Di "365 days Projects" - un'immagine di sé ogni giorno per un anno intero - se ne sono visti ormai in tutte le salse.
Il più interessante resta sicuramente quello del tizio, Noah Kalina, che ha dato il via alla moda e che adesso si è fatto un po' prendere la mano: va avanti da sei anni a fotografare il proprio faccione da Charlie Brown. In quest'ultimo periodo ha la barbona. Forse per la noia.
Noah non finisce più. Tipo Auggie, il personaggio interpretato da Harvey Keitel in Smoke, che per una vita intera fotografa la stessa strada, alla stessa ora, dallo stesso punto nel tentativo di fissare - se non fermare - il tempo.
A seguire, si sono lanciati in migliaia nel proprio personale "365 days".
Una cosa così però non l'avevo mai vista, nè avrei potuto immaginarla: da circa 8 mesi Lawrence Bonk, originario della Florida ma trapiantato a New York, compone ogni giorno una canzone, la registra e poi la mette online around midnight, a mezzanotte circa, sul suo sito Another day on earth.
Bisogna ammettere che la cosa necessita, oltre che di una invidiabile costanza, anche di una certa dose di creatività. L'esperimento ha attratto la curiosità di Village Voice - storico settimanale della Grande Mela - che gli ha dedicato un articolo.
Sempre a proposito di questo tentativo individual-collettivo di fermare/fissare il tempo, devo decidermi a digitalizzare (sono solo una cinquantina di pagine) il capolavoro che riesce veramente a farlo (con le parole): "Il canto alla durata" di Peter Handke, pubblicato per la prima volta in Italia nel 1988 da una piccola casa editrice goriziana, la Braitan, ma da tempo fuori commercio e assolutamente introvabile.
Tra le milioni di cazzate che vengono pubblicate e ripubblicate ogni giorno, nessuno si preoccupa di mettere a disposizione un simile gioiello sconosciuto ai più.
(L'immagine di Noah Kalina la pubblico nel caso si tagli la barba per i prossimi 365 giorni)
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