Eccola:
"(...) Per rendere più digeribili agli italiani le severe misure economiche che il governo si appresta a varare, il ministro dell’Agricoltura Saverio Romano annuncia che «dal prossimo mese i ministri non avranno lo stipendio, solo quello da parlamentare». Esecutivo pronto a dare il buon esempio, insomma. Peccato che nella bozza in circolazione, la misura annunciata dal ministro non ci sia. Ma soprattutto peccato che l’eventuale taglio riguarderà soltanto gli stipendi che i ministri, eletti anche come parlamentari, percepiscono in aggiunta alle indennità riconosciute a chi siede in Parlamento.
Ai membri dell’esecutivo che sono anche deputati e senatori, infatti, spetta un’indennità di circa 3.800 euro lordi (2.500 netti). Ed è questa che potrebbero sacrificare, conservando invece la ben più alta indennità parlamentare (tra gli 11 e i 12mila euro). Una rinuncia leggera insomma, che poco inciderà sui circa 190mila euro l’anno che un ministro-deputato arriva a guadagnare, a cui si aggiungono molte voci di rimborsi sui quali oltretutto non si pagano le tasse. Difficile allora credere alle parole del segretario del Pdl e ministro della Giustizia Alfano che dice per i tagli si partirà dai palazzi della politica». (...)".
Insomma, chiamate pure l'uscita di Romano Variante Tabacci, l'assessore al Bilancio della giunta Pisapia che, mantenendo il doppio incarico (è anche parlamentare), ha rinunciato allo stipendio milanese (ma non a quello romano).
Da Milano a Roma, da sinistra a destra, una specie di mantra della rinuncia.
Sempre in nome del popolo italiano, naturalmente.
Una vignetta di Edoardo Baraldi
1 commento:
E che "Gesù lo ricacci nell’inferno, da dove non può più ritornare per disturbarci".
Posta un commento