venerdì 13 aprile 2012

Mille (milioni di) bolle blu


“Una bolla si verifica quando un’ondata speculativa provoca l’aumento del prezzo di un bene al di là del suo valore intrinseco”, spiega James B. Stewart sul New York Times. “Quando l’ondata passa, e gli investitori finalmente riconoscono la divergenza, la bolla di solito scoppia provocando un crollo dei prezzi”.

Non tutte le bolle vengono per nuocere. Negli anni ottanta la bolla di Microsoft, Compaq e Intel portò milioni di computer nelle case e negli uffici degli Stati Uniti. “Quando la bolla esplose, la Silicon valley era piena di microprocessori a buon mercato e teorie su come sfruttarli”, racconta Ashlee Vance su Bloomberg Businessweek. Anche la bolla tecnologica di dodici anni fa, che polverizzò seimila miliardi di dollari in borsa, comunque lasciò in eredità l’infrastruttura tecnologica di internet.

La bolla di questi mesi, invece, è diversa. Perché i social network al centro dell’ondata speculativa sono poco più che scatole vuote. Instagram è un’azienda fondata in California 551 giorni fa, nell’ottobre del 2010. Ha tredici dipendenti e zero ricavi. Il suo unico prodotto è un’app gratuita per scattare foto da condividere online. Facebook l’ha comprata per un miliardo di dollari. Un miliardo di dollari è più o meno il pil di paesi come il Burundi, Capo Verde o Haiti. Oppure è di poco superiore al valore del New York Times, un giornale che è stato fondato 116 anni fa e ha più di settemila dipendenti.

Editoriale di Giovanni De Mauro su Internazionale n. 944

4 commenti:

m ha detto...

ma poi è un app che semplicemente ti consente di scattare foto, applicare dei filtri che esistono dai tempi di windows 98 e condividerla con l'odiosa scritta "scattata con instagram" ovunque (come se sopra le foto scattate con la pellicola apparisse "scattata con kodak", assurdo). e questo vale UN MILIARDO DI DOLLARI. io veramente non capisco.

Dalomb ha detto...

Penso che il nodo della questione stia in una domanda: come mai 30 milioni di geni nel web - tanti sono i loggati che instagram dichiara - decidono che sia cool essere parte di una cacata d'uccello del genere? Fanno pure schifo le foto fatte con quei quattro filtri del piffero. Difficile rispondere, credo che la risposta stia nell'effetto vintage, essere nel presente ma con un'inconscia malinconia del passato. Della serie, in fondo un po' vera oggi, "si stava meglio quando si stava peggio". Questo a livello emotivo.

Poi chiaro che - se ripensi al web delle origini - quello di oggi sta sempre di più abbandonando la parola scritta a favore dell'immagine, video o fotografica: pensa al successo di un'altra cacatina di uccello come Pinterest. I soloni della rete come Zuckerberg lo sanno. E infatti FB sta lavorando molto, ultimamente, sul modello di presentazione e condivisione delle immagini. Forse arriveremo un giorno a un web dove la stragrande maggioranza della gente non saprà andare oltre una foto e una didascalia. Il resto sarà roba da élite, gente colta che si legge un intero articolo.

Se questo è vero, l'acquisto di FB di Instagram ha un senso. Sulla cifra beh. Son/siamo tutti pazzi e c'è poco da stupirsi.

mp ha detto...

e intanto guarda cosa dice sergey: http://www.guardian.co.uk/technology/2012/apr/15/web-freedom-threat-google-brin

esattamente le stesse cose che diceva tim berners lee (padre del web) in un bellissimo articolo pubblicato anche da internazionale un anno fa

Dalomb ha detto...

Già già. Sono abbastanza d'accordo con Brin. Anche se non sono così sicuro lui e il suo socio non vogliano tentare la stessa strada.