domenica 27 marzo 2011

Quella patrimoniale non s'ha da fare

In Italia, ogni volta che qualcuno - più o meno timidamente - propone di aumentare la tassazione sui patrimoni (quelli consistenti, mica è un "patrimonio" ciò che si può accumulare con un reddito medio-basso, cioè la stragrande maggioranza), da destra e sinistra si alzano urla scomposte contro "chi vuole instaurare un regime comunista" (?!?) e far perdere così, alla coalizione o al partito a cui appartiene, "una valanga di voti, minacciando di prosciugare le tasche degli italiani".

Uno di questi è Beppe Grillo, come ho potuto sentire di persona durante un suo spettacolo, anche se il leader del M5s giura che acconsentirebbe a metter mano al portafoglio in cambio di un Paese con "servizi che funzionino" (va da sé che, con questa classe dirigente di "cadaveri ambulanti", non funzioneranno mai. Quindi niente 1000 euro da Grillo).

In realtà, come spiega questo articolo di Repubblica relativo a una proposta (l'ennesima a dire il vero) lanciata dalla CGIL, si tratterebbe solo di "tassare i super ricchi: un prelievo sui grandi patrimoni (a partire dagli 800 mila euro) che potrebbe far incassare al fisco fino a 18 miliardi di euro l’anno. Pagherebbe non più del 5% della popolazione e non più di mille euro l’anno. Tutti gli altri ne sarebbero esclusi".

Ovviamente, come già altre volte in passato, una simile proposta non troverà mai consenso tra le forze politiche che mai si sognerebbero di chiedere "lacrime e sangue" (1000 euro su 800.000!) ai super ricchi di questo Paese.
Ma magari un giorno ci penserà Beppe Grillo a regalare all'Italia "servizi che funzionino" e, subito dopo, a imporre la patrimoniale a quelli come lui (perché funzionino ancora meglio).

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