venerdì 25 settembre 2009

Miss Italia 2009. Io c'ero. The complete.

Miss Italia 2009. Io c'ero.
E nemmeno dormivo, giuro.

Ma niente cronaca di quella serata, la seconda delle tre.

Primo perché della cosa, a distanza di una ventina di giorni, non gliene frega più un cazzo a nessuno. Della mia cronaca intendo. Di Miss Italia in sé, non so.

Secondo perché la mia prima (e, temo, ultima) con le Miss è stata talmente precox che avrei poco da raccontare. Dopo soli 45 minuti infatti, al momento in cui le ragazze, divise in "vamp e sportive" si sono scontrate a colpi di balletto, mia moglie ha cominciato a urlare "ALLUCINANTEEEEEE" mentre il resto del pubblico applaudiva.

Un segno.
E neanche tanto del destino: ho capito subito che bisognava telare.
E di corsa.
Prima che la mia consorte alzasse l'audience zompando sul palco a prendere a mazzate (verbali) Carlucci & Soci e lasciando me il gravoso compito di affrontare nelle vesti di un improbabile Bruce Lee i tizi della Yakuza travestiti da Security.

Terzo perché Miss Italia riscalda da settant'anni la stessa minestra. E allora, tanto vale rileggersi l'ottimo resoconto dell'edizione dell'anno scorso fatto da Simone, lo stesso che - essendo indigeno - mi ha procurato i biglietti per la serata a Salsomaggiore Terme.

Ciò di cui invece voglio discutere qui, è proprio contenuto nella cronaca di Simone, che a un certo punto così filosofeggia: "ho capito perchè tutti vogliono entrare in tv. perchè in tv c’è piu vita che sui divani di casa".

L'argomento è tanto semplice quanto potente. Difficile da eccepire.
E' poi lo stesso di Riccardo, il giovane operaio bergamasco (o bresciano, boh) protagonista di Videocracy, che da anni cerca con ogni mezzo di entrare nel favoloso mondo della tv (paradosso: grazie a Videocracy adesso Riccardo ce l'ha fatta. O quasi. Pare sia entrato in X-Factor e ieri sera era ospite ad Annozero - certo come "caso sociologico" dal punto di vista di Santoro - ma comunque c'era. Appariva).

Si chiede Riccardo ad un certo punto del film di Gandini: "Ma insomma, che alternative ho a cercare di diventare famoso in tv? Fare l'operaio tutta la vita?".

Sinceramente non saprei come controbattere ad argomentazioni come queste.
A nulla vale l'appello intellettuale alla finzione, all'artificio, che governano qualsiasi inquadratura passi sullo schermo. Qualsiasi (compresi Report, Presa diretta, Annozero e compagnia).

Perché questa consapevolezza non modifica per niente i pesi sulla bilancia: tra una vita da operaio e una vita da star televisiva (anche al prezzo di farsi inchiappettare a inizio carriera da qualche talent scout - come laconicamente spiega Riccardo in Videocracy) non c'è comunque paragone.

Non tanto per l'apparenza che garantisce il successo televisivo. Magari quello può non interessare a tutti. Ma per il denaro. L'unico fattore che nella nostra società libera e democratica, delle pari opportunità, rende veramente liberi. E certo l'alternativa alla tv dell'operaio Riccardo non può essere aspirare alla presidenza della Fiat. Quella è roba di Montezemolo e gente come lui.
Riccardo lo sa.
Come sa che invece la tv qualche spazio anche per lui magari lo può offrire.

E qui chiudo lasciando aperta la questione.
Ho già detto che non ho nulla da contrapporre all'argomento "in tv c'è più vita che sul divano di casa".
Però un racconto personale - che non c'entra niente, se vogliamo - ce l'ho.

Un po' di anni fa ho lavorato in una biblioteca per qualche mese.
E' lì che ho conosciuto Teresa, una bellissima persona, da film per quanto incarnava alla perfezione la figura della bìbliotecaria. Una che per trent'anni e passa aveva fatto quello e basta. Con passione e impegno che manteneva intatti in quei giorni in cui la pensione era ormai alle porte.

Ad un certo punto le ho chiesto con tutta la sfacciataggine che solo la confidenza tra noi due consentiva: "Ma senti Teresa, non ti chiedi mai che senso abbia avuto passare una vita a ordinare, prestare, riordinare e riprestare libri? A che è servito? Nonostante tutto quel movimento di dare e avere non è cambiato niente. Alla tua biblioteca stanno tagliando sempre più fondi. Tutto quel leggere non mi pare abbia reso le persone migliori. Anzi.... Non pensi mai di essereti dedicata a qualcosa di perfettamente inutile mentre la vita scorreva altrove?"

"No - mi ha risposto - al contrario. Io sento invece di aver contribuito a rendere migliore il posto dove vivo. E forse non solo questo. Ho fatto la mia parte. Piccola, se vuoi, ma ne sono orgogliosa. Io non riesco a concepirmi se non come parte di questa società. Sono un individuo nella misura in cui sono anche un elemento di questo tutto. Non che mi piaccia molto, naturalmente, questo mondo. Ma questo per me è un motivo in più per cercare di migliorarlo. Come bibliotecaria. Perché questo mi piace e ho scelto di fare".

Fine.

3 commenti:

simone ha detto...

non potevo sperare un sequel più adatto. Come ogni sequel che si rispetti infatti bisogna cambiare le carte intavola, radere al suolo le aspettative per ricostruire. se da una parte il concetto di "c'è più vita in tv che sul divano di casa" non voleva dare giudizi, ma solo constatare (magari amaramente) la nostra immobilità e passività casalinga, noto che tu ci hai visto invece una specie di inno alle assurdità dello showbiz. a distanza di anni, mi rendo conto come l'unica differenza tra i due contesti sia in effetti l'istruzione alla comunicazione. Quelli ripresi in tv sono ascoltati non solo dalla loro audience (poltrona e pigrona di norma) ma anche soprattutto dal grande spettro dell'oggettività imposto dalla registrazione. dalla telecamera. Mi è dispiaciuto che tu non abbia avuto abbastanza tempo per notare i protagonisti invisibili della televisione, i cameraman. Quelle statue umane immobili che nel loro piccolo decidono parte di cio che non esiste e ciò che esisterà. Le regie, le truccatrici. Io anche loro intendo per vita nella tv, oltre ai suddetti allenati alla comunicazione (che comunque, faranno passare pochi valori, ma se dovessi esaminare un discussione con mio padre negli ultimi 5 anni credo troverei lo stesso vuoto... spinto, imposto... auto-imposto)

simone ha detto...

concludo con una nota strettamente personale che, ironia della situazione, su internet diventa pubblica (o pubblica di lato visto che magari pochi leggono).

vorrei poter comunicare a tua moglie che è una donna incredibilmente fortunata a possedere i diritti di veto su una persona che la segue e la aiuta a disegnare il suo spettacolo privato, lo spettacolo in cui lei è la star. Perchè le ironie nel mondo pubblico sono simili, aborrando le attenzioni altrui, si sposta se stessi sotto ai riflettori (come giustamente profetizzavi "Prima che la mia consorte alzasse l'audience zompando sul palco a prendere a mazzate (verbali) Carlucci & Soci" )

spero tu abbia potuto assaporare anche quel giorno cosa vuol dire essere "star" :)

Dalomb ha detto...

Credo di aver letto ciò che hai scritto per quello che voleva essere: una constatazione. Non l'ho minimamente preso come un inno allo showbiz.

Un esempio che uso sempre è quello di Second Life. Per molte persone la "seconda" vita virtuale è migliore di quella "reale". Come dar loro torto? Cosa pesa di più (cioè: cosa regala più emozioni), sempre sulla famosa bilancia, tra una vita dove sei strafiga/o, piena di corteggiatori e di relazioni in generale, vivi in un castello che ti sei fatto da solo, ecc. ecc. e quell'altra (vita vera?) dove sei sempre e solo la solita cozza/cefalo, fai un lavoro di merda, vivi in un palazzo di periferia a Milano o chessòio, ecc. ecc.?

Il tuo argomento è validissimo. E che sia lo stesso di Riccardo trovo lo avvalori, non che lo sminuisca. Il tuo è intellettuale. Il suo di pancia. Ma la potenza è la stessa.

Ho più volte ripetuto che non ho risposte. L'unica che ho dato, attraverso il racconto di Teresa, è che le persone possono "salvarsi" dalla parcellizzazione dell'individuo-massa che consegna le chiappe dei soggetti deboli (i tanti Riccardo che noi siamo) ai cazzi di chi ha il potere, economico o mediatico è la stessa cosa, è forse nel recupero di una dimensione collettiva, comunitaria, del tutto perduta. La dimensione di Teresa, appunto. Per cui i soggetti , pur restando individui, operano in una dimensione collettiva.

L'individualismo sfrenato di questi anni ha solo creato una dimensione da giungla (vedi ad esempio cosa è diventato il lavoro...) in cui necessariamente vince sempre e solo il più forte. I Berlusconi e Lele Mora di turno. Ma insieme a loro tanti altri, a destra e a sinistra, se vogliamo buttarla sulla politica.

Penso che la tv sia effettivamente un'ancora di salvezza per tantissimi. Così come penso che "l'immobilità e passività casalinga" rientrino nei canoni di questo tempo. Dove l'individuo completamente solo non ha il tempo per organizzarsi il lavoro, la famiglia, la giornata, la spesa, i rapporti, ecc. ecc e la sera anche gli eventi (personali) cool. Finisce per stendersi sul divano, davanti alla tv. Sfiancato.

Ma i miei non sono giudizi, opinioni, da "esterno". La partita è tutta mia, non a caso l'etichetta di questo post è "Vous êtes embarqués" famosa frase di Pascal. Siamo tutti imbarcati, senza isole a cui approdare, senza bussole a cui far riferimento, come racconta bene Hans Blumemberg nel bellissimo "Naufragio con spettatore".

Io, come te, come Riccardo. Solo che ognuno cerca di darsi un propria direzione visto che non ne esiste una comune.

Per me la tv in sé non significa niente. Il valore che incarna è un valore per assenza. Siccome manca altro, c'è lei e quello che lei permette di sognare, e soprattutto, sperare. Che poi sia tutta finzione poco cambia. Tra la finzione e il niente la scelta è facile.

E questo lo si constata e basta. Come appunto hai fatto tu.

Che poi, siccome non sei me, sei riuscito a vedere anche altro, le telecamere, i protagonisti invisibili della tv. Anche io li ho visti, solo che nella narrazione non ho dato loro il peso che hai dato tu. Semplicemente perché i piani di significati che hanno guidato i nostri sguardi e le nostre menti erano diversi. Non migliore il mio del tuo o viceversa. Solo diversi.

Una nota finale.
Sono perfettamente d'accordo su quello che dici di mia moglie: è una donna fortunata.
Che meriterebbe un proprio spazio in tv..... ahahahahahah