di lui. E lui mi disse: “Alberto, tu sei dell’Avana città, vero?” Io annuii. Il Che si toccava la barbetta e disse: “Hai mai tagliato la canna da zucchero?” E io: “No, non l’ho mai fatto”. Lui allora disse a un ragazzo: “Porta un machete per quest’uomo dell’Avana città che ci aiuterà a tagliare la canna con la zappa del popolo”. Poi, rivolto a me: “Ci vediamo la prossima settimana”.
Ho dovuto tagliare la canna da zucchero per una settimana prima di potergli scattare le foto. In seguito, ogni volta che dovevo fare un lavoro sul Che avevo paura perché pensavo: cosa mi farà fare ora?». (Alessandro Agostinelli)
Fonte: L'Espresso
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