In principio fu la musica.
La possibilità di ascoltare dopo una ricerca di pochi secondi quasi tutta la musica prodotta (l'espressione non mi pare affatto esagerata) in ogni luogo e in ogni tempo, ha semplicemente eliminato il meccanismo spazio-temporale tra l'accendersi del desiderio e il suo soddisfacimento (oltre al fatto di eliminare l'eventualità che un desiderio possa anche non essere soddisfatto).
Risultato?
Poter ascoltare tutto quando voglio ha quasi azzerato la mia voglia di ascolto.
La mia curiosità di scoprire cose nuove, procrastinando all'infinito la voglia di scoprirle.
Tanto sono lì ad aspettarmi.
Eternamente, per quel che ne posso sapere.
Da quanto tempo non ascolto un intero album?
Che fine hanno fatto i miei vecchi vinili ascoltati e riascoltati dal primo all'ultimo solco fino a ridurne alcuni a cacofonie di gracidii saltuariamente intervallati da qualche improvvisa parentesi melodica?
Sia chiaro: nessun rimpianto. I tempi cambiano. E trarre il meglio o il peggio dai mutamenti sta a noi.
Ieri sera però, guardando un film in streaming di cui non mi ricordo già più il titolo (e appena un po' la trama), mi sono accorto che anche il cinema (anzi, quel che ne resta da una visione online rippata, in buffering con router da resettare dopo 72 minuti) si sta velocemente portando al passo coi tempi: posso vedere (quasi) tutto, quando voglio, ecc. ecc.).
Infine, stamattina, ho letto questo passo tratto da “Come sono diventato stupido” di Martin Page, un libro di una decina di anni fa.
(…) non avendo abbastanza denaro per comprare tutti i libri che desiderava (…) rubava i libri pagina per pagina e poi li ricostruiva nel riparo del suo appartamento, come un editore clandestino. Poiché veniva conquistata con un crimine, ogni pagina acquisiva un valore simbolico ben più grande che se fosse stata incollata e confusa con le sue sorelle; staccata da un libro, nascosta, poi pazientemente rilegata, essa diventava sacra. La biblioteca di Antoine contava così una ventina di libri ricostruiti nella sua preziosa edizione speciale.
2 commenti:
per una volta tanto, non sono daccordo. il problema di chi smette di cercare è grande... ma non c'entra nulla con la disponibilità di materia "prima".
Beh, intanto mi fa piacere che la maggior parte delle volte tu sia d'accordo con quello che scrivo.
Nel merito invece, ti confermo di essere abbastanza d'accordo con me stesso.
Ricordo di aver letto (ma non ricordo esattamente dove: ma si sa, i ricordi si ricordano quel che vogliono) di Kurt Cobain ancora lontano dal successo che passava ore ed ore in un negozietto di Seattle col desiderio, insoddisfatto, di potersi comprare un sacco di cose che gli piacevano (mi pare il negozio vendesse oggetti particolari tipo memorabilia).
Poi, il giorno che i soldi gli avrebbero permesso di comprarsi il negozio intero, perse ogni interesse per quel che un tempo amava tanto.
E' vero che Cobain era un tantinello depresso, però la storia è una perfetta metafora della tensione - gli ostacoli - che devono esistere tra il desiderio e il suo soddisfacimento.
Condizione sine qua non perchè il desiderio stesso possa definirsi tale.
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